Louis Moinet Metropolis Magic Blue, premessa:La storia di questo acquisto è piuttosto lunga e complessa, nata dal susseguirsi di eventi fra loro concatenati. All’incirca dieci mesi or sono volevo realizzare un “piccolo” desiderio, farmi produrre un orologio da un orologiaio indipendente secondo i miei desiderata (non svelerò anzitempo nulla al riguardo, dovrebbe arrivare a settembre/ottobre e ne parleremo a tempo debito) e nella ricerca di chi potesse farlo, ho conosciuto Eduard Neitzke. Appassionato in primis ma anche istituzione nel panorama degli indipendenti. Ci conosciamo e discutiamo a lungo del mio progetto, allargando la discussione all’artigiano/artista/orologiaio (scegliete voi il termine che più vi aggrada) che lo avrebbe realizzato e nel frattempo ci confrontiamo su questa passione, punti di contatto, affinità ed immancabili divergenze.
Nel tempo mi “trasferisce” la sua passione e conoscenza per Louis Moinet, per le origini, per l’invenzione del primo cronografo (Compteur de Tierces) nel 1816 e la rinascita dell’Atelier, per le loro creazioni odierne… discussioni che si ampliano in continuazione coinvolgendo anche uno dei più grandi collezionisti (o forse il più grande) di LM (e non solo) della Germania. Alla fine, scopro, comprendo, assimilo e me ne innamoro. Spesso si tratta di modelli estremi, eclettici, creativi, sovente non indossabili da chiunque e lo dichiarano esplicitamente (mi ricorda per altri versi Virginia Wolf ma questa è un’altra storia), tecnicamente ineccepibili, lavorazioni artigianali di qualità ed ore uomo per la produzione di ciascun orologio a livelli altissimi (si parla di centinaia di ore per orologio).
Siamo agli antipodi delle realtà industriali (anche) iper-blasonate dove l’apporto di un orologiaio (sarebbe meglio parlare di operaio alla catena di montaggio) è di circa 3 o 4 ore. La produzione complessiva dell’Atelier dai circa 1.000 orologi degli scorsi anni è destinata ad attestarsi come piano di sviluppo a 500 (alzando ulteriormente i contenuti, le ore uomo ed il target) chiaro indice della loro idea di posizionamento sul mercato.
L’acquisto:L’indecisione è stata tanta, troppi modelli a me affini e finanze purtroppo non adeguate a comprarne più d’uno. Ho seguito conseguentemente i miei “dogmi” e rispettandoli ho scelto il Metropolis Magic Blue. Un modello nel quale ci si perde ad osservarlo e che richiede tempo per apprezzarlo pienamente, ogni dettaglio non si esaurisce in sé stesso ma racchiude miriadi di sfaccettature, piani, riflessi, livelli sovrapposti come in una successione di stratigrafie e colori cangianti.
Il Metropolis gioca su vari livelli di scheletratura: sugli indici, sul quadrante, sulle anse e sui ponti verticali. Tutto è costruito attorno a due ponti verticali che attraversano l'orologio, questi sorreggono l'alloggiamento del movimento, sormontato dalla lunetta e dalle sue sei viti.
Il quadrante crea una sensazione di luce e leggerezza, gli indici sono sospesi a mezz'aria. Ogni marcatore è collegato ad un anello centrale e ad una flangia grigio scuro realizzata in neoralithe, materiale scelto per la sua trasparenza e purezza. Ogni indice è inoltre decorato, con una sezione satinata e tagliata a diamante che riflette la luce. Al di sotto di questa struttura aerea si trova un quadrante di colore “Magic Blue” parzialmente aperto, che tra le ore 8 e le 10 permette di vedere il bilanciere, lo scappamento ed i ponti che li mantengono in posizione.
Infine, il cinturino è in pelle di alligatore con fibbia déployante decorata con il simbolo di Louis Moinet, il Fleur de Lys.
Specifiche tecniche:Il movimento del Metropolis è certificato COSC ed è prodotto in esclusiva su disegno, progetto e specifiche proprietarie di Louis Moinet da Concepto.
Calibro/Movimento: LM45 automatico (prodotto da Concepto)
Oscillazioni: 28.800 vph, Frequenza: 4 Hz
Riserva di carica: 48 ore
Rubini: 22
Materiale cassa: stainless steel 316L
Vetro: doppio vetro zaffiro
Numeri del quadrante: Romani
Storia:Qualche anno fa venne alla luce che l’invenzione del cronografo altrimenti chiamato “contatori di terzi” non era opera, come da sempre ritenuto, dell’orologiaio francese Nicolas Rieussec nel 1821 ma del connazionale Louis Moinet nel 1816.
Non a caso l’artigiano, autore tra l’altro anche di un famoso trattato di orologeria (Traité d'Horlogerie, un trattato di orologeria pubblicato nel 1848 che rimase un'opera di riferimento definitiva per un secolo), visse la fine dell’Epoca dei Lumi forse proprio per creare una tra le complicazioni meccaniche più utili, anche a livello scientifico.
Moinet, dopo un anno di esperimenti, riuscì ad ultimare nel 1816 il primo contatore di terzi che ora la storia gli attribuisce. Con le sue 216.000 alternanze/ora o 30 Hertz, il che significava che poteva misurare con precisione fino a 1/60 di secondo. Se ci si pensa gli odierni orologi meccanici hanno (normalmente) una frequenza che va da 18.000 vph fino a 36.000 vph.
Per mettere le cose ancora più in prospettiva, fu solo nel 1916, esattamente un secolo dopo, che Heuer creò un cronografo che raggiungeva una frequenza di 360.000 alternanze all'ora.
Corredato di uno scappamento a cilindro totalmente appoggiato su rubini e immerso nell’olio per poter sopportare l’incredibile velocità di 60 oscillazioni complete in un secondo, dimostrò di essere in grado di funzionare anche per sessioni di misurazioni prolungate, inoltre era il primo orologio dotato di un meccanismo di azzeramento della sfera dei secondi.
Contatori di terzi o Cronografo del 1816:Il movimento reca quattro segni distintivi che testimoniano la data in cui i lavori furono iniziati (1815) e poi completati (1816).
Il cronografo presenta: in alto a sinistra un indicatore dei 60 minuti, in alto a destra ci sono i 60 secondi e nella parte inferiore del quadrante c'è un registro delle 24 ore. Al centro del quadrante c'è una lancetta sottile che indica 1/60 di secondo. Il cronografo è dotato di due pulsanti per l'arresto, l'avvio e l'azzeramento. Secondo Louis Moinet ha una riserva di carica di circa 30 ore, anche se questo non è stato testato, per evitare di danneggiare il movimento.
Fonti:Monochrome
Louis Moinet
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