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Calibri automatici: la ricarica

e.m.

Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #15 il: Febbraio 12, 2022, 00:06:40 am »
Secondo me molto dipende da chi ci mette le mani,se nuovi in fabbrica o se vecchi in revisione.

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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #16 il: Febbraio 12, 2022, 07:23:50 am »
Esperienze con i microrotori?

Ho un UG66 revisionato nello Shadow. Quando lo metto do un giro di carica nel rimettere l’ora e resta efficiente anche usandolo solo in ufficio. Forse la mancanza della sfera dei secondi aiuta con i consumi ma per me va che è una bomba.
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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #17 il: Febbraio 12, 2022, 07:35:13 am »
Solo due esperienze un po’ fuori standard. Seiko 7016A che non ha nemmeno la possibilità di carica manuale: parte subito appena lo muovi, ma per arrivare ad un livello di carica che ti permetta di fargli fare un giorno sul tavolo senza fermarsi lo devi indossare 3 giorni. Parlo di attività limitata, tipicamente ufficio. Di solito se faccio il caffè in casa passo il tempo in attesa della moka a esercitare il polso. Più difficile quando esco e faccio colazione al bar, c’è il rischio che chiamino l’ambulanza  :)
L’automatico di Nomos, il DUW. Precisione da quarzo ed orologio che vale ogni centesimo ma non accumula carica facilmente. Usandolo un giorno e partendo da scarico poi non fa un giorno intero di riserva, va tenuto un po’ di più indossato per poter passare una giornata sul comodino ed essere ancora attivo. Quando lo indosso 2 giri di carica glieli do sempre soprattutto se so che farò ore seduto.
All’opposto il FP71 che ha anche la riserva visibile. Lo carico al minimo con due giri appena preso, tempo di vestirmi e fare un caffè ed è già quasi carico. Con il normale movimento da ufficio resta sempre nella parte alta della scala.
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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #18 il: Febbraio 12, 2022, 10:10:49 am »
Ho avuto un paio di El Primero 400 e non ricordo che impiegassero molto a partire.
Tutti gli ETA che possiedo o che ho posseduto (2824, 2892, 7750, Powermatic 800) partono nel lasso di tempo che impiego a toglierli dalla scatolaportaorologi ed allacciarli al polso: sconcertante!  :o   Lo stesso vale per l'Omega 8500 del Constellation.


Frederic Piguet: il 1185, freschissimo di revisione calabrese, gareggia con gli ETA, il 9.51 incassato sull'Andersen invece stenta un pochino, ma va detto che, per quanto ne sappia, non è stato oggetto di revisioni recenti.

Vintage o quasi: il Longines L.990 , seppure non revisionato da anni, parte molto rapidamente, così come il GP3100 del mio Ebel; vedremo come si comporterà il Lemania 8810 dell'altro 1911 quanto tornerà dalla revisione.

Lemania 8810 e Longines 990 sono la stessa cosa identica o cambia qualcosa?

P.S. Quando ho letto “revisione calabrese”, ho pensato: “ ammazza questo!!! Manda gli orologi per la revisione, da Calabrese!!!” .. boia, eri potente se avevi mandato l’Admirals Cup a fare la revisione da Vincent Calabrese!!!
Non so cosa, ma sono sicuro che il Lemania 8810 abbia un upgrade. In buona sostanza credo che sia meno delicato del capostipite Longines, ma non so essere più preciso.
Per calabrese intendevo l'origine del tecnico, il mitico Bruno Caputo!  ;) Devo dire però che quando ho scritto al Maestro Vincenzo per i problemi del Jean Marcel Mistery (complicazione Baladin, comunque risolti da Caputo e dal di lui figlio), lui mi propose di spedirglielo per fargli personalmente una revisione! Immagino quindi che sia disponibile anche per questo tipo di attività, verosimilmente più banale rispetto al suo "normale" lavoro di inventore e innovatore.
« Ultima modifica: Febbraio 15, 2022, 09:56:58 am da SoloMeccanico »

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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #19 il: Febbraio 12, 2022, 10:21:19 am »
Esperienze con i microrotori?
È il mio cruccio di questi giorni: quale efficienza considerato il minore momento di inerzia stante la geometria ridotta della massa oscillante? Non sono riuscito a trovare un vero supporto documentale che ne attesti il livello di efficienza. Sento voci contrastanti, che spaziano su estremi opposti da “pigrizia” tale da non passare la nottata a efficienza comparabile a rotore sovrapposto (questi ultimi essendo casi che mi sembrano più frequenti, specialmente i micro con soluzioni che “aiutano” la spinta come cuscinetti in ceramica, massa ad alta densità tipo pt, etc). Credo che molto dipenda dal grado di dinamicità del polso ospitante, ma veramente ho provato un po’ a cercare sul web e c’è chi si trova benissimo chi invece deve intervenire su corona anche su calibri moderni, tipo Tonda PF.
Sinora, tra le esperienze citate in questo topic, non mi sembra di aver visto calibri con soluzione a microrotore, a parte il fp71 che però è più classificabile come un decentrato.
Come ho scritto, il 1-66 presente nel mio Universal non ha la lancetta dei secondi, ma non ha dato affatto l'impressione di essere pigro in partenza nè di avere difficoltà nel mantenimento della carica. Vero è che il venditore mi ha confermato che è stato revisionato prima di metterlo in vendita ma, pur non essendo esperto di meccanica degli orologi, credo che molto dipenda dalla bontà progettazione di base del calibro, una qualità che, a mio modestissimo avviso, si tende a dare per scontata nei calibri moderni.

Errol

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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #20 il: Febbraio 12, 2022, 12:50:25 pm »
Avevo dimenticato un el primero
Carica ottima
        

S.M.

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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #21 il: Febbraio 12, 2022, 13:07:50 pm »
Si, probabilmente anche gli oli usati durante le revisioni possono incidere sull’efficienza dei dispositivi di ricarica automatica.

Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

SoloMeccanico

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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #22 il: Febbraio 13, 2022, 16:07:34 pm »
Detto delle nostre esperienze, c'è un modo per incrementare la prontezza di ripartenza dei nostri automatici?
Intendo a parte una costante e ben fatta revisione periodica.

Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #23 il: Febbraio 14, 2022, 15:25:17 pm »
Che io sappia no, a parte, al massimo, tra una revisione e l'altra, fare un lavaggio (e nuovi olii) alla parte automatica.
Anche se a me, più che la prontezza di ripartenza, interessa l'efficienza al polso (seppure i due aspetti possano essere collegati).
La ripartenza rapida potrebbe essere dovuta ad un orologio che non scarica completamente, quindi appena "smosso" potrebbe avere ancora qualche minuto o forse pure ora di autonomia (può accadere anche ad un manuale).
Ma non necessariamente questo indica un'efficienza maggiore una volta indossato.

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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #24 il: Febbraio 14, 2022, 17:38:32 pm »
Esperienze con i microrotori?
È il mio cruccio di questi giorni: quale efficienza considerato il minore momento di inerzia stante la geometria ridotta della massa oscillante? Non sono riuscito a trovare un vero supporto documentale che ne attesti il livello di efficienza. Sento voci contrastanti, che spaziano su estremi opposti da “pigrizia” tale da non passare la nottata a efficienza comparabile a rotore sovrapposto (questi ultimi essendo casi che mi sembrano più frequenti, specialmente i micro con soluzioni che “aiutano” la spinta come cuscinetti in ceramica, massa ad alta densità tipo pt, etc). Credo che molto dipenda dal grado di dinamicità del polso ospitante, ma veramente ho provato un po’ a cercare sul web e c’è chi si trova benissimo chi invece deve intervenire su corona anche su calibri moderni, tipo Tonda PF.
Sinora, tra le esperienze citate in questo topic, non mi sembra di aver visto calibri con soluzione a microrotore, a parte il fp71 che però è più classificabile come un decentrato.

Il mio ore  del mondo al polso non ho mai dovuto ricaricarlo.

Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #25 il: Febbraio 15, 2022, 01:19:35 am »
Esperienze con i microrotori?
È il mio cruccio di questi giorni: quale efficienza considerato il minore momento di inerzia stante la geometria ridotta della massa oscillante? Non sono riuscito a trovare un vero supporto documentale che ne attesti il livello di efficienza. Sento voci contrastanti, che spaziano su estremi opposti da “pigrizia” tale da non passare la nottata a efficienza comparabile a rotore sovrapposto (questi ultimi essendo casi che mi sembrano più frequenti, specialmente i micro con soluzioni che “aiutano” la spinta come cuscinetti in ceramica, massa ad alta densità tipo pt, etc). Credo che molto dipenda dal grado di dinamicità del polso ospitante, ma veramente ho provato un po’ a cercare sul web e c’è chi si trova benissimo chi invece deve intervenire su corona anche su calibri moderni, tipo Tonda PF.
Sinora, tra le esperienze citate in questo topic, non mi sembra di aver visto calibri con soluzione a microrotore, a parte il fp71 che però è più classificabile come un decentrato.

Sui microrotori, ho avuto una folta schiera di Heuer 12, non dei fulmini di guerra, ma mai grossi problemi. Forse un paio erano più pigri degli altri (il cortina ed il carrera mi pare), ma probabilmente più dovuto a manutenzione che altro.
Contando che il 12 non ha nemmeno la carica manuale, direi soddisfacenti.
C'è da dire che al tempo ero più movimentato che adesso

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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #26 il: Febbraio 15, 2022, 10:54:56 am »
posso riportare più delle impressioni che dei risultati certi,
perchè delle vere prove con metodo non le ho mai eseguite.
l'orologio non lo tengo al polso al lavoro e nemmeno quando vado a dormire.
quindi deve fare bene il suo lavoro l'automatico.
trovati fermi al mattino è capitato con il 12P e con il Roger Dubuis 14.
in entrambi i casi non per pigrizia nel caricare,ma per mancata manutenzione nel caso
del Piaget e per errata manutenzione nel Dubuis(era stato lubrificato il cuscinetto del rotore;
cuscinetti con sfere in ceramica devono viaggiare a secco).
l'impressione è che siano più efficienti i calibri a carica unidirezionale(ore che l'orologio ha marciato da quando è stato riposto) e non sarebbe nemmeno strano,perchè non ha attriti sulle ruote di inversione e nemmeno l'angolo morto
tra la rotazione del rotore destra-sinistra.
sulla velocità di carica non so dire,ma non tenete in nessuna considerazione i giri di corona necessari a far muovere la sfera dei secondi.
quello si chiama "arresto di impulso".




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Re:Calibri automatici: la ricarica
« Risposta #27 il: Febbraio 15, 2022, 18:20:41 pm »
Molto interessante.
A memoria, da alcune ricerche in rete che feci sul tema mi sembra di aver trovato che JLC abbia sostenuto la tesi della migliore efficienza dell’unidirezionale, proprio per i motivi che hai menzionato.
Sull’arresto di impulso, occorrono dei giri di carica per far sì che la forza trasferita dalla molla motrice sul dente della ruota di scappamento, attraverso il treno del tempo, sia tale da esercitare una pressione sul piano di impulso della leva dell’ancora superiore alla resistenza esercitata sulla stessa dalla spirale e dall’inerzia del bilanciere. Però, da quello che ho notato, e contrariamente a quanto mi sarei aspettato, se nel ricaricare l’orologio non si danno impulsi esogeni (cioè non lo si “scuote”), il numero di giri di corona per la ripartenza dell movimento può variare molto tra orologi diversi, anche se in perfetto stato.

… l'impressione è che siano più efficienti i calibri a carica unidirezionale(ore che l'orologio ha marciato da quando è stato riposto) e non sarebbe nemmeno strano,perchè non ha attriti sulle ruote di inversione e nemmeno l'angolo morto
tra la rotazione del rotore destra-sinistra.
sulla velocità di carica non so dire,ma non tenete in nessuna considerazione i giri di corona necessari a far muovere la sfera dei secondi.
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