Non è appropriato definire “nuovo” l’orologio in possesso di un privato (acquistato o regalato), anche se mai indossato.
Possiamo definirlo in condizioni “pari al nuovo”, ma tecnicamente non è “nuovo”.
“Nuovo”, in effetti, è il bene (orologio o altro) che non è mai stato venduto.
La prima vendita, da rivenditore professionale a privato, è soggetta a una specifica disciplina di legge: bisogna applicare per intero l’IVA, il rivenditore deve pagare le imposte dirette sull’utile netto, l’acquirente gode della garanzia legale (del rivenditore) e di quella commerciale (della casa), che sono garanzie sia di autenticità sia di conformità e buon funzionamento, con il connesso valore economico (non commettiamo l’errore di confondere le garanzie in corso di validità con quelle scadute, per le quali condivido anch’io la considerazione, fatta più volte, per cui dovrebbero avere un valore economico limitato, di tipo esclusivamente collezionistico. E ricordiamo che la decorrenza della garanzia commerciale parte dalla data di acquisto, attestata da fattura o ricevuta fiscale; le garanzie in bianco non servono a niente...).
Un minuto dopo che un orologio è stato venduto per la prima volta, tecnicamente diventa “usato”, anche se non è stata nemmeno aperta la scatola.
Per cui, se acquisto un orologio - anche immacolato - da un privato, si tratta pur sempre di un acquisto di seconda mano.
Se acquisto da un privato, non usufruisco della garanzia legale. Mentre se acquisto da un rivenditore professionale, ho una garanzia di un anno anziché due, che copre conformità e funzionamento, ma non la completa originalità.
Forse non ho nemmeno la garanzia commerciale (dipende da quando è stata effettuata la prima vendita/cessione).
Il regime fiscale è diverso.
I prezzi che può permettersi di praticare un privato, quindi, sono ovviamente inferiori a quelli che deve praticare un rivenditore professionale.
Non solo perché quest’ultimo può offrire all’acquirente le garanzie, ma anche perché sostiene costi fiscali e di gestione ben più rilevanti.
E questo vale pure se il reseller deve piazzare un orologio usato.
Concludendo: se io privato ho per le mani un orologio, posso sperare di venderlo direttamente solo a un prezzo inferiore a quello che può essere praticato da un reseller. Prezzo sensibilmente inferiore se ho un orologio “come nuovo” e mi confronto con la vendita di un orologio nuovo; leggermente inferiore se il confronto è tra due orologi usati (quanto inferiore dipende anche dalla rarità e dall’appetibilità del pezzo: se è raro e ricercato, la propensione all’acquisto è maggiore, per cui la differenza di prezzo tra i differenti canali si riduce).
Se non vendo l’orologio direttamente, ma lo cedo a un reseller, mi risparmio perdite di tempo, seccature e rischi; ma il mio margine si riduce ulteriormente (perché il rivenditore deve fare il suo guadagno).