Mi sembra che si continui a far confusione tra prodotto finito e ricambio…
Il prodotto finito – nella sua linea riconoscibile e nel suo marchio - è protetto dalle leggi sul copyright.
Queste leggi sono fondamentali per garantire sia il produttore (la sua creatività, i suoi investimenti, i suoi profitti, più o meno ampi che siano) sia il consumatore (che ripone un affidamento nella qualità – sia tecnica sia di prestigio – del marchio).
Su questo punto, quindi, non sono per niente d’accordo con Ermanno.
Anche se Rolex o un'altra marca produce orologi a costi spropositati,
vintage o moderni che siano, nessuno ci obbliga a comprali: non sono beni necessari.
Se trovo che un prezzo sia spropositato, comprerò un altro orologio di altra marca, o un orologio usato, con un miglior rapporto qualità/prezzo.
Acquistare un
fake significa non solo violare la legge, ma anche usurpare una storia, un’immagine e ingannare se stessi e gli altri.
Le leggi sul copyright, però, non si applicano con le stesse modalità a tutela dei ricambi, perché questi non hanno un’autonoma destinazione d’uso.
Questa è una differenza fondamentale.
Quando un consumatore ha acquistato il bene, ha il diritto –
legalmente riconosciuto - di preservarne la funzionalità con i ricambi che preferisce, senza restrizioni (se non l'eventuale rispetto di specifiche di sicurezza) che conferirebbero al produttore del bene una posizione monopolistica e finirebbero col limitare lo stesso diritto di proprietà.
È possibile addirittura produrre ricambi equivalenti col marchio del produttore.
Restando al campo delle auto, dove c’è giurisprudenza più ampia, ad esempio “è sin troppo evidente che il copriruota debba essere riprodotto fedelmente in tutti i particolari per poter essere utilizzato ed avere un’utilità economica. E tale fedele riproduzione non può ovviamente che comprendere anche la riproduzione del marchio” (sto citando un approfondimento di una sentenza della Cassazione in materia:
https://www.obiettivoimpresaweb.it/ita/segni-distintivi-contraffazione-e-pezzi-di-ricambio-non-originali-un_152.html).
Nel campo degli orologi, similmente, sarebbe possibile produrre una corona o una fibbia o un quadrante col logo della casa…
Il limite è costituito dalla “correttezza professionale”, cioè dall’adozione di tutti gli accorgimenti che non inducano il consumatore a ritenere che il ricambio sia originale: scritte sulla confezione, prezzo sensibilmente inferiore.
Quindi
i ricambi non originali NON sono necessariamente “falsi” (non è una mia opinione, è la realtà delle cose!
). Possono esserlo solo se prodotti e/o distribuiti senza rispettare le regole di correttezza professionale e commerciale.
secondo me viene meno il concetto stesso di passione per l'orologeria per come la intendo io.
Se compro un orologio di livello X pretendo che ogni componente sia a livello X
Nel momento stesso in cui accettassi parti di livello Z perchè costano un decimo automaticamente realizzerei che dell'orologio in se non mi interessa nulla, mi interessa solo poter dire ho questo oppure ho quello a prescindere da quello che c'è sopra o dentro.
Su questo sono d’accordo.
Se compro un bene di lusso, si suppone che io mi aspetti e voglia conservare la massima qualità sotto tutti i profili. Altrimenti ho solo comprato lo
status symbol che non mi posso permettere.
Ciò non significa, però, che non siano ammissibili ricambi non originali.
Significa semplicemente che dovrei pretendere ricambi di qualità equivalente (a prezzo notevolmente inferiore, perché sappiamo che ë possibile).
Se e
quando ci saranno (per ora mi sembra che ne stiamo discutendo ancora in teoria).
Oppure che dovrei limitare l’uso di ricambi non originali a parti non essenziali dell’orologio (quali siano queste parti è discorso ulteriore, che in precedenza ho accennato).
Forse quello che ci frena un po’ sugli orologi, rispetto ad altri beni, sono le preoccupazioni sulla “rivendibilità”. Preoccupazioni legittime, ma destinate a venir meno se si imporrà un serio mercato dei ricambi negli orologi.