Io non trovo le affermazioni di Ermanno (e.m.) così scandalose, anche perché non ha scritto che lui stesso utilizza pezzi non originali.
Secondo me sulla questione si può ragionare tranquillamente, senza preconcetti.
Innanzitutto, non esistono pezzi
sic et simpliciter “falsi”. Esistono pezzi originali e non originali. Questi ultimi, casomai, possono essere considerati “falsi” o contraffatti se vengono spacciati per originali.
Il riparatore che utilizza pezzi non originali,
avvertendo il cliente, non è quindi un “falsario” e non viola nessuna legge. (Se invece non avverte il cliente, magari facendosi pagare i pezzi come originali, è piuttosto un truffatore…).
Anzi, dovremmo ricordare che l’Unione Europea dal 2002 ha emanato per il settore automobilistico – dove peraltro la qualità del ricambio è essenziale… - norme che
non solo consentono, ma cercano di favorire l’uso di pezzi di ricambio non originali (
after market), anche presso centri di riparazione non ufficiali, vietando alle case produttrici misure che ostacolino questa pratica; misure - come le limitazioni di garanzia – che sono considerate contrarie alla concorrenza.
Cosicché abbiamo diverse tipologie di ricambi autorizzati, ben regolamentate (originali della casa, originali da fornitore ufficiale, equivalenti, alternativi, usati, rigenerati), che si distinguono dai ricambi “contraffatti” (di qualità scadente e non utilizzabili).
In altri settori non c’è – che io sappia – una normativa altrettanto minuziosa, ma resta la
piena liceità dell’utilizzo di ricambi non originali. Permanendo la necessità di utilizzare ricambi che non pregiudichino il funzionamento del bene (per alcuni componenti sarà possibile, per altri ovviamente no), nonché l’obbligo di render nota al consumatore la natura del ricambio utilizzato.
E nel settore orologi?
Io su questo forum ho sempre visto critiche aspre verso la politica delle case produttrici, che fanno pagare cifre assurde per riparazioni e revisioni. Con il corollario che è opportuno rivolgersi alla casa solo per quelle riparazioni che non si è sicuri di poter affidare a un orologiaio indipendente.
Ho visto consigliare riparatori in grado di procurarsi ricambi originali sul mercato parallelo (e questa è una pratica
più opaca dell’uso di un ricambio non originale, anche se alimentata sottobanco dalle stesse case produttrici…).
Ho visto esaltare quegli orologiai che potevano fregiarsi a buon diritto della qualifica di “Orologiaio Riparatore”, e non di semplice “cambiapezzi”, perché in grado di costruirsi da sé i ricambi (
non originali,
ça va sans dire ), col tornio.
Ho visto esprimere preoccupazione per l’introduzione del silicio, perché impedirebbe – appunto – agli orologiai di costruirsi i pezzi, restituendo un monopolio nelle riparazioni alle case produttrici.
In altro topic, nell’area
vintage, abbiamo applaudito un forumista che, dopo aver ricevuto da Longines una richiesta di 2.000 euro per il restauro del suo monopulsante, ha deciso di ripararlo presso un indipendente, utilizzando un quadrante ristampato (cioè… non originale).
Insomma, che cosa cambia in questo topic? Forse che si sta parlando di utilizzare ricambi non originali per gli orologi di Sua Divinità Rolex?
Semmai penso che sull’argomento, anziché stracciarci le vesti, dovremmo definire un principio e ragionare nel merito.
Il “principio” – di elementare correttezza, oltre che di rispetto della legge - è il seguente: se viene utilizzato un ricambio non originale, ciò deve essere sempre dichiarato dal riparatore al committente; e da quest’ultimo all’acquirente, in caso di rivendita dell’orologio.
Temiamo che, in caso di rivendita, dichiarare un pezzo non originale faccia precipitare il prezzo?
Benissimo, allora per gli orologi di grosso valore (Rolex?) utilizziamo solo pezzi originali. Ma è una questione di opportunità commerciale, non di “moralità”.Non ci fidiamo dell’orologiaio che sappiamo trattare pezzi non originali? Beh, dichiararlo – e ricordiamo che si tratta di attività perfettamente lecita - è un segno di trasparenza.
Uno che giura di utilizzare solo componenti originali potrebbe fare il contrario...
“Ragionare nel merito”, invece, significa porsi una domanda: per
quali componenti di un orologio è opportuno ricorrere solo al ricambio originale?
Di primo acchito, a me viene da pensare a quei componenti costruiti con leghe speciali che assicurano il buon funzionamento e la migliore cronometria (la spirale
in primis).
Oppure al quadrante, l’elemento che definisce in maniera più evidente e minuziosa l’aspetto e l’identità dell’orologio (il che non significa bandire le ristampe, ma tenere presente che sono un ripiego).
O ancora penso a componenti che abbiano un pregio di lavorazione non riscontrabile in ricambi non originali.
Ci sono poi gli orologi di grande pregio storico, per i quali sarebbe meglio preservare i componenti originarî (anche se un po’ rovinati); ricorrendo, se è necessaria la sostituzione, a pezzi originali e possibilmente coevi.
Oppure…
L’elenco può continuare.
Possiamo sposare anche la tesi opposta, ma dobbiamo farlo con coerenza: tutte le riparazioni devono essere fatte solo dalle case produttrici e solo con pezzi originali.
Per tutte le marche.
Addio orologiai indipendenti, mercati paralleli dei ricambi (originali e non), ecc.
Sbaglio qualcosa?