Negli anni ho studiato lo studiabile, ragionato il ragionabile, ponderato il ponderabile e spesso sono giunto non dico a una conclusione ma a qualche punto fermo. Poi ogni volta che come stasera tiro fuori la lente e riguardo la medaglia dei liquidatori che ho recuperato anni fa, riparto da capo e, fortunatamente giungo spesso a conclusioni simili alle precedenti. Vuol dire forse che strato dopo strato di ragionamento le cose si sono depositate dentro di me al loro posto.
Purtroppo molte testimonianze originali in rete stanno sparendo, tante non sono mai state tradotte nelle nostre lingue, ma prima che i dintorni della centrale diventassero una meta turistica c'era chi aveva prodotto veramente delle belle cose, prima che l'ipocrisia e i giornalisti da due soldi relegassero l'evento allo script per un B movie.
Oggi l'area di interdizione è un luogo di studio, in molti cercano di capire cose i cui effetti si possono sperimentare solo li. Alcuni studiano la morte che si può vedere, toccare e misurare, ma in tanti cercano di studiare come mai la vita nella realtà stia vincendo. Ci sono più animali sani che mostri a 3 teste, e all'interno di questi animali ci sono i meccanismi per cui il DNA violentato ha saputo ripararsi da sè in pochissimo tempo. Da qui nasceranno nuovi trattamenti e medicine con applicazioni estremamente vaste. In 30 anni la medicina ha imparato cose impensabili da questo evento.
Le piante un pezzo alla volta riconquistano i loro spazi, noi andiamo li e timorosi rubiamo due foglie per capire come facciano. Centinaia di persone sono tornate alle loro case per morire nel luogo che li ha cresciuti, convinti che un po' di Plutonio non possa essere poi così peggio del sistema che li opprimeva nel '86. Ricordo un'intervista di anni fa a due fratelli tornati dopo due o tre anni dall'evento: seduti ad un tavolo di legno in maglione e braghe sdrucite che mangiavano verdure coltivate da loro, mentre la troupe li intervistava da dentro tute sigillate e un medico cercava goffamente di prelevare del sangue a uno dei due. Sembravano dire che il deserto nucleare esiste solo nelle teste di chi ci crede e che l'unico problema da quelle parti erano i due denti rimastigli in bocca. Che forse nessuno avesse visto come era l'Aioi Bridge nel 1986?
Nell'enormità del ricordo di questi eventi quest'anno hanno dato il meglio di sè i minuscoli mezzi di "informazione", forse il vero disastro è aver consentito a certa gente di scrivere. Per fortuna la gran parte oggi era impegnata con lo scudetto alla Juve. Auguro a tutti un anniversario ricco di riflessioni.