Quando si parla di armonia - delle linee, delle dimensioni, dei colori - sarebbe meglio non partire da regole (che sarebbero numerosissime, legate a infinite variabili), bensì dai princìpî: se si riescono a mettere a fuoco questi, è possibile declinare le possibili regole nei diversi contesti che si presentano (dissi la mia nellinteressantissimo topic sulla simmetria:
http://www.orologico.info/index.php?topic=20566.msg336944#msg336944).
Questo discorso ci riporterebbe lontano, per cui mi limito qui a fornire un parere sui punti specifici sollevati da Enrico (diemmeo).
1) Il
rapporto tra diametro di cassa e movimento ha ovviamente un senso se lorologio non è un solo tempo (quindi se laffissione presenta informazioni che possono risultare troppo accentrate) e/o se ha il fondello trasparente. In questi casi sì, è bene che non ci sia troppa differenza tra le dimensioni delle due componenti.
Anche se, a voler sottilizzare, non parlerei di una differenza massima in mm (10 mm hanno unincidenza diversa se riferiti a una cassa da 31 mm o a una da 40), bensì di una differenza percentuale: per stare al gioco delle regole, parlerei di una differenza massima pari al 27/28% circa del diametro della cassa
(ma bisogna vedere la larghezza della lunetta, la presenza di un
rehaut, ecc.).
2) Quanto alla
tipologia di indicatori numerici sul quadrante, per me è piacevole anche lo stacco tra tipologie diverse (arabi e romani), che del resto aumenta la leggibilità.
In effetti, armonia non significa uniformità, ma equilibrio delle diversità. La diversità crea movimento, vita (se è equilibrata: altrimenti scade nella confusione); luniformità crea rigore (che può essere piacevole in situazioni ultraformali, nelle quali il rigore è richiesto, altrimenti scade nella piattezza).
Quindi la questione non è se possano convivere numeri arabi e numeri romani, ma se nel caso vengano utilizzati numeri/caratteri (i numeri romani sono caratteri alfabetici) in armonia: cioè dello stesso font.
3) La
posizione del datario digitale meno invadente è al 6 (la simmetria verticale è percepita dallocchio come più importante, e la posizione in basso è quella che attira meno). Però se è collocato al 3 il datario richiama la corona di carica, formando con essa un unico polo di movimento nellorologio.
Assunto che ovunque è collocato resta sempre un piccolo elemento di rottura dellarmonia (per cui è da evitare negli orologi da cerimonia), io lo terrei al 3, dove è più utile, perché è il lato che sporge dal polsino.
Per il colore, possono essere valide più soluzioni, in funzione della tipologia di orologio: il fondo data nello stesso colore del quadrante è necessario in un orologio formale; il fondo data nel colore complementare è perfetto in un orologio sportivo.
splendido, come lo UJ perpetuo di Claudio, ma in entrambi la presenza di indici tagliati non me li fa vedere come perfettamente armoniosi. É vero, non siamo mai contenti, riusciamo a trovare mknimk difetti in ogni orologio...
Nel Klings gli indici leggermente tagliati dai contatori aumentano il fascino e lo portano vicino alla perfezione, perché conferiscono allinsieme proprio quel leggero movimento di cui parlavo prima.
È lo stesso principio che rende a mio avviso il Breguet n.5 (e il 3130) il più bel quadrante di sempre, in cui non cè una simmetria su assi ortogonali, ma tre centri di attrazione ottica che si richiamano e si bilanciano in un equilibrio leggermente precario
simile a una danza!
(Nel perpetuo UJ, invece, ho sempre sostenuto che le due finestrelle sono lunico elemento leggermente stonato in un orologio stupendo: non solo tagliano gli indici, e ci sta; ma sono anche posizionate su un asse superiore, risultando un po appese e fuori sintonia).