Vorrei aggiungere una precisazione: usare il sostantivo "blasone", parlando di un marchio, è sbagliato e fuorviante.
Il termine, in araldica, identifica un'arma, ovvero uno stemma gentilizio: il simbolo che identifica una famiglia e tutti i suoi componenti. Secondo le regole universalmente accettate (ovvero mediando tra le regole araldiche delle nazioni occidentali e delle principali monarchie del mondo), il blasone NON si perde, mai, a meno che non venga revocato dal detentore del fons honorum che lo ha concesso ovvero dal titolare del fons honorum che informa l'elenco nobiliare nel cui regno il casato detentore del blasone è stato accettato.
E' evidente che per un marchio queste norme non si applicano. Un marchio può creare o godere di un'immagine positiva fino ad un dato momento, per poi perderla a causa di eventi esterni o di scelte errate.
Sarebbe più corretto parlare di prestigio, di fama, di brand awareness, anche al fine di comprendere meglio le dinamiche che creano (o distruggono) il valore di un marchio.
Per fare un esempio letterario, Dante colloca il Conte Ugolino della Gherardesca all'Inferno, ma per quanto efferati fossero stati i delitti di questo personaggio, lo stesso non cessa di essere sempre tale: nobile in possesso del titolo di conte. In pratica Ugolino, pur assassino e cannibale, non ha perso il suo blasone, come invece accadrebbe al marchio di un'azienda che subisse, mettiamo, una condanna per frode alimentare (visto che parliamo di fiero pasto).
Questi i miei 2 centesimi....