In questo mio intervento vorrei “sintetizzare”, per quanto possibile, concetti a mio avviso fondamentali, e dai quali non si può prescindere per fare un’analisi obbiettiva di quanto è accaduto tra UG e PP.
Ma soltanto dopo aver fatto i miei complimenti ad Ale per la sua geniale intuizione che oggi tutti utilizzano. Grande!
Dunque, per prima cosa non dobbiamo dimenticare che PP è un’azienda come altre, che ha come primo obbiettivo sopravvivere e fare fatturato.
Per qualsiasi realtà produttiva in qualsiasi settore merceologico, gli obbiettivi di cui sopra si raggiungo attraverso due “azioni” principali:
1 vendere 2 innovarsi
Tralasciando la prima, poiché non basterebbero mesi per parlare delle strategie di vendita di PP, passiamo alla seconda, l’innovazione.
Quando si ha l’intenzione di avviare un nuovo progetto, tra le varie scelte che ci si trova a fare c’è quella di “make or buy”.
PP ha fatto la scelta di “buy” e successivamente portare ciò che aveva acquisito ai sui standard qualitativi, apportando tutte le modifiche di cui si è già parlato.
Non vi è nulla di strano o per cui storcere il naso.
Io non conosco i motivi della scelta fatta da PP, probabilmente legata alla tempistica imposta da piani industriali predefiniti, ma nessuno può negare che sia stata vincente.
Di certo a PP non mancavano le risorse economiche e tecniche per far da se.
Chi conosce il mondo industriale di certo non può rimanerne scioccato.
Spero di non essere stato troppo prolisso o poco chiaro nell’ esprimere il concetto.
Saluti
Ignazio
Non sei stato prolisso, sei stato pragmatico, le romanticherie le fanno quelli che guardano, quelli che debbono fatturare, pagare gli stipendi e le tasse badano al sodo punto e basta.
Grazie per i complimenti.