Non sopportando di vedere il mio nuovo (vecchio) Alpina con quel brutto vetraccio piene di microcrepe, oggi pomeriggio ho fatto un salto dal mio orologiaio di fiducia. Così mentre lui sostituiva il vetro, il discorso è caduto sulla protesta messa in atto dalla categoria artigiana non molto tempo fa, di cui abbiamo già discusso a suo tempo. Le nuove sono che proprio ieri, si sono ritrovati a Roma, all'antitrust, lui, il mio orologiaio Pierluigi Doni, responsabile lombardo per la categoria degli orologiai, il presidente nazionale degli artigiani e la segretaria nazionale sempre della categoria. Di fronte alla delegazione, rappresentanti dell'antitrust, a detta di Doni, apparentemente ben informati e ben a conoscenza del problema. La questione è stata sviscerata nei suoi molteplici aspetti, esposti fatti e misfatti e la fase istruttoria della controversia è stata conclusa. Per andare più sullo specifico, bisogna esporre qual'è più o meno la tesi della controparte; gli industriali asseriscono che l'alta tecnologia e la complessità dei movimenti orologeri, necessita oggigiorno di un'assistenza altamente qualificata, che solo i vari costruttori medesimi, sono in grado di garantire tramite i loro centri di assistenza qualificati. Con carte alla mano, fotografie, spigazioni tecniche, Doni ha portato vari esempi al fine di smantellare questa tesi, chiaramente pretestuosa. Tra questi ha mostrato il classico Valjoux 7750, che viene adottato da moltissime maison, e che si tenta di spacciare come tecnologia altamente tecnologica, "intoccabile" da un comune artigiano. L'impressione che Doni ne ha ricevuto in cambio, è che la commissione antitrust, abbia perfettamente afferrato i termini della controversia, rimanendo anche piuttosto perplessa di fronte a prove evidenti del fatto che gli interessi in gioco, siano ben altri rispetto alla posizione dei vari gruppi. Mi è stato detto ma non ricordo quando, a breve comunque, dovrà riunirsi la commissione europea per discutere il caso e a quanto pare la posizione dell'antitrust italiana, sembra quella di stare alla finestra, aspettando che la commissione si pronunci, per poi prendere a sua volta una posizione più decisa, il che non mi sembra molto "brillante" da parte dei nostri burocrati, che mi piace immaginare come una fila di paperelle in balia dell'onda. A fronte di una chiusura totale manifestata a più riprese da alcuni gruppi di produttori, sembra ve ne siano altri che apparentemente aprono ad una timida apertura nella fornitura deri ricambi, sembrerebbe il caso di Rolex e Swatch group; falso! Dal momento che sempre facendo un esempio personale, Doni mi racconta come dopo aver fatto una richiesta di 5 pezzi di ricambio di varia natura a Swatch group, si è visto recapitare 1 solo dei pezzi richiesti: una guarnizione dal costo di € 1,80, per una spesa di spedizione di € 9,50. Lascio a voi trarre le conclusioni del caso. Vedremo come andrà a finire , fatto è che se mancano i ricambi, gli artigiani devono chiudere e ai clienti, converrà buttare i loro orologi che anno anche il più piccolo problema, amenochè si sia disposti a spendere un capitale per ogni più minimo intervento di routine. Però ragazzi sveglia! Come dice il buon Doni, dobbiamo muoverci anche noi, perchè anche noi siamo parte in causa.[
][:I][B)]