Avevo una ventina d'anni, quando i dirigenti dello stabilimento Concordia della A.F.L.Falck, organizzarono un "open House" per i parenti e amici di chi lavorava in fonderia. Io ci andai assieme a mio fratello. Opportunamente "elmettati" e tenuti a debita distanza di sicurezza; assistemmo all'inizio di una fusione. Non avete idea di cosa sia una secchia da 140 tonnellate: grossa, grossa e foderata al suo interno da uno spesso strato di grossi mattoni in materiale refrattario, (dolomite). Il rottame viene calato nella secchia con l'ausilio di una grossa gru, dotata di un altrettanto grosso elettromagnete; in bella vista un grosso display, di quelli con numeri rossi, (che adesso non ricordo come si chiama) mostra il peso del materiale che viene progressivamente aggiunto. Poi viene lentamente calato l'elettrodo di fusione: un cilindro di grafite pura, del diametro di una cinquantina di cm., fatto a segmenti di circa 1 metro avvitati tra di loro, per un totale di circa 3 metri o forse più. E' già incandescente e i grossi cavi ad alta tensione che lo alimentano, ronzano e tremano per la tensione che trasportano. C'è un momento che dà una forte emozione a chi non è preparato: quando l'elettrodo tocca i rottami freddi si cominciano ad udire tremendi botti, che ti fanno saltare dallo spavento; terribile! Capisco perchè mio padre è quasi sordo. Poi, lentamente i botti si attutiscono e diradano; è iniziata la fusione. progressivamente vengono aggiunti i minerali che comporrano la lega, secondo un ordine di precedenza deciso dal maestro fonditore, si procede con una lunga fase di "affinamento" ed eliminazione delle scorie, fino a quando il "meister" deciderà che si può colare. Intanto più sotto, nella "fossa", sono pronti i vagoni con le lingottiere che accoglieranno il metallo fuso. Ricordo che l'impressione generale che ricavai da quella esperienza, fu di aver assistito ad un evento "titanico", straordinario. Per quei piccoli uomini che danzavano attorno a quelle grandi e pericolose attrezzature, per loro, è soltanto un lavoro.[
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