Da La gazzetta del mezzogiorno:
BARI - Ha ammesso di avere rubato un orologio di grande valore e di avere prodotto un falso atto di vendita nel tentativo di allontanare da sè ogni sospetto. Ma per la circostanza che la presunta parte offesa, nella sua denuncia, non ha chiesto di procedere contro l’autore del furto, la procura di Bari ha dovuto chiedere l’archiviazione per mancanza della condizione di procedibilità. E il gip non ha potuto fare altro che archiviare.
Protagonista della vicenda un avvocato barese civilista G. B. che, il 14 febbraio prossimo, dovrà comunque riferire sulla vicenda al proprio Ordine di appartenenza, nell’ambito di un procedimento disciplinare avviato a suo carico. La vicenda ha inizio nel maggio 2007 in una nota palestra del centro cittadino. Al termine dell’allenamento, dopo la doccia, G. C., imprenditore, lascia incustodito il suo «Rolex, modello Daytona in acciaio, con quadrante bianco del valore commerciale di oltre diecimila euro».
Questo è quanto l’uomo ha riferito alla Polizia nel settembre 2008. Cosa era accaduto quattordici mesi dopo il furto? La mattina del 10 settembre G. F. passeggiava nel centro cittadino quando, ad un certo punto ha notato una persona che conosceva di vista con al polso sinistro, il suo orologio. Alla richiesta di chiarimenti, l’interlocutore che in quel momento era in compagnia di altri professionisti e di docenti universitari, ha negato di avere rubato l’orologio.
«Già da allora - aveva denunciato G. C. - nutrivo il sospetto sull’autore del furto, ma non formalizzai denuncia sull’accaduto poiché, essendo amico dei proprietari della palestra, mi pregarono di non infangare il nome del luogo frequentato in maniera esclusiva da noti professionisti». Ma quel giorno decise comunque di tentare di «rientrare in possesso, in maniera bonaria dell’orologio». Gli animi a quel punto si surriscaldarono.
E la vittima del furto chiamò la Polizia. Così il gruppo si recò in una orologeria. Lì si scoprì che il numero di matricola coincideva. L’orologio era stato rubato. Nel corso delle indagini, l’avvocato civilista, messo alle strette, ha riconosciuto, nel corso di un interrogatorio, le proprie responsabilità. Notò l’orologio su una panca dello spogliatoio e, anzichè consegnarlo al proprietario, «sbagliando - ha ammesso - decisi di trattenerlo».
Inoltre, per precostituirsi una linea difensiva, l’avvocato ha ammesso di avere prodotto un falso contratto di vendita. Così è caduta la grave accusa di riciclaggio. L’indagine penale è stata archiviata (non si poteva più procedere per il furto). Il procedimento disciplinare è in corso. Il «Rolex», dopo quattro anni, è stato restituito al legittimo proprietario.
[g. l.]