Approfondii la questione anni fa, anche perché con il mio incarico istituzionale, oltre che avendo io una storia di rapporti molto buoni con l'allora Presidente dell'Autorità per la Concorrenza e il Mercato, che è un caro amico, volevo essere di aiuto alla categoria, per una questione che senza tenere conto delle norme vigenti vedeva una chiara ragione degli orologiai indipendenti. Appurai che: 1) non esiste purtroppo una normativa, neppure a livello comunitario, che obblighi le aziende svizzere (la Svizzera non fa parte della UE), a fornire agli orologiai i ricambi degli orologi che vendono legalmente in Europa; 2) non esiste normativa italiana che ponga tale obbligo.
Queste carenze normative sono gravi, pesano gravemente sui consumatori di orologi, e alterano la concorrenza tra i riparatori, a vantaggio dei soli ufficiali. Purtroppo occorre dire che l'Europa in termini di garanzia dei consumatori è indietro anni luce, e all'interno di questa UE, l'Italia è ancora più scandalosamente indietro.
Allora pensavo che se gli orologiai si fossero fatti sentire si poteva agire a livello politico. Intanto il Presidente dell'AGCM da me allertato cominciò ad esercitare qualche pressione politica a riguardo. Ma né io, né lui, riuscimmo a vincere la partita. Le ragioni sono tante ed è inutile stare a spiegarle. Fare approvare una legge è molto difficile, soprattutto farla mettere all'ordine del giorno. Sarebbe servito come minimo, forse non come condizione sufficiente, di avere dalla propria la categoria degli orologiai indipendenti. Ma con somma sorpresa e sconcerto non solo mio, scoprii che in realtà la categoria degli orologiai era tutt'altro che unita: tante parole, ma neppure una manifestazione si riuscì ad organizzare, se non molti anni dopo (peraltro di dimensioni minime). Capii in seguito il perché: il fatto è che accanto a tanti orologiai in difficoltà ce ne sono circa altrettanti che hanno tutti i ricambi possibili ed immaginabili. Come? Ovviamente dai concessionari delle varie case che anche volendo non possono gestire all'interno le riparazioni e le manutenzioni di tanti orologi di prestigio, oltrettutto sopravvenute di colpo. Sicchè ogni grande concessionario ha i suoi laboratori esterni i quali non lavorano solo con la concessionaria....ahimè, il resto lo si può immaginare. Sicchè alla fine sono diversi gli orologiai che non lamentano un calo, ma da questa situazione purtroppo guadagnano perché pone paletti ai giovani concorrenti e a chi non ha questi rapporti con le concessionarie. Una roba triste e pazzesca. Quindi una categoria professionale poco numerosa, l'assenza di tutele legislative, la divisione all'interno della stessa categoria tra chi guadagna e chi rimette dalla situazione, la sordità e lentezza della politica anche italiana, la non protesta dei consumatori che tanto se vogliono hanno chi ripara e fa manutenzione ai loro orologi anche al di fuori delle reti ufficiali, hanno prodotto questo risultato triste e sconfortante. Solo la UE, a mio avviso, potrebbe efficacemente porre alla Svizzera l'aut aut, così come è accaduto per tanti altri settori merceologici.