Il conte Gunther Cornelius Wilhelm von Krapfen era l'ultimo discendente della stirpe von Krapfen, nobile famiglia svizzera di discendenza asburgica, nonché proprietario dell'omonima ed importante manifattura di orologi.
Negli anni la maison Von Krapfen, seppur con numeri di produzione piuttosto bassi, si era costruita una solida reputazione e Gunther, grazie anche alle grandi risorse ereditate dalla famiglia di cultura montanara, molto oculata economicamente era praticamente miliardario.
Per il 150esimo anniversario della nascita del bisnonno, lanciò la nuova versione del modello di punta. Il Krapfen 1868 Scritta rossa.
Le caratteristiche iconiche del modello erano rimaste invariate. Cassa in oro rosso, sinuosa e bombata, vetro domed ed il mitico quadrante Von Krapfen fatto a mano, la cui lavorazione rimaneva un segreto di famiglia.
Aveva delle sfumature uniche, mai identiche tra un pezzo e l'altro. Una verniciatura matt stardust che si dice fosse ottenuta con zucchero a velo e con una cottura al forno.
Il nuovo orologio fu subito un successo.
Subito denominato "Cherry Krapfen" per la scritta rossa, talmente lucida e cangiante da sembrare in marmellata di ciliegie (in realtà era di ribes).
Aveva un corredo fantastico, una enorme scatola in pregiato legno di Paulonia che era quasi un monolocale; dentro vi era il volume completo della storia dei Von Krapfen (che già di suo era grande il triplo della "storia della rivoluzione Russa" di Trockij), più tutto un toolkit per poter indossare l'orologio sopra i giacconi da montagna.
Per la promozione si affidò ad un genio del marketing strappato a suon di miliardi ad una casa ginevrina.
Alcune star già lo indossavano, i rapper facevano a gara per poterne indossare uno sopra le loro pelliccie.
Apparve perfino nel cinema, dove i film della Principessa Sissi furono rimasterizzati per far comparire un Von Krapfen al polso di Francesco Giuseppe, e la versione da donna (la cosiddetta "mini-Krapfen"), su quello di Sissi.
Purtroppo però stentavano a rivalutarsi.
"Il segreto è ridurre la produzione", gli disse il guru del mercato.
Gunther era un uomo d'altri tempi. Aveva appena assunto 40 orologiai per il suo nuovo modello, non li avrebbe mai licenziati, per lui erano una famiglia.
"Allora la contrazione dell'offerta, contingentate le consegne", consigliò il consulente.
Cominciò ad accantonare gli orologi prodotti.
Funzionò bene.
Liste d'attesa, prezzi sopra listino, e poi il Vintage.
Già. La versione precedente, i vecchi scritta gialla (chiamati Cream Krapfen), andavano a ruba nell'usato, a prezzi tripli di quel che costavano da nuovi.
Alcuni quadranti più vecchi poi se lasciati al sole viravano, cuocendosi letteralmente (i collezionisti li chiamavano Creme Brulé). Finirono per essere I pezzi più ambiti dalle aste internazionali.
I prezzi salivano di mese in mese, un investimento infallibile.
Gunther aveva da tempo riempito i magazzini di orologi che non aveva consegnato ai concessionari (con lo spazio occupato dalle scatole giganti ci volle ben poco).
Cominciò ad acquistare capannoni, appartamenti, uffici, per stipare gli orologi, già prenotati fino al 2046.
Il mercato immobiliare svizzeo recepì subito il massiccio aumento di domanda.
Gli investitori si tuffarono a capofitto sugli ultimi immobili liberi.
La cosa si espanse subito ai mercati europei vicini e poi anche oltre oceano.
La tanto sperata ripresa del mattone era divenuta realtà, e Gunther ne fu l'incosapevole artefice.
La notte piange per le 157000 prenotazioni annullate, ma si consola con un patrimonio immobiliare immenso e ben rivalutato.
P.S. Se volete un Von Krapfen contattatemi, ne possiedo di Vintage ancora pellicolati, vi tratto bene