Chi compra qualcosa condizionato dal valore e dalla rivendibilità futura inevitabilmente non ha grande scelta, quindi si limita in un ristretto ventaglio di alternative. Non giudico tale approccio che non riesco però nemmeno a comprendere, se io scelgo un abito, un paio di scarpe, un impianto hi-fi, una moto, un televisore ed ogni altro sfizio (perché questo, in prima battuta, sono anche gli orologi), l'ultima cosa alla quale penso é la rivendibilità e il valore futuro. Penso invece al "piacere" che mi proviene dal possesso, piacere che é sempre intimamente connesso alla "qualità" del prodotto acquistato.
Ci sta anche, in modo estemporaneo, l'acquisto meno "colto", lo sfizio più"ignorante", il giocattolo alla moda ancorché privo di grandi contenuti. L'importante é esserne consapevoli, e non esserne in qualche modo schiavi in nome della rivendibilità e della tenuta del valore.
Dovrebbe essere così anche per gli orologi, ma gli orologi non hanno prestazioni che consentano di misurare la qualità anche ad un occhio inesperto o poco consapevole, e quindi percepirne la qualità e conseguentemente bearsene é un privilegio riservato a pochi.
Se però questo é l'approccio, chiudersi nella propria incapacità di riconoscere la qualità e scegliere in base alla rivalutazione e/o commerciabilità, la riconoscibilità e il "prestigio" connesso al marchio, allora non ha poi molto senso lamentarsi per la scarsa innovazione delle case, che campano di rendita proprio perché il cliente cerca solo rassicuranti cose già viste, scambiate e valorizzate, sempre con lo stesso marchio sul quadrante.