Due annotazioni.
Io preferisco il fondello aperto a quello chiuso.
A mio parere dobbiamo evitare l'errore di guardare l'aspetto di un calibro con il sussiego di chi è abituato a valutare l'eccellenza…
In una fascia di prezzo accessibile, anche un calibro non particolarmente originale, se ha un minimo di decorazioni industriali (e quindi non i lamierini nudi e crudi), dà in ogni caso un tono all'orologio per il fatto stesso di essere meccanico: ricorda dove nasce la passione.
Ovviamente maggiore è la cura del calibro, meglio è: se il nostro amico vuole segnalarsi nel mercato per il pregio costruttivo delle sue realizzazioni, dovrà fare in modo che la cura del calibro (pur in assenza dell'artigianalità) segua quanto possibile la cura delle altre componenti.
Quindi dovrebbe richiedere a Sellita - come mi sembra abbia già fatto - i calibri con il massimo livello di elaborazione (Premium o Chronométre). Se riuscisse a concordare anche qualche personalizzazione, sarebbe il massimo.
La seconda annotazione riguarda il datario.
Un quadrante che ne è privo è senz'altro più pulito, ma in una produzione completa devono esserci anche modelli col datario, che è un'informazione essenziale in un orologio di uso quotidiano.
La sfida, semmai, è proprio quella di riuscire a rendere il datario un elemento perfettamente integrato e gradevole…
Bisogna quindi curare al massimo la posizione, la dimensione, la forma, la finitura dei bordi della finestrella; nonché il disco data - colore del fondo e dei numeri, font -, facendo se necessario un bel po' di prove (sarebbe utile poter fare un po' di simulazioni al pc).