Si non v'èdubbio alcuno!
Cosi tanto per sapere:
L'intera vicenda si innesta in quella più ampia e con numerosi intrecci e connivenze economiche e politiche, vicenda che tenne a lungo tempo le prime pagine dei giornali. Riguarda la scalata alla Banca Antonventeta da parte della banca Popolare di Lodi (allora Presieduta da Gianpiero Fiorani), sostenuto dall'allora Governatore della Banca d'Italia, alcuni immobiliaristi (Ricucci,Coppola) ed il finanziere bresciano Emilio Gnutti (già alleato di Consorte nella vicenda Telecom). L'insieme dei personaggi è stato consegnato alle cronache con la definizione emblematica dei furbetti del quartierino.
Le sue dimissioni sono state causate dalle accuse di aggiotaggio, associazione a delinquere e appropriazione indebita a lui rivolte in occasione dello scandalo finanziario relativo alla scalata della Banca popolare di Lodi, oggi Banca Popolare Italiana, alla Banca Antonveneta. L'aggiotaggio si concentra su 50 milioni di Euro ricevuti (insieme al proprio vice Ivano Sacchetti) dal finanziere bresciano Gnutti. Per «consulenze» in proprio fatte a favore della Hopa di Gnutti. «Consulenze», però, pagate non con fatture ma dietro lo schermo di plusvalenze artificialmente create con operazioni borsistiche «blindate».
Questa è la versione che Consorte ha offerto agli inquirenti per giustificare questa consistente somma. Flussi creati con un particolare meccanismo, secondo quanto già rilevato dalle indagini e spiegato da Gnutti: Consorte e Sacchetti, attraverso intermediari spesso del gruppo del banchiere Gianpiero Fiorani, investivano su titoli o prodotti derivati ritenuti «promettenti» dal punto di vista del margine di incremento prevedibile, e subito li rivendevano a Gnutti a prezzi sensibilmente più alti, ricavandone quindi immediate plusvalenze a colpo sicuro, di dimensione pari all'apparente generosità di Gnutti.
Al suo posto è stato nominato il Presidente dell'Emiliano-Romagnola Coop Adriatica, Pier Luigi Stefanini.
Ancora in corso gli accertamenti della magistratura, ma intanto il procuratore capo di Perugia Nicola Miriano e i Pm Alessandro Cannevale e Sergio Sottani hanno chiesto l'archiviazione per Consorte, il giudice milanese Francesco Castellano e il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro: la motivazione consiste nella "insussistenza di elementi idonei a sostenere l'accusa in giudizio". L'indagine aveva ipotizzato che i due magistrati fossero stati "arruolati" da Consorte per conoscere indiscrezioni e segreti delle indagini su Bnl, Antonveneta e Rcs: dopo un anno d'indagini, a chiudere l'inchiesta ha provveduto in data 2 ottobre 2006 la stessa procura.
In data 25 ottobre 2006, invece, Consorte, Ivano Sacchetti (ex presidente Unipol Banca e vicepresidente di Unipol) e il finanziere Emilio Gnutti sono stati condannati a 6 mesi di reclusione dal giudice di Milano Elisabetta Meyer con l'accusa di insider trading su titoli Unipol, stabilendo in 92.500 euro i danni patrimoniali e non patrimoniali che andranno risarciti dai tre condannati, in solido tra loro, alla Consob, parte civile nel processo. "Amareggiati e increduli" per l'esito della sentenza del Tribunale di Milano, Consorte e Sacchetti hanno sottolineato il fatto che si tratta comunque "solo del primo grado di giudizio".
Nel luglio 2007 la vicenda torna all'onore delle cronache perché una richiesta del Gip di Milano Clementina Forleo chiede al Parlamento di acquisire come prove il testo delle telefonate intercorse tra il Consorte e D'Alema e Fassino. L'ipotesi è di una guida "anche" politica alla scalata di BNL della quale Consorte sarebbe stato l'esecutore ottemperando alle volontà politiche dei suoi referenti.
Nel novembre 2007, Consorte viene condannato in appello, con sentenza che conferma la pena di 6 mesi ottenuta in primo grado. Consorte ha dichiarato: «Sono condannato per aver agito nell'interesse di Unipol. È una sentenza che non capisco: faremo ricorso in Cassazione». [1]
Nel luglio 2008 Consorte ritorna in possesso di gran parte dei 50 milioni di euro sequestrati dalla magistratura in quanto ritenuti frutto di operazioni illecite. Il Gup di Milano Luigi Varanelli ha riconosciuto che effettivamente la cifra riguardava una consulenza, disponendo quindi il dissequestro con sentenza passata in giudicato. Nonostante l'importanza di questa notizia, la stessa passa quasi sotto silenzio: appare nella versione cartacea del "Sole24ore" [2] e di "Il Foglio", ma è difficile trovare in internet qualche riferimento (lo stesso Consorte si "dimentica" di aggiornare il proprio sito).
Il 21 gennaio 2009 le condanne per Consorte, Sacchetti e gli altri dirigenti Unipol per insider trading vengono annullate senza rinvio dalla quinta sezione penale della Cassazione per incompetenza territoriale della procura di Milano. Gli atti vengono trasmessi a Bologna[3].
Un tiico italiano[
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