Allora però quali sarebbero queste riflessioni e approfondimenti?
Non mi sembra un'osservazione molto carina verso chi ha dedicato una certa cura a scrivere i suoi interventi...
Motivazioni antropologiche e filosofiche, non è questo il luogo e non credo siamo i deputati a farlo.
Negli interventi di Stefano, ricchi di annotazioni storiche e tecniche, ho letto tutto tranne che "antropologia e filosofia".
Federico ha fatto una semplice, elementare (magari anche suscettibile di obiezioni) analisi di marketing: comportamenti del consumatore; attività delle aziende volte non solo a intercettare, ma anche a
suscitare le richieste di consumo.
Qui c'è un po' di "antropologia"; ma non stiamo parlando di argomento secondario o poco attinente a un forum di orologi. Al contrario, è proprio questo il motore principale dei mercati del lusso, nei quali gli aspetti immateriali ed emozionali sono molto più rilevanti di quelli "tecnici": pubblicità e sponsorizzazioni di eventi; articoli-marchetta su riviste e blog di settore e festini con ospiti selezionati;
brand identity e
testimonial di prestigio; storie romanzate e innovazioni tecniche millantate; indici grassi ed edizioni "rare"; orologi "investimento" ed aste pilotate; "indipendenti" che ti chiedono 40.000 euro per una revisione e
"maison" industriali che sostengono di rifinire tutto a mano; ecc. ecc. ecc.
Diciamocelo apertamente: l'acquisto puramente "razionale" lo fanno pochissimi. E probabilmente non nel settore dell'orologeria di lusso.
Essere informati non significa fare scelte razionali, perché sappiamo bene che l'
appassionato è proprio quello che si fa prendere dalla "passione", da un desiderio spesso incontrollabile in cui l'emotività gioca un ruolo essenziale.
Ce lo siamo detti tante volte...
L'informazione e la cultura in materia aiutano a dare un significato - anche profondo -, alle scelte dell'appassionato. Evitano che la componente emozionale degeneri nell'irrazionalità e nella banalità. Ma non ci rendono immuni da suggestioni e condizionamenti.
Non ce ne vergogniamo, altrimenti non staremmo qui a parlare di questi argomenti.
Non ci facciamo l'autoanalisi, altrimenti saremmo masochisti.
Però non è che se leggiamo un commento che ci suona come una critica a qualcosa che ci piace, allora dobbiamo subito metterci l'elmetto e difendere la "razionalità" delle scelte o l'insindacabilità del "gusto"...
E poi 'sto benedetto "gusto": libero senz'altro. Ma perché insindacabile?
E' una questione di "gusto" la predilezione per i diametri grandi (o piccoli)?
Ma anche per le
maisons tradizionali o per gli orologiai indipendenti. Per le serie limitate e i corredi supercompleti. Per gli orologi che sono andati sulla luna (anche se non è vero) o in fondo agli oceani (anche se si allagano sotto la doccia). Per gli orologi che si rivalutano (o che non si svalutano) e per quelli scovati nel mercatino di periferia. Per la "manifattura" (ah, la manifattura!) o per le
ebauches supercollaudate.
Suvvia, parliamo di tutto.
Senza tabù.
Senza dare dello scemo a nessuno; ma anche senza sottintendere che ci dà dello scemo chi esprime un'opinione diversa.