Alla fine è arrivato l’Apple Watch. Molto più inaspettato di quanto possiate pensare per vari motivi, ma alla fine è qui sul polso. Non voglio fare una comparazione con i meccanici a livello funzionale o una recensione delle mille cose smart che fa. Vorrei provare a spiegare come lo giudica uno abituato da qualche decennio agli orologi meccanici.
La prima considerazione è sulle dimensioni. Esiste in due versioni, da 41 e 45 mm. La misura in questo caso è il lato lungo (verticale), l’altro varia in proporzione. Non ho mai amato i meccanici grossi, ho avuto solo crono a cavallo dei 42, quindi dopo la prova al polso il 41 mi è sembrato sicuramente il più azzeccato. Rientra abbondantemente nei canoni dell’orologio meccanico moderno, senza finire nelle dimensioni Panerai. Nel caso dei meccanici il gigantismo è dato più dalla necessità di mostrare l’oggetto, qui il 45 avrebbe il suo perchè in quanto sul quadrante può comparire davvero di tutto e con gli anni che avanzano… Comunque alla fine è ingombrante quanto un 3137, non proprio roba da wrestler.
Lo spessore reale è poco meno di 11 mm, anche qui una misura che non litiga coi polsini.
Con 57 grammi di peso, cinturino compreso, è molto leggero. Qui c’è la prima curiosità rispetto al “nostro” mondo. Gli orologi meccanici sono tutti d’acciaio, a meno che non si vada sui preziosi o sull’alluminio ritenuto più pregiato (Journe) o robe strane. Qui il Watch normale è quello in alluminio con finitura satinata disponibile in una manciata di colori. Quello d’acciaio è considerato premium. Il mio è in alluminio blu scuro, l’ho preso così perchè ho pensato a come abbinarlo a cinturini più classici e meno sportivi e per non avere un colore da pagliaccio quando lo indosso per lavoro. Anche qui una considerazioni: con quello che costa (400 Euro se non consideriamo l’iPhone obbligatorio, almeno 1k) uno può anche prenderne un paio senza svenarsi.
Riserva di carica: ha un paio (scarsi) di giorni di funzionamento. Si carica completamente in un’ora quindi l’idea è metterlo in carica tra la barba e il caffè e riprenderlo prima di uscire, così è sempre abbondantemente carico. Il discorso è un po’ diverso rispetto ai meccanici: gli automatici vabbè, fanno da soli, i manuali li rimetti in pista con 10 giri di corona. Questo ha bisogno del suo caricabatterie e non è compatibile con quello di suo fratello iPhone. Siccome l’idea di questo strumento è che stia al polso sempre, per le funzionalità legate alla salute, potrebbero fare di meglio.
Acquaticità. Argomento complesso. Più volte ho provato, anche qui sopra, a ragionare di quanto sia acquatico un 30/300/3000m. Ho fatto simulazioni CFD e un sacco di pensate. Nel nostro mondo alla fine si dice sempre 30m è per lavarsi le mani con attenzione e comunque ci vorrebbe la corona a vite. Bene, questo Watch è dato per 50 metri ed è specificatamente pensato per nuotarci. La corona c’è ed è libera, senza nessuna chiusura a vite (e l’esterno è l’elettrodo per l’ECG a 1 derivazione quindi in qualche modo è connesso all'elettronica interna). In più ha le aperture per l’audio. Ogni giorno decine di milioni di persone ci nuotano o ci fanno la doccia e niente, funziona perfettamente. L’unica accortezza è quella di sbloccarlo dalla modalità acqua (via software) ruotando la corona in modo da far uscire i residui. Fa anche un beep particolare per espellere l’acqua dagli altoparlanti, tipo il cane che esce dall’acqua.
Cintiruni/bracciali/pelle: ce ne sono a bizzeffe e anche qui la cosa bella è vedere le categorie in cui si posizionano: quelli originali 50/100 Euro, i cloni da 10 euro in su. Ce ne sono anche più costosi e nessuno vieta di farsi fare l’alligatore scaglia larga, ma qui vedono i cinturini per quello che sono: 15 cm di pelle o 30 grammi di acciaio. Non dico che con 9,99€ non distingui il pelle cinese dall’originale Audemars, ma il rapporto è molto più centrato su quelli da poche palanche che si usano qui. Ne ho presi un po’, appena arrivano ce li guardiamo con la lente ma quelli che ho provato non fanno rimpiangere i cugini costosi. Quello base (Sport) è in silicone fatto bene e la scatola comprende anche un ricambio. Fanno anche le versioni pelle marcate Hermes da 369 Euro se uno è lanciatissimo. La cosa comodissima è il meccanismo di sgancio/aggancio che consente di cambiarli in 10 secondi così da alternare il gommino per l’abbigliamento casual o per lo sport al pelle per il vestito all’acciaio. Non ricordo da che orologio “vero” l’abbiano copiato, ma è una scelta ottima e fa rimpiangere il fatto che gli orologiai centenari siano fermi alla springbar anche sugli sportivi.
Dial. E’ ampio e sempre ben visibile anche senza girarlo verso gli occhi. In quel caso si ravviva ulteriormente e si legge ancora meglio. C’è il vantaggio che si possono cambiare le grafiche mettendo le “complicazioni”. Hanno tenuto il termine classico per tutte le funzioni che si possono mettere/togliere/mescolare: da quelle imparentate coi meccanici (luna, calendari) a quelle specifiche. Molte sono copiate dai meccanici ma francamente mi sembrano poco sensate. E’ un modo per avere un look old stile che però, funzionalmente, perde male nei confronti delle indicazioni specifiche di questo dispositivo. Intendo ad esempio che il dial da cronografo standard con i 3 sub dial c’è, ma se devo cronometrare qualcosa vince a mani basse il crono digitale coi numeri (e 10 split). Bello l’ore del mondo in stile Patek, ma le indicazioni multi-fuso sugli altri dial vincono a mani basse.
A me piace molto il dial standard con solo le ore sul perimetro.
Non è chiassoso ed è più immediato di un digitale. Per conto mio toglierei anche la sfera dei secondi anche se compare quando la guardi e si muove continua come sugli spring drive di Seiko. Si potrebbe mettere in tutti i thread di SoloMeccanico perchè basta cambiare il colore per averlo come si vuole e abbinarlo a vestito/cinturino. Ed effettivamente avere un quadrante diverso è quello che sui nostri orologi ci fa percepire il concetto di “nuovo/altro” orologio. Ovviamente si legge bene al buio senza bisogno di caricarlo al sole, con la comodità della modalità teatro (o quella dormire) dove diventa completamente spento.
Prezzo: come detto sopra rientra nei PMW della nostra categoria, ma richiede un iPhone che sono altri 1000 Euro, che vabbè fa anche altre cose chiaramente. Esiste anche una versione con alcune funzioni legate alla salute in meno, e si risparmiano 100 Euro. Ci sono anche quelli della concorrenza o quelli specializzati che costano la metà. Questo è quello “caro” del suo segmento e costa come la revisione di un solo tempo. Diciamo che, senza usarlo come un G-Shock, resta un orologio da mettere sempre senza alcun patema d'animo.
Aspetti “intangibili”. Il nonnino barbuto che lima con lo stecco di bosso il ponte del movimento, con la neve che scende tra le valli svizzere non c’è. Al suo posto qualche cinese sottopagato. La realtà è che il grosso dell’orologeria meccanica una persona la vede, forse, in negozio. In compenso da una parte ci raccontano degli immani investimenti e anni di sviluppo per un nuovo calendario da 6 ruote, quando in questo Watch ci sono ogni anno letteralmente miliardi di dollari investiti in ricerca. Non ce la si cava vendendo un movimento ideato a fine ‘800, qui tocca stare sempre sul limite della competizione per non sparire. Per me, che vivo e lavoro in un settore competitivo, questo è ancora un valore. Oltretutto si innesca una dinamica “sana” dei prezzi che calano con il tempo, senza le storture che conosciamo tutti. Quando questa roba non arriva è perchè davvero mancano i prodotti all’origine anche se l’effetto “Rolex” l’ho sperimentato di persona provando ad entrare in un Apple Store, in un centro commerciale, senza appuntamento: mi hanno rimbalzato, il “genius” (giuro si chiamano così) riceve su appuntamento. Ho fatto 50 metri, trovato un negozio di elettronica e li ho visti li. Ne vendono a vagonate, quindi ci sono sempre combinazioni pronte da vedere o comperare. Online è sempre tutto disponibile e se va male si aspetta 2 giorni, senza nessuna lista o vassoio di paste portato al “conce amico” ad ogni festività per avere un pezzo (letto di là).
Buona domenica