Anche se sappiamo che Claudio ha già deciso, io – in generale – sono molto più prudente su questo tipo di cambi.
Secondo me, molto dipende dal tipo di approccio che si ha al possesso di un orologio.
Molti appassionati, che hanno conosciuto, studiato e sognato centinaia di referenze, sentono che doversi limitare – nell’arco della propria vita – al possesso di pochi orologi è una limitazione insopportabile.
Per cui prevale il piacere dell’avvicendamento, che ovviamente si somma all’ebbrezza dell’acquisto (la quale non si rinnova mai abbastanza).
Di volta in volta si sceglie un orologio che piace tra i tanti che si vorrebbero possedere, cogliendo anche le opportunità che si presentano. I pezzi posseduti, che magari hanno un po’ stancato, sono pedine per soddisfare i nuovi desideri.
Capita così che molti orologi ceduti siano poi rimpianti. E che sia doloroso accorgersi di quanto valore economico vada perso negli scambi. Ma questo fa parte del gioco.
Per altri la ricerca di un nuovo orologio si inserisce in un “disegno”, in un progetto più complesso e a lungo termine.
Ci si immagina la propria collezione come un’architettura complessa, all’interno della quale ogni elemento ha un suo posto e un suo significato: tipologie, occasioni d’uso, materiali, complicazioni, marchi, ecc.
Ogni elemento di questa architettura diventa un obiettivo di lungo termine, e il suo acquisto si carica di una “storia” cui è difficile rinunciare, anche per non correre il rischio che il progetto complessivo si sbilanci e si impoverisca.
Ovviamente, col passare degli anni, l’architettura si evolve. Pezzi che al momento dell’acquisto sembravano insostituibili dopo qualche anno rivelano motivi di insoddisfazione. Oppure i compromessi accettati allora con leggerezza sembrano oggi più fastidiosi.
Però la sostituzione di un pezzo rappresenta quasi sempre un distacco doloroso. La collezione si evolve più per lenta accumulazione che per rapida sostituzione.
Ovviamente ho delineato due “filosofie” estreme: l’approccio della maggior parte degli appassionati si colloca in qualche zona intermedia.
Vorrei solo aggiungere che i cambi devono in ogni caso essere ben ponderati.
Quanto più lunga e attenta è stata la fase della scelta (e forse è il caso di Claudio), tanto più è difficile giungere a sostituzioni davvero gratificanti. Se i pezzi da sostituire sono “importanti” per chi li ha scelti (a prescindere dal semplice calcolo del valore di mercato), non è per niente facile trovare il pezzo che abbia un valore - intrinseco e di appagamento nel lungo periodo - addirittura multiplo…
Puntare molte fiches su un solo numero è sempre un azzardo.