mi limito a un copia e incolla da altro forum, autore "pugaciof"
Quella di Levrette è una storia ricca di tradizione e fascino antico ed ha inizio alla fine del XVIII secolo in Francia, nella regione dell'Alsazia, dove l'attività lavorativa della popolazione è quasi per tutti basata sull'agricoltura. Per tutti, ma non per la famiglia di David Braunsweige il cui figlio, Jonathan, avviando nel 1832 un'attività di mercante e fabbricante di orologi, da inizio a quella dinastia di orologiai che creerà il marchio Levrette.
È una figura tipica quella di Jonathan Braunsweige e si inserisce perfettamente negli scenari di quegli anni, in cui sono forti gli stimoli che soffiano dalla vicina Svizzera e nei quali si va affermando la figura ormai famosa del contadino-orologiaio, che lavora in piccoli laboratori o addirittura nella propria fattoria durante i lunghi mesi d'inverno, ingegnandosi tra ruote e meccanismi.
Braunsweige , nel 1850, sull'onda di un discreto riscontro del suo commercio e delle sue realizzazioni, si trasferisce a La Chaux-de-Fonds, tappa obbligata per chi vuoi fare il classico salto di qualità, mettendosi in contatto con gli orologiai ed vi mercanti delle regioni circostanti.
È una scelta particolarmente adeguata che cavalca l'onda favorevole di un felice momento storico per la Confederazione Elvetica. Sono gli anni del boom dell'orologeria svizzera, diventata ormai una voce importante nell'economia di quel paese: la scena si popola di una miriade di nuove imprese, che si associano e creano nuove marche, mentre i paesi stranieri, chiedendo sempre più orologi, spingono il settore a specializzarsi e organizzarsi in termini più moderni.
In questo clima, Jonathan Braunsweige con Isaac, suo nipote, stabilisce il nuovo laboratorio nel centro di La Chaux-de-Fonds, in Rue des Arts, 5.
Nel 1887, dall'associazione con Daniel Hirsh, suo cognato, nascerà la Braunsweige & Hirsh dalla quale, nel giro di poco più di un decennio, sorgerà nel 1902 il marchio Levrette, per la fabbricazione di orologi e parti di orologio.
Dopo varie trasformazioni e passaggi, la società diventa Manufacture de Montres Levrette, prendendo come ragione sociale proprio l'ultima marca depositata da Isaac nel 1902.
La sede si trasferisce in Rue Leopold-Robert, la famosa via che attraversa interamente La Chaux-de-Fonds, mentre continua - anche se con una produzione numericamente più consistente - l'antica vocazione artigianale della Maison, con la fabbricazione e le modifiche di movimenti da tasca e da polso e l'ampliamento continuo di una collezione attenta a tutte le nuove tendenze e strutturata per assecondare la domanda sempre crescente del mercato.
La prima guerra mondiale e la grande crisi economica degli anni conseguenti ad essa, non risparmiano il settore orologiero. Anche per la Maison sono momenti difficili, ma dopo un breve periodo di stallo ed un rapido passaggio di testimone da parte della famiglia Braunsweige, il cammino riprende.
Nel 1932 la Braunsweige & C.ie arriva ad essere diretta da quattro amministratori che, nel momento di maggiore depressione economica, provvedono a rilevarla assicurandone così la continuità storica e produttiva.
Per gli orologi Levrette ha inizio una nuova vita, alimentata da nuove energie, stimoli e prospettive ma, soprattutto, rafforzata da uno stile imprenditoriale moderno e attento alla comunicazione che, sotto la guida di Charles Wilhelm ed Henri Bonardi, aprirà una via ricca di successo e popolarità durata quarant'anni.
È il momento in cui gli orologi Levrette si affermano su tutti i mercati con la sintesi di eleganza, qualità e tradizione che propongono, mentre al marchio storico si affiancano i simboli divenuti famosi del levriero e della stella a cinque punte (quest'ultima, che sovrasterà il marchio Levrette da allora in poi, è l'inevitabile conseguenza della passione di Wilhelm e Bonardi per il foot-ball e l'emblema dell'allora prestigiosa e conosciuta in tutta Europa squadra di La Chaux-de-Fonds, l'Etoile, di cui i due furono, all'epoca, i più alti dirigenti).
Gli anni '40 e '50 corrispondono, insomma, al periodo di massimo splendore della Casa ed il nome Levrette arriva ad identificarsi principalmente con la produzione di cronografi ed orologi meccanici da uomo (vd. Lev Master) dalle linee classiche e rigorose. Questa tendenza caratterizzerà anche gli anni '60 e bisognerà aspettare il decennio successivo perché la Maison, e con lei tutto il movimento orologiero svizzero, inizi a sentire l'influenza di quelle nuove tendenze espresse negli anni '70 nel campo del design.
Anche a questo profondo cambiamento la Levrette risponde però nel migliore dei modi, come sempre ha fatto nell'arco della sua lunga vita, e si adegua alle indicazioni della moda personalizzandole quanto più possibile.
Da questa trasformazione di linee, proporzioni e colori, nascono cronografi e subacquei eccellenti nelle prestazioni e interessanti dal punto di vista estetico (vd. Olimpionic 72 presentato in occasione delle Olimpiadi di Monaco), mentre le novità offerte dal progresso tecnologico la spingono a produrre uno dei primi orologi solari.
Poi, appena dopo i primi modelli digitali e a cristalli liquidi la grande crisi orologiera svizzera di quegli anni e l'inizio di un ventennale silenzio.
Levette è stata infatti una delle vittime illustri della grande crisi che negli anni '70, con l'avvento dei primi orologi digitali e la completa affermazione dei movimenti al quarzo, segnò il momentaneo declino dell'industria orologiera svizzera a vantaggio delle incalzanti realtà giapponesi e americane.
Se i mostri sacri del¬l'orologeria elvetica avevano potuto far fronte alla momentanea "bufera" permettendosi, in termini di spesa, una conversione della loro produzione non particolarmente gravosa, per realtà orologiere come il marchio del levriero e della stella a cinque punte, il cambiamento si era rivelato alla lunga insostenibile da più punti di vista.
Il nome Levrette si era via via eclissato dall'attenzione generale, facendo di quando in quando la sua comparsa, per lo più sotto la forma di eleganti esemplari degli anni '40 o '50, nelle pagine di qualche libro o rivista specializzata, oppure nelle vetrinette di qualche antiquario-collezionista ben fornito.
Poi, con il recente "boom" orologiero degli anni '80 segnato dal rinnovato slancio dell'industria svizzera, quel passato è tornato prepotentemente di moda e con esso l'amore per quegli orologi che, per l'estetica come per la tecnica, guardano alla tradizione.
Sono state riproposte tipologie cadute in disuso, la fabbricazione dei movimenti meccanici si è nuovamente riattestata sugli standard degli anni passati, ma, soprattutto, molte di quelle Maison che avevano dovuto abbassare il livello della propria produzione hanno riconquistato lo smalto di un tempo.
Sull'onda di questa "restaurazione" orologiera, si è quindi verificato il recente rientro di Levrette sul mercato - per il quale molto si deve alla BRM di Valenza Po.
Il marchio Levrette infatti è rimasto nei cassetti di Paul Picot che lo ha riabilitato riproponendo esemplari storici della tradizione.
E Paul Picot è di proprietà italiana.