Siamo abituati a discernere sul pregio di sofisticate complicazioni, che "equipaggiano" i nostri amati segnatempo; si parla di marchingegni tecnologici che lasciano a bocca aperta anche i più smaliziati cultori della bella orologeria meccanica. Non ci si stupisce più di tanto, anche se alcune di queste complicazioni, sono diventate di uso comune, su pezzi di provenienza da paesi non certo famosi per vantare tradizioni orologiere di vecchia o vecchissima data; un esempio su tutti, potrebbero essere i Tourbillon "cinesi", in qualche modo degni di nota. Vorrei richiamare la vostra attenzione, su quella che oggi come oggi, è ben lungi dall'essere considerata una complicazione, in quanto diventata di "ordinaria amministrazione". Eppure, a suo tempo, non fu di banale visibilità, anzi, oltre ad essere considerata quasi una curiosità per il pubblico, rappresentava una certa difficoltà di esecuzione, per i maestri orologieri che progettavano ed eseguivano i movimenti. Stò parlando dei secondi centrali in un movimento solotempo. Non so chi fu il primo ad assumere la paternità di questa banale...complicazione; probabilmente qualche "grande" dell'orologeria storica, ci si cimentò in tempi addirittura pionieristici, so però che non ricordo di aver visto un'esemplare con tale caratteristica, risalente ad almeno tutti gli anni '30 del secolo scorso. Nell'orologeria moderna e non assolutamente elitaria, l'utente della borghesia media ed alta, inizia a godere di questa "complicazione", soltanto dagli anni '40 in poi, complicazione che diventerà, molto più comune negli anni '50. Fu per alcuni anni un "pregio" che aggiunse valore ai segnatempo; tempi lontani... Un bell'esempio che credo valga la pena di citare, penso che sia proprio il cal. 106 di Zenith, che tra i primi, rese "popolare" questa complicazione. Vi mostro un esemplare reperito in rete, perfettamente funzionante e lo sventurato esemplare in mio possesso, che purtroppo, è monco, spero non in eterno, di ciò di cui si parla.