La storia di un girarrosto che scandiva il passare del tempo.
Una mattina qualcuno si è svegliato e si è chiesto se si potesse sostituire la gravità con la dinamica.
Pensa che ti ripensi sostituisce il pendolo con un volano.
Trovata l'idea arriva rapidamente alla conclusione che un volano non occupa lo spazio di un pendolo, perciò costruisce un orologio da persona, cosi si chiamavano all'epoca, forse perché non avevano ancora inventato le tasche.
Il primo problema che gli si è posto è "come controllare la velocità del volano?" infatti, il suo primo orologio andava da schifo, però era una novità.
Pensa che ti ripensi intuisce che se il volano viene alimentato da una forza costante forse il suo andirivieni sarà costante... pensa che ti ripensi usando il principio di Archimede " datemi una leva e un punto d'appoggio e vi solleverò il mondo" tradotto in parole povere "la leva", applica questo principio e si inventa il conoide.
Dopo aver dato fondo al vocabolario degli epiteti, essersi costruito l'attrezzatura adeguata, finalmente realizza il suo conoide o fuseè (forse non si scrive cosi, ma alla storia poco importa).
A questo punto nasce un altro problema, come portare la forza della molla contenuta nel suo scatolotto, che in origine altro non era che un comunissimo bariletto con tanto di dentatura, al conoide.
Pensa che ti ripensi, dopo aver provato i materiali più vari, dal filo delle calze della moglie al budello di bue, pare il bue non fosse molto d’accordo, pur non essendo ancora stata inventata ( la bicicletta ) decide di utilizzarne la catena.
Si inventa un complicatissimo sistema di montaggio, che ancora oggi fa impazzire più di un orologiaio, l’agganci da una parte e si sgancia dall’altra, la monti sul barilotto e regolarmente casca cosi che quando la vai a caricare sul conoide si infila sotto il barilotto e devi ricominciare da capo, qualche secolo dopo un genio inventerà il Rodico e il montaggio della catena non sarà più un problema.
Naturalmente i problemi non sono finiti, infatti alla prima carica si spezza la catena, alla seconda il gancio, disperato decide che bisogna inventarsi qualcosa che impedisca, alla fine della carica, di non tirare oltre la catena.
Pensa che ti ripensi, viene l’idea “ se metto un disco con un dito sulla sommità del conoide e un perno di fine corsa piantato nella platina, quando i dito incontra il perno tutta la forza si scaricherà su perno, ci riflette sopra e constata che cosi non si potrà caricare tutta la catena, quindi l’idea è valida ma occorre un sistema automatico.
Osservando e riflettendo si rende conto che man mano che carica la catena sul conoide quest’ultima sale verso l’alto, colpo di genio toglie il perno dalla platina costruisce un dito mobile che fissa, con un adeguato supporto, sulla platina cosi che, quando la catena raggiunge una certa altezza, ingaggia il dito sollevandolo fino ad incontrare il dente che ha messo sul conoide.
Tutto contento e soddisfatto riassembla per l’ennesima volta la sua creazione ormai convinto di aver risolto il problema, invece no l’orologio continuava a funzionare da schifo.
Non avendo sul momento altre idee, decide di dedicarsi ad altri organi della sua creatura, ne cura la finitura aggiusta con maggior attenzione l’ingranamento tra le varie ruote cerca di rendere tutto il meccanismo il più scorrevole possibile, sempre con la finalità di portare una forza costante al volano.
Un giorno osservando il comportamento della ruota scappamento, nota che questa veniva spinta verso l’esterno, rispetto alla verga, ciò portava la base del perno posto dalla parte opposta alla verga, per intenderci quello più esterno, a premere contro il ponte aumentando l’atrito e frenandone il rotolamento, pensa, che sia questa la causa della mancanza di forza costante.
Pensa che ti ripensi decide di mettere una placchetta di acciaio temperato perfettamente piana e lucidata a specchio, abbassa lo spessore del ponte crea una svasatura dalla parte opposta in modo che la base del perno non tocchi più il ponte, arrotonda la testa del perno per ridurre la superfice d’impatto con la placchetta, senza saperlo ha inventato il contro perno.
Tutto contento per la nuova trovata rimonta il tutto, accidentalmente si stacca uno dei piedini guida del ponte della ruota scappamento, che guarda caso era quello più prossimo alla ruota scappamento.
Vabbe poco male esclama, lo rimetterò dopo.
Senza il piedino il ponte non aveva più la stabilità precedente, rimaneva fisso dove c’e il piedino superstite e si spostava in direzione dell’asse della ruota scappamento avvicinandosi e allontanandosi dallo stesso.
Combinazione vuole che quando lo ha rimontato il ponte non era più nella posizione che aveva previsto ma si era spostato, anche se di pochissimo.
Non ci è dato sapere se in avanti a all’indietro, resta il fatto che ciò comporto un variazione dell’ampiezza dell’oscillazione del volano rendolo di fatto più veloce o più lento.
Osservando questo fenomeno, l’ormai stanco e scoraggiato inventore, diede fondo a tutte le sue residue energie facendo prove su prove, prendendo coscienza che questi impercettibili spostamenti del ponte,davano risultati diversi, se spingeva la ruota scappamento verso la verga il volano aumentava l’ampiezza dell’oscillazione e rallentava, se l’allontanava l’ampiezza si riduceva e diventava più veloce, ne concluse che non bastava portare una forza costante al volano ma regolarne anche l’ampiezza e di conseguenza la velocità.
Per rendere più facile la regolazione del ponte, penso che con una vite avrebbe risolto il problema, quindi praticò un secondo foro nella placchetta d’acciaio e nell’esatta corrispondenza sul ponte un foro più piccolo filettato.
Costruì la vite e posiziono sulla platina un tassello ben fisso, la vite appoggiandosi al tassello fisso e non potendo andare oltre, spinge il ponte della ruota scappamento verso l’esterno, dando modo alla ruota scappamento di passare da una posizione di blocco a una posizione di completo sganciamento. Tutto bene penserete voi, invece no perché la prima volta che avvitò la vite fino allo sganciamento della ruota scappamento dalla verga, questa usci dall’alloggiamento interno, per intenderci quello in prossimità della verga, con la conseguente rottura del perno posteriore e la rovina dei denti della ruota stessa.
Ricostruiti ruota e pignone, per evitare di incorrere nuovamente nell’inconveniente modifica il supporto interno della ruota scappamento quello più prossimo alla verga, che già in precedenza aveva modificato rendendolo scorrevole onde poter meglio centrare la dentatura della ruota con la verga.
Costruisce un dispositivo di regolazione, del tutto identico a quello realizzato per la regolazione del ponte esterno, in questo modo poteva seguire lo spostamento del ponte esterno dando il giusto gioco assiale al pignone della ruota scappamento.
Rimontò l’orologio, felice e contento, convinto di ave trovato la giusta soluzione, infatti potè constatare che le precisione era di parecchio migliorata, ma incostante.
Osservando a lungo il volano nelle suo andare e venire, si rese conto che qualcosa non andava, ma non aveva più idee e abbandono la sua invenzione.
Cadde in depressione, la moglie mori e i suoi tredici figli gli trovarono una badante che l’accudisse.
Una sera si dimentico di spegnere la candela e per la prima volta, trovandosi a giocare con il riccioluto pelo della passera della badante, si mise ad osservare lo strano comportamento del riccioluto pelo, se tirato questo ritornava ad arricciarsi se schiacciato ritornava a riaprirsi.
Li per li non ci fece particolarmente caso ma durante il sonno sognò, per tutta la notte, non la passera della badante ma il pelo che si estendeva e si contraeva. La mattina successiva sapeva come risolvere il suo problema.
Mentre la badante dormiva le tolse un pelo che ben rappresentasse quello sognato e si reco in laboratorio per mettere in pratica la nuova idea, che qualcun’altro in seguito chiamò banalmente spirale rifacendosi semplicemente alla sua forma
Fisso il capo interno del pelo sull’asse della verga e quello eterno ad un supporto che costruì in quella occasione, fu un successo il pelo diede la giusta costante nell’oscillazione, non c’erano più scatti, repentini rallentamenti o improvvise accelerazioni.
In seguito modifico la spirale costruendone una in acciaio, anche perché la badante non era disposta a farsi depilare.
Lavoro per perfezionare la sua invenzione, noto che accorciando o allungando la spirale, poteva ottenere un ulteriore precisione, realizzo un dispositivo, che in seguito verrà chiamata racchetta, un dispositivo che ruota intorno all’asse della verga dotato di una forcella all’interno della quale scorre la parte terminale della spirale questa posizionandosi in punti diversi della spirale influenza il tempo di oscillazione del volano rallentando o accelerando il tempo impiegato per ogni singola oscillazione del volano.
Ormai centenario mori e lasciò la sua invenzione al ventenne figlio naturale avuto dalla badante, questi e i suoi eredi, si dedicarono alla diffusione dell’invenzione paterna, lo arricchirono di complicazioni varie, come la suoneria a ripetizione ecc.
Continuarono a costruirlo per più di tre secoli facendone, di fatto, il meccanismo più longevo della storia dei segnatempo.
Libera interpretazione di come si arrivò a costruire un orologio da persona con scappamento a verga, pur rimanendo un mistero del perché funzioni.
by orantiqua