Il primo che mostri, presumo in argento, dal momento che quello era uno dei materiali di riferimento per le cassature dell'epoca, (anni '30) si presenta come anonimo, cosa abbastanza comune in quel periodo, possiedo diversi pezzi simili , anche se ho da tempo definitivamente abbandonato la "raccolta" di questa tipologia di orologi, perchè molto problematici nella manutenzione. Fino ad una quindicina di anni fa, capitava di poterne acquistare "a peso" sulle bancarelle dei mercatini bric a brac di tutta Italia per pochi soldi. Se ben restaurato, potrebbe essere una curiosità al polso, ma secondo me non ne vale la pena; da considerare anche che le sue dimensioni sono sicuramente ridotte, nonostante la forma della cassa a cuscino, che richiama i modelli Panerai di grandi dimensioni; questo, oggi come oggi potrebbe figurare al polso di una signora. Il Revue, calibro 81, anni '50, è anche lui oggettivamente e drammaticamente vissuto in tutte le sue componenti. Come dice l'amico Cicuzzo, salverei giusto il movimento, affascinante per la sua struttura a ponti separati, che da sempre mi intriga per la sua estetica, ma questa è soltanto una mia debolezza, non supportata da una presunta superiorità qualitativa di un meccanismo così strutturato. Anche quì, non credo che si possa parlare di convenienza al restauro, poi a seconda della preziosità affettiva dell'oggetto, si può fare di tutto, volendo.[
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