Orologico Forum 3.0

Ma quanti pochi siamo?

Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #135 il: Novembre 04, 2018, 13:12:25 pm »
Intendo di appassionati di orologi di un certo livello.
Anche oggi girando in un grande centro commerciale come in tutti i centri commerciali ho riscontrato l'assoluta mancanza di negozi o boutique di orologi.
Ora siccome chi dovrebbe aprire un negozio suppongo che prima di farlo investendo centinaia di migliaia di euro si affidi al parere di una agenzia di marketing che lo relazionerà sul target di visitatori acquirenti di quel dato posto,sicome nei centri commerciali girano milioni di persone, se nessuno si azzarda ad aprirci uno shop significa che gli interessati alla alta orologeria, alla orologeria meccanica siamo veramente pochi pochi.
E qui mi si rafforza l'idea già espressa qualche tempo fa sul fatto che è solo questione di qualche generazione ma la nostra orologeria e destinata a soccombere!


Ale da una parte è vero.
Dall’altra però e’ dal 2008 che si aprono queste discussioni. (2008 anno in cui se non risocro male mi sono iscritto qui).
Per cui credo sia più semplicemente anche una percezione che si ha.
Perché e’ vero ciò che dici, ma è altresì vero che in questi anni c'è stata una crescita per esempio dei monomarca e delle boutique.
L’orologeria meccanica è sempre stata questa e il paradosso è che si è salvata proprio grazie a quello che si pensa esserenil suo distruttore ora.
Si sta spostando sempre più verso “un lusso” che un prodigio di tecnica micromeccanica. Ma con la tecnologia di oggi, di quali prodigi vogliamo parlare?

Assolutamente così. Il mercato dell’orologio meccanico si regge sul marketing, sul lusso e su eventuali rivalutazioni di molti orologi dei soliti marchi noti.
Non fosse per loro, neanche il vintage ad oggi varrebbe nulla e molti pezzi pregevoli e non, con una orologeria meccanica morta e sepolta, farebbero la fine dei tasca.
Si deve ringraziare “il nemico” se tale branca ha ancora un certo appeal e si fabbricano ancora orologi meccanici, seppur con pregi discutibili o meno per l’appassionato.
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

Bertroo

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #136 il: Novembre 04, 2018, 14:17:15 pm »
Intendo di appassionati di orologi di un certo livello.
Anche oggi girando in un grande centro commerciale come in tutti i centri commerciali ho riscontrato l'assoluta mancanza di negozi o boutique di orologi.
Ora siccome chi dovrebbe aprire un negozio suppongo che prima di farlo investendo centinaia di migliaia di euro si affidi al parere di una agenzia di marketing che lo relazionerà sul target di visitatori acquirenti di quel dato posto,sicome nei centri commerciali girano milioni di persone, se nessuno si azzarda ad aprirci uno shop significa che gli interessati alla alta orologeria, alla orologeria meccanica siamo veramente pochi pochi.
E qui mi si rafforza l'idea già espressa qualche tempo fa sul fatto che è solo questione di qualche generazione ma la nostra orologeria e destinata a soccombere!


Ale da una parte è vero.
Dall’altra però e’ dal 2008 che si aprono queste discussioni. (2008 anno in cui se non risocro male mi sono iscritto qui).
Per cui credo sia più semplicemente anche una percezione che si ha.
Perché e’ vero ciò che dici, ma è altresì vero che in questi anni c'è stata una crescita per esempio dei monomarca e delle boutique.
L’orologeria meccanica è sempre stata questa e il paradosso è che si è salvata proprio grazie a quello che si pensa esserenil suo distruttore ora.
Si sta spostando sempre più verso “un lusso” che un prodigio di tecnica micromeccanica. Ma con la tecnologia di oggi, di quali prodigi vogliamo parlare?

Assolutamente così. Il mercato dell’orologio meccanico si regge sul marketing, sul lusso e su eventuali rivalutazioni di molti orologi dei soliti marchi noti.
Non fosse per loro, neanche il vintage ad oggi varrebbe nulla e molti pezzi pregevoli e non, con una orologeria meccanica morta e sepolta, farebbero la fine dei tasca.
Si deve ringraziare “il nemico” se tale branca ha ancora un certo appeal e si fabbricano ancora orologi meccanici, seppur con pregi discutibili o meno per l’appassionato.


Corretto! E valenper tutte le case e tutte le cose!

e.m.

Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #137 il: Novembre 04, 2018, 15:17:17 pm »
Non parlavo di ripetizioni ovviamente, che nella fattispecie infatti vengono fatte in pochissimi pezzi da orologiai di talento che sono ancora meno dei pezzi prodotti.
Ovvio che il mio riferimento era a quel mercato e quelle proposte di molti brand che piazzano un cronoperpetuo von piastra degli anni 50 a 100k ed oltre, ma anche perpetui che magari la mano dell’uomo non l’hanno vista neanche in fase di progettazione iniziale, proposti a cifre importanti e paragonabili a pezzi unici di vero artigianato.
Quei pezzi li non li comprerei per passione ecco, ma eventualmente per altro.
Leandro,sbaglio o quanto scrivi corrisponde a cio' che predico da anni?

corrado71

Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #138 il: Novembre 04, 2018, 18:33:42 pm »
Che poi questi benedetti orologi che tanto ci piacciono non sono una religione, né una filosofia né un lavoro; non sono altro che un gioco. E il gioco ha una sola regola: divertirsi. Che ognuno si diverta come gli pare  ;D
Io aggiungerei un pochino di cultura...che ne dici Corrado?

Quella la lascio a te Ermanno, che pare tu ne sia il depositario esclusivo.
Mi spiace,Corrado,che ti esprima in simili termini.
Proprio la tua ultima acquisizione,il Reverso vero?,presuppone uno studio,una preparazione.
Permetti che io sproni verso questo tipo di orologeria?Una orologeria non banale ma di contenuto?
Non fa differenza,credimi, se si tratti di moderno o vintage,di artigianale o industriale.

A me è dispiaciuta la tua osservazione precedente, che ho trovato inopportuna rispetto a quella che, da parte mia, era una semplice riflessione circa il mio modo di prendere questa passione in modo un po' più leggero. Così è come la vivo io, sia quando compro il Reverso crono, sia quando prendo un Breguet (l'ultimo acquisto è questo) o un Rolex o un Patek (probabili prossimi acquisti). Tu dici che ci vuole cultura? Ecco, io per cultura intendo altro: anche quando compro il Reverso super speciale, in realtá sto comprando quello che mi piace, e poco mi importa di rapporto qualità/prezzo (concetto per me molto sopravvalutato, perchè semmai può andar bene per scegliere la nuova lavastoviglie :)), studio ecc. Poi siccome sono appassionato mi vado pure a cercare su ebay la rivista del 96 in cui vi era la presentazione dell'orologio con gli schemi tecnici e me li studio, ma, per me, sempre un gioco rimane. E se dovessi prendere il Gondolo che mi piace, poco mi importerà che il movimento 315 non stia nell'Olimpo dei movimenti sacri, nè cercherò di convicervi che in realtà l'orologio ha un conveniente rapporto q/p; piuttosto potrei dirvi banalmente che ho comprato un orologio che mi piaceva un sacco, e, se penserete che non sono una persona di cultura o che non capisco un corno di orologi, me ne farò una ragione.

ALAN FORD

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #139 il: Novembre 04, 2018, 18:49:52 pm »
Ha detto bene Corrado riguardo il rapporto qualità prezzo che vale solo ed esclusivamente per le cose utili.
Per gli orologi oggetti di lusso o sfizio di fatto non esiste sempre secondo me che più o meno la penso come Corrado.
Prendo tutto con superficialità ed imparo quello che mi rimane in mente, se dovessi impegnarmi comincerebbe ad assomigliare ad un lavoro e non mi piacerebbe più.
Da circa 50 anni ragiono così.

Bertroo

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #140 il: Novembre 04, 2018, 19:42:41 pm »
Ha detto bene Corrado riguardo il rapporto qualità prezzo che vale solo ed esclusivamente per le cose utili.
Per gli orologi oggetti di lusso o sfizio di fatto non esiste sempre secondo me che più o meno la penso come Corrado.
Prendo tutto con superficialità ed imparo quello che mi rimane in mente, se dovessi impegnarmi comincerebbe ad assomigliare ad un lavoro e non mi piacerebbe più.
Da circa 50 anni ragiono così.

Concordo PIENAMENTE con te e Corrado.
Si parla di svago di hobby, di passioni. Ma lo studio e l’impegno lasciamoli per le cose utili come dice Alessandrino.
Così come il rapporto q/p e’ un concetto completamente in antitesi con quello di passione! La passione non ha regole e dettami e non segue logiche schematiche.
Per passione si spendono anche cifre folli  si inseguono cose in capo al mondo. Come abbiamo SEMPRE detto, per un appassionato, l’importante è essere consapevole di ciò che si acquista.
Credo je questa frase di corrado sia una sintesi perfetta

“piuttosto potrei dirvi banalmente che ho comprato un orologio che mi piaceva un sacco, e, se penserete che non sono una persona di cultura o che non capisco un corno di orologi, me ne farò una ragione.”

Bonimba

Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #141 il: Novembre 04, 2018, 20:55:30 pm »
Si parla di svago di hobby, di passioni. Ma lo studio e l’impegno lasciamoli per le cose utili come dice Alessandrino.
Questa affermazione non la condivido.
Cosa c'è di meglio di studiare ed impegnarsi per il proprio hobby , per ciò che piace ?
Può essere diverso il grado di approfondimento e l'impegno dedicato ma non si può , per me , affermare quanto sopra.
Sul rapporto qualità/prezzo invece tendo a concordare
« Ultima modifica: Novembre 04, 2018, 20:57:02 pm da Bonimba »

ALAN FORD

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #142 il: Novembre 04, 2018, 21:07:14 pm »
Si parla di svago di hobby, di passioni. Ma lo studio e l’impegno lasciamoli per le cose utili come dice Alessandrino.
Questa affermazione non la condivido.
Cosa c'è di meglio di studiare ed impegnarsi per il proprio hobby , per ciò che piace ?
Può essere diverso il grado di approfondimento e l'impegno dedicato ma non si può , per me , affermare quanto sopra.
Sul rapporto qualità/prezzo invece tendo a concordare

Guarda...in modo superficiale in fondo ho studiato, mi sono comprato il libro di George Daniels l'Arte di Bregunet perché mi piace , ma non ne ho mai fatta una ragione di vita, mi aggiorno divertendomi che dallo studiare è cosa diversa.

Bonimba

Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #143 il: Novembre 04, 2018, 21:17:55 pm »
Guarda...in modo superficiale in fondo ho studiato, mi sono comprato il libro di George Daniels l'Arte di Bregunet perché mi piace , ma non ne ho mai fatta una ragione di vita, mi aggiorno divertendomi che dallo studiare è cosa diversa.
Ma nemmeno io. Poi se qualche argomento interessa più di un altro si approfondisce altrimenti si rimane al mi piace/non mi piace e alle faccine.
Ci tengo a dire che per me  il mi piace è , per dirla con i matematici , condizione necessaria ma non sufficiente all'acquisto di un orologio.

« Ultima modifica: Novembre 04, 2018, 21:23:05 pm da Bonimba »

Bertroo

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #144 il: Novembre 04, 2018, 21:36:11 pm »
Guarda...in modo superficiale in fondo ho studiato, mi sono comprato il libro di George Daniels l'Arte di Bregunet perché mi piace , ma non ne ho mai fatta una ragione di vita, mi aggiorno divertendomi che dallo studiare è cosa diversa.
Ma nemmeno io. Poi se qualche argomento interessa più di un altro si approfondisce altrimenti si rimane al mi piace/non mi piace e alle faccine.
Ci tengo a dire che per me  il mi piace è , per dirla con i matematici , condizione necessaria ma non sufficiente all'acquisto di un orologio.


Mi ricollego ad Alessandro in quanto ha risposto esattamente esprimendo il mio pensiero.
Anche io ho comprato libri ecc (a proposito vi consiglio l’orologio nella storia di D.Landes) ma sempre presa come passione e non ragione di vita.

fansie

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #145 il: Novembre 04, 2018, 21:59:53 pm »
Guarda...in modo superficiale in fondo ho studiato, mi sono comprato il libro di George Daniels l'Arte di Bregunet perché mi piace , ma non ne ho mai fatta una ragione di vita, mi aggiorno divertendomi che dallo studiare è cosa diversa.
Ma nemmeno io. Poi se qualche argomento interessa più di un altro si approfondisce altrimenti si rimane al mi piace/non mi piace e alle faccine.
Ci tengo a dire che per me  il mi piace è , per dirla con i matematici , condizione necessaria ma non sufficiente all'acquisto di un orologio.

L'ultima é una regola che faccio mia.
Federico

Istaro

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #146 il: Novembre 04, 2018, 22:30:28 pm »
Ha detto bene Corrado riguardo il rapporto qualità prezzo che vale solo ed esclusivamente per le cose utili.
Per gli orologi oggetti di lusso o sfizio di fatto non esiste sempre secondo me che più o meno la penso come Corrado.
Prendo tutto con superficialità ed imparo quello che mi rimane in mente, se dovessi impegnarmi comincerebbe ad assomigliare ad un lavoro e non mi piacerebbe più.
Da circa 50 anni ragiono così.

Caro Alessandro, così sovrapponi il tuo approccio personale al piano oggettivo delle cose.

Se tu ti accosti al campo del lusso con "superficialità" (usi questo termine con disinvoltura, anche se sappiamo che non è così, perché di orologi ne mastichi da un bel po' di anni), ciò non significa che in quel campo il rapporto qualità prezzo "non esiste".

Che cos'è il "lusso" (oltre agli orologi)?
Abbigliamento, sigari, preziosi, imbarcazioni, vini pregiati?

In ognuno di questi campi troverai "esperti" (più o meno attendibili… ma questo è un altro discorso) che spiegano con dovizia di particolari perché un'armatura o un filato (in un tessuto) sono meglio di un altro, perché una vitola de galera  o una lavorazione sono più appropriati per una certa varietà di sigaro, perché un taglio o un livello di purezza giustificano il prezzo di un diamante, perché un assetto antibeccheggio o la curva di erogazione dei cavalli sono fondamentali in un'imbarcazione, perché un'annata di produzione o l'acidità di un terreno in cui è piantato un vitigno fanno la differenza…

Tutti gli esperti - sottolineo tutti - invocheranno gli attributi di qualità, compresa la ricercatezza estetica (originalità del design, ecc.)  a giustificazione dei prezzi. In alcuni casi con fondati motivi; in altri esagerando o barando (perché complici dei venditori).
Va detto che nella maggior parte dei casi la "qualità" non giustifica mai completamente il prezzo, perché il "lusso" in sé - inteso come esclusività - ha un costo. Quello che cambia, da prodotto a prodotto, è il peso percentuale che assume il fattore lusso rispetto al fattore qualità (e quindi il rapporto qualità/prezzo): e questo dipende dalle mode, dal brand, dal testimonial.
In ogni caso il lusso - e persino la vanità che lo insegue - cerca sempre una motivazione in un'idea di qualità, che giustificherebbe in una certa misura il prezzo (tralasciamo i casi di ostentazione della capacità di spendere fine a se stessa: macchine foderate di velluto, rubinetti d'oro, ecc.).

E i consumatori del lusso?
Chiunque si avvicina al lusso può appassionarsi a un settore e approfondirlo: per diventare "esperto", o anche solo - restando "appassionato" - per capire e apprezzare meglio ciò che acquista (e non significa "prenderlo come un lavoro").
Oppure può farsi consigliare a occhi chiusi da quello che considera un esperto.
O ancora, più genericamente, può seguire il sentiment  comune, scegliere ciò che ha fama di qualità.
Anche chi ha competenza può decidere, in alcuni casi, di "parcheggiare" questa competenza, lasciandosi guidare da criteri di scelta più emotivi o di immagine.

Ma i diversi approcci non cambiano la sostanza della questione: anche nel lusso esiste la "qualità" (e il rapporto qualità/prezzo), anche se declinato in maniera diversa rispetto ad altri beni e anche se cambia da persona a persona l'importanza che si dà a questo fattore.
« Ultima modifica: Novembre 04, 2018, 22:34:39 pm da Istaro »
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ALAN FORD

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #147 il: Novembre 05, 2018, 09:07:22 am »
Ha detto bene Corrado riguardo il rapporto qualità prezzo che vale solo ed esclusivamente per le cose utili.
Per gli orologi oggetti di lusso o sfizio di fatto non esiste sempre secondo me che più o meno la penso come Corrado.
Prendo tutto con superficialità ed imparo quello che mi rimane in mente, se dovessi impegnarmi comincerebbe ad assomigliare ad un lavoro e non mi piacerebbe più.
Da circa 50 anni ragiono così.

Caro Alessandro, così sovrapponi il tuo approccio personale al piano oggettivo delle cose.

Se tu ti accosti al campo del lusso con "superficialità" (usi questo termine con disinvoltura, anche se sappiamo che non è così, perché di orologi ne mastichi da un bel po' di anni), ciò non significa che in quel campo il rapporto qualità prezzo "non esiste".

Che cos'è il "lusso" (oltre agli orologi)?
Abbigliamento, sigari, preziosi, imbarcazioni, vini pregiati?

In ognuno di questi campi troverai "esperti" (più o meno attendibili… ma questo è un altro discorso) che spiegano con dovizia di particolari perché un'armatura o un filato (in un tessuto) sono meglio di un altro, perché una vitola de galera  o una lavorazione sono più appropriati per una certa varietà di sigaro, perché un taglio o un livello di purezza giustificano il prezzo di un diamante, perché un assetto antibeccheggio o la curva di erogazione dei cavalli sono fondamentali in un'imbarcazione, perché un'annata di produzione o l'acidità di un terreno in cui è piantato un vitigno fanno la differenza…

Tutti gli esperti - sottolineo tutti - invocheranno gli attributi di qualità, compresa la ricercatezza estetica (originalità del design, ecc.)  a giustificazione dei prezzi. In alcuni casi con fondati motivi; in altri esagerando o barando (perché complici dei venditori).
Va detto che nella maggior parte dei casi la "qualità" non giustifica mai completamente il prezzo, perché il "lusso" in sé - inteso come esclusività - ha un costo. Quello che cambia, da prodotto a prodotto, è il peso percentuale che assume il fattore lusso rispetto al fattore qualità (e quindi il rapporto qualità/prezzo): e questo dipende dalle mode, dal brand, dal testimonial.
In ogni caso il lusso - e persino la vanità che lo insegue - cerca sempre una motivazione in un'idea di qualità, che giustificherebbe in una certa misura il prezzo (tralasciamo i casi di ostentazione della capacità di spendere fine a se stessa: macchine foderate di velluto, rubinetti d'oro, ecc.).

E i consumatori del lusso?
Chiunque si avvicina al lusso può appassionarsi a un settore e approfondirlo: per diventare "esperto", o anche solo - restando "appassionato" - per capire e apprezzare meglio ciò che acquista (e non significa "prenderlo come un lavoro").
Oppure può farsi consigliare a occhi chiusi da quello che considera un esperto.
O ancora, più genericamente, può seguire il sentiment  comune, scegliere ciò che ha fama di qualità.
Anche chi ha competenza può decidere, in alcuni casi, di "parcheggiare" questa competenza, lasciandosi guidare da criteri di scelta più emotivi o di immagine.

Ma i diversi approcci non cambiano la sostanza della questione: anche nel lusso esiste la "qualità" (e il rapporto qualità/prezzo), anche se declinato in maniera diversa rispetto ad altri beni e anche se cambia da persona a persona l'importanza che si dà a questo fattore.

Magari sarà pure così ma personalmente un rapporto Q/P per gli orologi non me lo sono mai posto.
Lo faccio per le auto, potenza, tenuta di strada confort, perché sono cose che mi servono ma sugli orologi cosa dovrei pormi oltre al piacermi e fare le funzioni che deve fare ne più e ne meno?

Patrizio

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #148 il: Novembre 05, 2018, 09:19:47 am »
Ha detto bene Corrado riguardo il rapporto qualità prezzo che vale solo ed esclusivamente per le cose utili.
Per gli orologi oggetti di lusso o sfizio di fatto non esiste sempre secondo me che più o meno la penso come Corrado.
Prendo tutto con superficialità ed imparo quello che mi rimane in mente, se dovessi impegnarmi comincerebbe ad assomigliare ad un lavoro e non mi piacerebbe più.
Da circa 50 anni ragiono così.

Caro Alessandro, così sovrapponi il tuo approccio personale al piano oggettivo delle cose.

Se tu ti accosti al campo del lusso con "superficialità" (usi questo termine con disinvoltura, anche se sappiamo che non è così, perché di orologi ne mastichi da un bel po' di anni), ciò non significa che in quel campo il rapporto qualità prezzo "non esiste".

Che cos'è il "lusso" (oltre agli orologi)?
Abbigliamento, sigari, preziosi, imbarcazioni, vini pregiati?

In ognuno di questi campi troverai "esperti" (più o meno attendibili… ma questo è un altro discorso) che spiegano con dovizia di particolari perché un'armatura o un filato (in un tessuto) sono meglio di un altro, perché una vitola de galera  o una lavorazione sono più appropriati per una certa varietà di sigaro, perché un taglio o un livello di purezza giustificano il prezzo di un diamante, perché un assetto antibeccheggio o la curva di erogazione dei cavalli sono fondamentali in un'imbarcazione, perché un'annata di produzione o l'acidità di un terreno in cui è piantato un vitigno fanno la differenza…

Tutti gli esperti - sottolineo tutti - invocheranno gli attributi di qualità, compresa la ricercatezza estetica (originalità del design, ecc.)  a giustificazione dei prezzi. In alcuni casi con fondati motivi; in altri esagerando o barando (perché complici dei venditori).
Va detto che nella maggior parte dei casi la "qualità" non giustifica mai completamente il prezzo, perché il "lusso" in sé - inteso come esclusività - ha un costo. Quello che cambia, da prodotto a prodotto, è il peso percentuale che assume il fattore lusso rispetto al fattore qualità (e quindi il rapporto qualità/prezzo): e questo dipende dalle mode, dal brand, dal testimonial.
In ogni caso il lusso - e persino la vanità che lo insegue - cerca sempre una motivazione in un'idea di qualità, che giustificherebbe in una certa misura il prezzo (tralasciamo i casi di ostentazione della capacità di spendere fine a se stessa: macchine foderate di velluto, rubinetti d'oro, ecc.).

E i consumatori del lusso?
Chiunque si avvicina al lusso può appassionarsi a un settore e approfondirlo: per diventare "esperto", o anche solo - restando "appassionato" - per capire e apprezzare meglio ciò che acquista (e non significa "prenderlo come un lavoro").
Oppure può farsi consigliare a occhi chiusi da quello che considera un esperto.
O ancora, più genericamente, può seguire il sentiment  comune, scegliere ciò che ha fama di qualità.
Anche chi ha competenza può decidere, in alcuni casi, di "parcheggiare" questa competenza, lasciandosi guidare da criteri di scelta più emotivi o di immagine.

Ma i diversi approcci non cambiano la sostanza della questione: anche nel lusso esiste la "qualità" (e il rapporto qualità/prezzo), anche se declinato in maniera diversa rispetto ad altri beni e anche se cambia da persona a persona l'importanza che si dà a questo fattore.

Magari sarà pure così ma personalmente un rapporto Q/P per gli orologi non me lo sono mai posto.
Lo faccio per le auto, potenza, tenuta di strada confort, perché sono cose che mi servono ma sugli orologi cosa dovrei pormi oltre al piacermi e fare le funzioni che deve fare ne più e ne meno?


deduco tu abbia sempre quel catorcio... vabbè
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Bug04

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Re:Ma quanti pochi siamo?
« Risposta #149 il: Novembre 05, 2018, 09:24:51 am »
Il punto è che nel q/p, specialmente nel lusso, la q rappresenta la qualità percepita dall’acquirente, che è sostanzialmente funzione di sostanza e di fuffa.
Le case che lavorano “meglio”, alzano i prezzi ma riescono a tenere alta anche la q e questo accade lavorando molto anche sulla fuffa., in alcuni casi a livello estremo.
Io, forse fuori dal coro, sono convinto che la sostanza duri nel tempo mentre la fuffa sia passeggera (nel senso che nel momento in cui rallenterà l’azione di mktg della maison di turno, si sgonfierà anche la fuffa).
Ciò non toglie che si possa acquistare referenze “gonfiate”, più di altre, dal marketing, l’importante è farlo come scelta consapevole.
« Ultima modifica: Novembre 05, 2018, 09:26:25 am da Bug04 »