Non bisogna avere timore di nulla, men che meno delle scomuniche demagogiche di chi non ha altri e più credibili argomenti da contrapporre in una sana dialettica nel merito dei contenuti.
È il vantaggio di poter esprimere liberamente null'altro che la propria opinione di cittadino, senza secondi fini od opportunismi di varia natura, e senza appunto timore che la demagogia retorica possa in alcun modo fare alcuna differenza di qualunque tipo.
Il cittadino risponde a se e solo a se stesso delle proprie idee.
Al contrario del tempo dell'inquisizione in cui le accuse di eresia erano il modo più semplice e sbrigativo in cui gli ottusi si sbarazzavano delle menti più brillanti, e per questo anche scomode allo status quo
In teoria sì.
In pratica, si sta sempre più
imponendo il "politicamente corretto", inteso non come semplice galateo linguistico, utilizzato liberamente da alcuni, ma come vero e proprio catalogo di espressioni e idee consentite (o vietate) nel pubblico dibattito; catalogo le cui violazioni vengono pesantemente sanzionate sul piano sociale e, sempre più spesso, sul piano normativo.
Già oggi nei Paesi anglosassoni e in molti del Nord Europa su certi argomenti esiste una fortissima autocensura dei
media, che non danno accesso a opinioni "scorrette". Un'autocensura simile è ormai diffusa in tutti i
media televisivi italiani e in larga parte di quelli pubblicati a mezzo stampa.
Ed è sempre più difficile utilizzare anche circuiti "privati" (che privati non sono, perché si tratta pur sempre di servizi di comunicazione offerti da imprese, anche se ormai divenuti necessari alla vita sociale): Facebook ti chiude la pagina, Twitter ti sospende l'account, i servizi sociali ti vengono a trovare a casa per farti la ramanzina, il datore di lavoro ti convoca per "corsi di rieducazione"...
Intendiamoci: non sto parlando di espressioni che integrano reati specifici (calunnia, diffamazione, istigazione a delinquere, molestie, ecc.),
giustamente e doverosamente repressi da ogni codice penale.
Sto parlando di espressioni che veicolano idee non conformi all'ideologia dominante, o che addirittura si limitano a raccontare fatti reali che possono però mettere in "crisi" le verità ufficiali.
Nei Paesi Scandinavi, ad esempio, è già vietato elaborare e diffondere statistiche sulla percentuale di immigrati nei reati commessi. Oppure ricordiamo la mancata segnalazione, in Germania, dei diffusi casi di molestie alle donne in luoghi pubblici e affollati avvenuti prima della notte di Capodanno. E si potrebbe continuare a lungo...
Sempre dai Paesi anglosassoni viene il tentativo di introdurre una nuova, indeterminata (e quindi vastissima) figura di reato, il cosiddetto
"hat speech" (il "linguaggio d'odio", sulla base dell'arbitrario presupposto per cui chi si sente contraddetto da qualsiasi idea può dirsi vittima di campagne di odio e pretendere che quell'idea sia silenziata).
Spesso non ce ne rendiamo conto, ma il "Grande Fratello" (il controllo delle idee tramite il controllo delle parole) si sta diffondendo con modalità più "dolci" ma più pervasive (grazie agli strumenti tecnologici) di quelle disponibili ai regimi totalitari del passato.