Crauti!

[Errol]

Io ho mangiato bene in ogni luogo del mondo in cui sono andato. Basta non aspettarsi una carbonara a Tokyo e avere la mente sufficentemente liquida....ma io non faccio testo, me piace tutto

[ciaca]

State confondendo i termini del discorso
Nessuno nega che si possa mangiare bene in tutti i luoghi del mondo e sono il primo, entro la tolleranza del mio stomaco, a cercare di mangiare quello che passa il convento in cui mi trovo.
Ma per soggiorni relativamente lunghi, considerando che si tratta pur sempre di cibo da ristorante, almeno io posso rimanere lontano da cibo relativamente sano e innocuo (come una pizza o un piatto di pasta) per un massimo di 3 giorni, a meno di non trovarmi in paesi la cui cucina è simile alla nostra.
E così a Berlino o a Parigi dopo 3 giorni la pizza ci scappa, perché al terzo giorno di intrugli di grassi il mio stomaco grida vendetta, al contrario in posti come la Grecia, la Croazia, la Spagna o la parte meridionale della Francia, per esempio, non ho mai avuto bisogno di rifugiarmi in una pizzeria o in un ristorante italiano (nonostante a Nizza ne abbia scoperto uno di una coppia di baresi dove si mangiava divinamente). A Londra è indispensabile perché io non riesco a mangiare cinese, thai, vietnamita, giapponese,  indiano o pakistano per più di tre giorni di fila, e di ottimi ristoranti italiani ce ne sono a bizzeffe (l'ultima volta ne beccai uno vicino piccadilly gestito da palermitani, mi ci sono abbonato per 5 giorni di fila ).
Insomma chiamatele pure "abitudini" se volete, ma almeno per me è una questione di salute e sopravvivenza

[Istaro]

In tutti - o quasi - i Paesi del mondo esistono piatti eccellenti, e quando mi capita di recarmi all'estero cerco sempre di sperimentarli.

Però esistono alcune difficoltà che penso siano ben note.

Innanzitutto, una "cultura" culinaria vera e propria esiste solo in Italia (in parte in Francia), laddove le diverse cucine regionali ci regalano centinaia di piatti buoni, sani e nutrienti tra cui scegliere.
Anche "poveri" e facili da preparare: per cui qui da noi si può anche "rischiare" di entrare nella prima trattoria che si incontra e avere buone possibilità di uscirne almeno moderatamente - se non pienamente - soddisfatti.

Altrove la scelta è più ristretta.

Per cui c'è la necessità di essere ben indirizzati presso i locali che sanno offrire piatti locali cucinati a dovere e con ingredienti di qualità. Il rischio di trovarsi di fronte a pietanze immangiabili - con tutta la buona volontà e lo spirito multiculturale che si vuole - è molto più alto.

Inoltre, il fatto che l'elenco di piatti apprezzabili sia molto più ristretto fa sì che la scelta si esaurisca in pochi giorni.
Poi bisogna ripetersi, o accontentarsi.

Infine, non trascuriamo che ogni popolo ha un modo di cucinare (ingredienti, modalità di cottura, condimenti, accortezze igieniche) derivante da climi particolari o abitudini secolari, al quale l'organismo delle persone si è adattato.
Per il nostro fisico è facile che la altre cucine risultino dopo poco tempo "pesanti".

[guagua72]

Abbiamo la dieta mediterranea che è di fatto il meglio di cui alimentarsi. Però non credo si possano bollare le cucine etniche o ultra mediterranee come impossibili da potere essere mangiate oltre giorni tre. I gusti personali non si discutono, mi spiace che a Londra o Parigi, occorra rifugiarsi, nella cucina italiana. E' capitato anche a me e, sinceramente, mi sono sentito un po' coglione.

[ciaca]

Io no Giorgio, io mi sento un po' coglione quando per inseguire a tutti i costi la cucina locale poi mi sveglio la notte col reflusso

[guagua72]

E' solo questione di abitudini e di mamme che hanno viziato troppo i loro bimbi.

[ciaca]

Magari fosse solo quello. Se avessi lo stomaco che avevo a 20 anni sicuramente mi farei molti meno problemi visto che digerivo pure le pietre

[ALAN FORD]

Eccoli!

[Errol]

Eccoli!

Belli

[Patrizio]

metti anche le foto delle bionde non solo dei crauti

[ALAN FORD]

metti anche le foto delle bionde non solo dei crauti

Questa va bene?

[S.M.]

Penso che sia sbagliato cercare di mangiare italiano all'estero.
In fondo gustiamo la cucina italiana 365 giorni l'anno, almeno quando si va fuori proviamo qualcosa di diverso.
Ovviamente sempre nei limiti del commestibile eh!  Niente cavallette o lombrichi

A me piace provare e devo dire che nel corso dei miei viaggi ho scoperto anche gusti che mi sono piaciuti molto.
Confesso ad esempio di essere stato folgorato dal Sushi e Sashimi che prima dei 35 anni non avevo mai provato. Ora spesso cerco ristoranti Giapponesi per riprovare l'esperienza.

[ciaca]

Non è questione di gusto ma, almeno per me, di salute gastrica. Io faccio già fatica a tollerare la cucina italiana rielaborata dagli stellati e in generale a mangiare cibo da ristorante, quale che sia, per più di due giorni.
Sushi e sashimi? Ottimi, e anche molto leggeri come buona parte della cucina giapponese. Mangio pesce (e pure carne) crudo da quando avevo 5 anni

[S.M.]

Per me la cucina Giapponese è stata un'autentica folgorazione.

Peccato per tutto quello che si sente sul pesce crudo, altrimenti frequenterei i ristoranti giapponesi più assiduamente, portafoglio permettendo (anche se ci sono catene abbastanza economiche).

[ciaca]

Se vai appresso a tutto quello che "si sente" non dovresti più mangiare nulla. E neanche bere, visto che le falde acquifere sono tutte più meno contaminate

Il problema dei ristoranti giapponesi non è la salubrità dell'alimento in sé ma il fatto che in quanto surgelato di fatto non sa di nulla.

Pensa che nello stesso Giappone il tonno pescato nelle loro acque è assolutamente insipido (come tutto il pescato oceanico) e per questo ogni anno vengono a fare incetta di tonni del mediterraneo pagandoli cifre spropositate.

Non sarà sushi ma se vieni giù nei periodi giusti riesci ancora ad assaporare il "vero" tonno crudo, altro che ristorante giapponese