Questa storia dei soldi spesi in più che sarebbero "giustificati" dalla rivendibilità - debbo ripetermi - è un tipico "bias cognitivo", un meccanismo di autoillusione.
Vi domando: se dovete acquistare un appartamento per andarci ad abitare,
a parità di caratteristiche, preferite spendere 300.000 euro o 1 milione di euro?
L'agente immobiliare che vuole farvi spendere il milione di euro forse vi argomenterebbe che - essendo l'appartamento in una zona commerciale - quella cifra non andrebbe persa: il mercato immobiliare sicuramente non è in calo, anzi potrebbe riprendersi.
Il giorno che volete rivendere l'appartamento, riprendete i soldi senza problemi, magari con un guadagno.
Eppure nessuna persona si comporta così.
Chi compra un bene
da utilizzare cerca innanzitutto di minimizzare il costo d'acquisto.
Solo se i costi sono simili, possono entrare in gioco fattori secondari come la possibilità di rivendita (che hanno anche i beni meno costosi, al di là dei casi limite).
In effetti, se spendo 1 milione di euro, il fatto che mi possano rientrare è solo un piccolo spicchio di realtà.
L'aspetto maggiore è che immobilizzo molti più soldi (!), utilizzabili per altri impieghi.
Innanzitutto, normalmente non so se e quando rivenderò l'appartamento.
Rivendere diventa però quasi un obbligo, se quando compro la tenuta del prezzo di rivendita è un fattore determinante...Inoltre: qualora decida di rivendere l'appartamento, che ne faccio dei soldi così introitati? Se li reinvesto in un altro appartamento di valore simile, continuo a immobilizzare il capitale
Senza contare che, se l'investimento iniziale è più elevato, aumento il capitale di rischio. Fattore forse non molto rilevante per un immobile, ma rilevantissimo per un orologio: se lo perdo o me lo rubano o si danneggia, perdo una cifra ben maggiore di quella che avrei rimesso pagando molto meno per un altro orologio (che abbia una tenuta del valore non molto inferiore, ad esempio un usato).
Alessandro mi può dire:
1) "il mio Nautilus si è rivalutato moltissimo da quando l'ho comprato".
Beh, si è rivalutato proprio perché non è stato comprato a un prezzo spropositato ed è stato tenuto a lungo.
Ma chi ha comprato oggi quell'esemplare, a quella cifra, non ha assolutamente avere la certezza di un uguale incremento (anzi
). Significa solo avere la certezza di immobilizzare un capitale ingente.
2) "il mio Nautilus l'ho venduto senza problemi, il Roth non riesco a venderlo. Quindi il Nautilus è un bene più liquido".
Certamente. Ma se il problema è parcheggiare la liquidità, esiste una miriade di investimenti migliori e più sicuri.
Inoltre, se mettiamo l'accento su rivalutazione e liquidità, ci stiamo spingendo sul versante degli investimenti.
Versante che ha poco a che vedere con i giudizi sulla qualità di un orologio.
E che richiederebbe ragionamenti da investitore (che però di solito non vengono fatti da chi acquista questi orologi top, perché non guarda il rischio, la volatilità, i costi nascosti, la composizione del portafoglio, ecc.).
Voglio invece un orologio "rivendibile" perché amo cambiare spesso orologi?
In questo modo, però, posso fare solo il giro delle referenze di pochi modelli
Un risultato piuttosto in contraddizione col desiderio di cambiare.
Insomma: se l'orologio lo si compra
perché piace, per usarlo, il costo d'acquisto - rapportato alla qualità (intrinseca e soggettiva) - è il primo fattore da tenere in considerazione: pago di più perché un orologio vale o mi piace di più.
Ritengo che il piacere (bellezza, prestigio) derivatomi dal possesso di un Nautilus o di altro modello ipervalutato consenta di pagarlo molto più dei concorrenti? Va benissimo (anche per questi AP Code?
).
Ma la rivendibilità - la... solidità della fuffa - non c'entra niente. E' un dato reale utilizzato in maniera impropria. E' - come dicevo inizialmente - un bias cognitivo.
Insoma: una ...