http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2016/04/28/news/renzi-a-modena-con-marchionne-per-il-futuro-della-maserati-1.13379542.
Ora che ci pensa Renzi sono molto più tranquillo. Perfetto. Io personalmente sono e mi batterei all'infinito per una vera auto sportiva nello stabilimento Maserati di Modena. Ma allo stesso tempo non riesco a comprendere come possa inserirsi una presidenza del consiglio in questa faccenda. Come può e fino a dove lo stato ha il diritto di condizionare le scelte di un'impresa privata? Se ora il destino dei "soli" 120 esuberi è stato definito e messo in sicurezza, il ruolo delle istituzioni pubbliche quanto può pesare sulle scelte aziendali?
L'intervento dello Stato, in teoria (scrivo "in teoria" perché non mi riferisco a questo specifico attivismo di Renzi, di cui non conosciamo natura e scopi), avrebbe senso proprio in risposta alle tue preoccupazioni: la salvaguardia di un distretto produttivo.
In effetti, l'abbandono del modenese da parte di Maserati non ha soltanto ricadute (negative o positive che siano, come si è sin qui discusso) sulle prospettive di mercato del marchio.
La responsabilità delle scelte, in tale ottica, è innanzitutto del
management.
La preoccupazione dello Stato dovrebbe essere soprattutto di creare le condizioni perché le aziende siano messe in condizione di ben operare (con una politica fiscale non punitiva, la chiarezza normativa, la riduzione degli oneri amministrativi, la creazione delle infrastrutture necessarie), senza entrare nel merito delle strategie industriali (magari pensando di condizionarle in cambio di sussidi).
L'abbandono di un distretto produttivo da parte di una grande azienda, però, come soprattutto tu sottolineavi in precedenza, ha ricadute anche sulla solidità del distretto stesso, sull'indotto, sulla possibilità di preservare
know how specifici, sull'utilizzo ottimale dell'impiantistica, ecc.
In questa diversa ottica, il ruolo di supporto dello Stato (e degli enti locali) è fondamentale: stimolare la cooperazione, la ricerca, la formazione delle maestranze, la definizione di standard di qualità, lo sviluppo e la razionalizzazione di infrastrutture specifiche, la promozione all'estero, ecc.
La "baracca" Italia - e il suo residuo permanere tra i Paesi sviluppati - vive dei suoi distretti produttivi: industriali, artigianali, agroalimentari.
Non è peregrino, quindi, che Renzi si faccia vivo.
Il timore, casomai, è che Renzi possa chiedere a Marchionne di fare il "sacrificio" di una scelta industriale non pensata, avulsa dalle strategie di FCA, al solo scopo di mantenere qualche posto di lavoro per un periodo limitato di tempo (perché le scelte non adottate con convinzione dal
management sono destinate a naufragare). Il tutto in cambio di incentivi - a spese del contribuente - destinati a non produrre vantaggi stabili a quel distretto.
Un timore ancora peggiore è che si tratti di una manfrina tra Renzi e il suo mentore Marchionne...
Magari quest'ultimo ha già intenzione di conservare parte della produzione a Modena, ma vorrebbe farlo con aiuti da parte dello Stato. Per cui finge di voler andar via e sollecita sotto banco l'intervento del Governo, "rassegnandosi" infine, dietro adeguata contropartita, al sacrificio per la Patria...