Introduzione:Ci sono Maison che più di altre sono in sintonia con la nostra sensibilità, molteplici fattori, assolutamente soggettivi, possono contribuire allo sviluppo di questo “legame” (design, storia, conoscenza, stile, tecnica, innovazioni ecc.).
Perrelet, insieme ad altri, rappresenta questo (per me), osservo spesso le loro creazioni con un occhio particolarmente attento, trovo stimolante il loro percorso, la loro storia, la rinascita da parte dei discendenti del capostipite quasi 3 secoli or sono, le innovazioni introdotte, il design, la manifattura…
Credo che questa predilezione sia anche legata ad una sorta di affinità, che coniuga uno stile informale, dinamico, che non si prende troppo sul serio ed è all’occorrenza scanzonato quel tanto che basta.
Mi affascinano i quadranti che si animano, mai uguali a sé stessi e mai statici, rotori che entrando in movimento consentono di osservare il calibro, piuttosto che immagini, forme geometriche o di fantasia, pietre preziose ecc. (vedi la serie Skeleton).
Non so se sia esattamente ed oggettivamente così (sicuramente non lo è per tutti) ma lo è per me e questo è il senso della mia predilezione per questa Maison, fondamentalmente mi diverte.
Questa passione la percepisco infatti essenzialmente come divertimento, mi consente di alternare a seconda dei giorni e dell’umore, il modello che più mi rappresenta in quel momento. Nel mio “spazio vitale” cerco di “giocare”, in antitesi ad un mondo che spesso tende ad essere troppo serio e formale.
Anticipo un breve video del LAB Peripheral, così da farvi riprendere fiato e consentirvi di decidere se valga la pena o meno di continuare con la lettura 😊
https://youtu.be/E7NoEJemHVYLAB Peripheral: Il tratto distintivo, fin dalla rinascita della Maison Perrelet nel 1995 con il Dipteros (o Double Rotor), è stato l’utilizzo, in memoria del fondatore, unicamente di calibri automatici, esplicitandoli attraverso l’apposizione di un rotore di carica sul quadrante. Anche il LAB Peripheral non fa eccezione, in questo caso però il rotore è estremamente più discreto, armonico ed integrato nel disegno complessivo e si potrebbe non notare la sua presenza fino a quando non si genera, attraverso il movimento del polso, la sua oscillazione.
Il rotore, che si estende per circa metà del quadrante, è decorato con un motivo di linee diagonali che ricordano un “ingranaggio” e conferiscono un complessivo ed intrigante senso di dinamismo. Posizionato su cuscinetti a sfera, è fissato ad una ruota dentata (all'interno) denominata "couronne", che a sua volta si innesta con un pignone sul bordo del movimento e trasmette l'energia al treno di ingranaggi che avvolge la molla di carica.
Altro elemento che caratterizza il quadrante è costituito dagli indici con SuperLumiNova che appaiono sospesi verso il réhaut dei minuti ed “invadendo” parzialmente lo spazio del rotore, danno l’impressione di essere letteralmente sospesi nell’aria.
Sul retro, infine, attraverso il fondello in vetro zaffiro si notano i dettagli del calibro con i ponti rodiati rifiniti a Côtes de Genève ed il ponte con il bilanciere decorato in oro. L’assenza del rotore consente una visione integrale del movimento e genera un’apparente somiglianza del calibro automatico ad uno a carica manuale, cosa che ovviamente non è essendo, come già detto, integrato nel quadrante.
Perrelet Lab Peripheral specifiche tecniche:Cassa:
• Di forma, in acciaio inossidabile lucido/satinato con lunetta ottagonale
• Misura: 42mm x 42mm
• Spessore: 13.51 mm
• Vetro zaffiro con doppio trattamento antiriflesso
• Fondello in vetro zaffiro, chiuso da 6 viti
• Impermeabilità: 5 ATM
Quadrante:
• Decorazione a righe verticali in rilievo, circondato da un anello sabbiato opaco
• Indici con SuperLumiNova
• Lancette ore e minuti luminescenti
• Massa oscillante
• Datario a ore 6 (purtroppo per me è presente il datario)
Calibro:
• Movimento di manifattura a carica automatica, calibro P-411
• Diametro: 31.60 mm
• Diametro totale: 34.80 mm
• Spessore, inclusa massa oscillante: 5.02 mm
• Alternanze orarie: 28.800 (4Hz)
• Rubini: 30
• Numero componenti: 243
• Riserva di carica: 42 ore
• Protezione antiurto bilanciere: Incabloc
• Platina rodiata
• Ponti: rodiati e decorati Côtes de Genève, incisioni e decorazioni in oro 3N
• Massa oscillante: rodiata, spazzolata e con decorazione a strisce oblique a rilievo
Altre immagini dalla rete (crediti a piè di pagina):
Storia della Maison PerreletAbraham-Louis Perrelet nacque il 9 gennaio 1729 a Le Locle.
Suo padre, Daniel Perrelet, era un agricoltore e carpentiere. Durante i mesi invernali costruiva utensili, alcuni dei quali erano estremamente raffinati e progettati per l'uso da parte degli orologiai. Fin dall'adolescenza, è stato naturale per Abraham-Louis seguire le orme del padre e lavorare nel campo dell’orologeria e non solo.
Ad Abraham-Louis Perrelet (nato nel 1729 a Le Locle) viene “solitamente” attribuita l’invenzione dell’orologio automatico. Utilizzo il termine “solitamente” poiché alcuni (a mio avviso soprattutto per ragioni campanilistiche) sollevano dubbi su tale attribuzione.
Ha inoltre innovato e perfezionato una serie di nuove soluzioni per migliorare il modo in cui gli orologi funzionavano. Divenne così il primo a Le Locle a produrre scappamenti a cilindro, scappamenti duplex, scappamenti a calendario perpetuo e scappamenti a equazione del tempo. Fu anche uno dei più apprezzati maestri orologiai del suo tempo ed anche Abraham-Louis Breguet collaborò nei suoi laboratori.
Nel 1777, il professor Horace-Bénédict de Saussure, uno dei fondatori della Société des Arts de Genève, intraprese un viaggio attraverso la regione di Neuchâtel per fare alcune indagini visitando i produttori e gli artigiani dell'orologeria. Egli informò la commissione che un certo signor Perrelet, orologiaio di Le Locle, aveva costruito un orologio speciale costruito in modo tale che si caricava automaticamente nella tasca di una persona solo con il movimento che faceva mentre camminava, e che funzionava per otto giorni.
Nei suoi appunti personali, de Saussure annotava: «... da lì siamo andati dal signor Perrelet, l'inventore dell'orologio che si carica da solo attraverso il movimento della persona che lo porta... Dovette rifare il primo modello perché non aveva installato un meccanismo di arresto e, in un'occasione, quando il meccanismo a carica automatica fu scosso troppo da un uomo che correva all'ufficio postale, si ruppe l'orologio… Perrelet ha ora integrato un efficace meccanismo di arresto. Ha avuto problemi a capire come farlo, ma adesso funziona».
Quanto a Frédéric-Samuel Osterwald, che ha contribuito alla redazione dell'Enciclopedia di Diderot e d'Alembert, ha chiesto a Jacques-Louis Perrot notizie sull'industria orologiera dei Monti Neuchâtel. Quest'ultimo rispose così: «Gli orologi a moto perpetuo che sono stati inventati due o tre anni fa sulle nostre montagne hanno suscitato una notevole curiosità e hanno fatto molto di più che portare fama a queste parti; Si tratta di orologi più grandi del solito e a carica automatica: basta girare per la stanza più volte durante la giornata, bastano 8 minuti di camminata per caricarli per 24 ore...».
Alla corte di Versailles, l'abate di Parigi e Versailles, Joseph-Grellet Desprades, espresse un marcato interesse per questa invenzione, riguardo alla quale scrisse diciassette lettere al signor Osterwald.
Negli ultimi 100 anni, numerosi storici hanno studiato il ricco patrimonio dell'orologeria svizzera e ne hanno esaltato le origini. Hanno contribuito tanto a pubblicazioni specializzate quanto a marchi prestigiosi nella ricerca del loro passato e hanno reso omaggio ad Abraham-Louis Perrelet, riconoscendolo come l'inventore degli orologi automatici.
Alfred Chapuis nel libro "La Montre automatique ancienne, un siècle et demi d'histoire, 1770-1931" attribuisce la paternità del primo orologio automatico ad Abraham-Louis Perrelet.
Le ricerche fatte successivamente da Richard Watkins e riportate nel libro "The Origin of Selfwinding Watches 1773-1779" arricchiscono la ricostruzione e la ampliano. Riporto di seguito le ipotesi da lui formulate:
• Perrelet fra il 1775 e il 1776 creò il suo primo orologio da tasca a carica automatica, usando un meccanismo con ricarica-laterale e probabilmente con scappamento a cilindro.
• Abraham-Louis Breguet nel 1777 creò a Parigi un prototipo che aveva la ricarica-laterale, lo scappamento a verga e bariletti remontoir. Ma era troppo complesso e costoso per essere messo in produzione.
• Louis Recordon nel 1779 detenne il brevetto per movimenti con ricarica-laterale, conoide e scappamento a verga.
• Hubert Sarton a Liegi nel 1777 disegnò il movimento con rotore. Ovvero è stato il primo a realizzare un orologio automatico con gli stessi principi di funzionamento di quelli moderni, ideando la massa oscillante completamente libera di ruotare di 360º.
A mio avviso ne consegue che in senso stretto l’inventore del rotore centrale che è alla base degli orologi contemporanei automatici è stato Hubert Sarton. Se invece si considera il principio della ricarica automatica in senso ampio la paternità sarebbe da attribuire ad Abraham-Louis Perrelet.
Trovo molto interessante sottolineare che dopo l’invenzione del movimento di Hubert Sarton e del rotore centrale, nessuno adottò questa soluzione. Il mancato utilizzo è legato all’epoca in cui questa soluzione venne sviluppata, a quei tempi esistevano solo orologi da tasca e panciotto, i movimenti trasmessi agli orologi erano quelli “sali-scendi” dovuti alla camminata, alla corsa o all’andare a cavallo ed adatti ad un sistema di carica-laterale mentre la carica a rotore sarebbe stata inefficace (essendo un sistema invece adatto ai movimenti del polso che fino ad inizio ‘900 non esistevano).
L’invenzione di Sarton, pertanto, dovrà aspettare circa 150 anni prima di essere ripresa.
Louis Leroy nel 1922 fece i primi esperimenti sugli orologi da polso. In seguito, John Harwood realizzò un orologio da polso automatico a rotore centrale che venne commercializzato a partire dal 1925 e dal 1931 questa soluzione verrà adottata (con proprio brevetto) anche da Rolex.
Ritornando alla Maison Perrelet che è l’oggetto/soggetto della presentazione del mio acquisto, il nipote, Louis-Frédéric Perrelet (1781-1854), legò il suo nome a numerose invenzioni nel campo dell’orologeria e dopo l’apprendistato presso il nonno si stabilì a Parigi.
All'età di 21 anni, Louis-Frédéric entra a far parte del laboratorio di Abraham-Louis Breguet, dove perfeziona la formazione. Gli fu affidato il compito di formare orologiai, ma il suo crescente interesse per i settori legati all'astronomia, alla fisica ed alla matematica, lo portarono a concepire i cosiddetti orologi "astronomici". Non passò molto tempo prima che si affermasse come orologiaio indipendente, grazie a un orologio astronomico ideato nel 1815 e presentato all'Esposizione Universale di Parigi nel 1823.
È in questo periodo che Louis-Frédéric Perrelet fonda il proprio atelier in collaborazione con il figlio Louis. A quel tempo era all'apice della sua carriera ed integrato nella cerchia molto ristretta degli orologiai di talento. La sua fama di uomo di scienza si estendeva a tutte le corti d'Europa. Divenne orologiaio di tre re di Francia: Luigi XVIII, Carlo X e Luigi Filippo, oltre che di altre Corti Europee.
Nel 1827, in occasione dell'Esposizione Universale, presentò il suo eccezionale contatore di fisica e astronomia con una mano Fly-Back. Questo modello, per il quale ottenne ufficialmente un brevetto nel marzo 1828, gli valse la Medaglia dell'Accademia delle Scienze nel 1830.
Come prova onorifica della sua fama in Europa, Louis-Frédéric Perrelet, stimato per il suo talento e la sua perseveranza e per le numerose medaglie d'oro ricevute, fu elevato al rango di Cavaliere della Legion d'Onore nel 1834.
Il contatore cronografo con lancetta Fly-Back è attualmente esposto al Museo Patek Philippe di Ginevra. Conservato nelle migliori condizioni, rimarrà uno dei più bei pezzi di orologeria dell'epoca e una magnifica testimonianza di un periodo di creatività industriale, che fu incredibilmente produttiva.
Nel 1827 Louis-Frédéric Perrelet brevettò un contatore di precisione rattrappante.
Alla morte di Louis-Frédéric nel 1854, suo figlio Louis, anch'egli orologiaio del re, rilevò l'attività del padre e continuò la tradizione di famiglia. È quindi grazie ai discendenti, molti dei quali erano essi stessi orologiai, che la tradizione di Abraham-Louis Perrelet, detto «il vecchio», è sopravvissuta fino al XXI secolo. Oggi, il marchio Perrelet considera come una delle sue missioni più importanti quella di interpretare il ricco patrimonio del suo fondatore in modo moderno.
L’attuale Maison Perrelet è riconducibile al rilancio avvenuto nel 1995 da parte di due discendenti di altrettante importanti famiglie, Jean Perrelet (all’epoca responsabile della Audemars-Piguet) e Flavio Audemars, quarta generazione della famiglia che ha fondato la stessa Maison Audemars-Piguet.
Il modello di lancio fu il Dipteros 1777, che presenta il cosiddetto "doppio rotore" in cui oltre al “tradizionale” rotore presenta una massa oscillante anche sulla parte anteriore, visibile sul quadrante ed è collegato e perfettamente sincronizzato con un secondo, alloggiato sotto il meccanismo. Entrambe le masse forniscono energia al movimento. Originariamente progettato per evidenziare il fatto che fu Abraham-Louis Perrelet a inventare per primo un segnatempo a carica automatica, il Dipteros 1777 è diventato il primogenitore dell'attuale linea Turbine.
Nel 2004 la Maison è stata ceduta al Gruppo Festina, nel quale conferiscono diversi marchi ed aziende che si occupano della produzione di tutti i microcomponenti dei calibri meccanici, compresi scappamenti, bilancieri e spirali, fra le quali Soprod, manifattura di movimenti alla quale è affidato lo sviluppo di calibri esclusivamente dedicati alla Perrelet e sulle specifiche da quest’ultima richieste.
Tutti gli orologi Perrelet sono dotati di movimenti automatici. La Maison non fa eccezioni a questa regola.
Fonti:
Alfred Chapuis "La Montre automatique ancienne, un siècle et demi d'histoire, 1770-1931"
Richard Watkins "The Origin of Selfwinding Watches 1773-1779"
Adjora
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