A.H.C.I. da tempo svolge un ruolo di "associazione di categoria" per tutti gli orologiai indipendenti, nata proprio dalla volontà di Calabrese di raccogliere queste figure in un contesto che potesse favorirne l'aggregazione ma anche con finalità commerciali (creare una sorta di marchio di qualità) che poi in realtà non si sono materializzate.
Calabrese è per me un vero "enigma" di questo settore, uno che ha mostrato un talento fuori del comune, che ha creato alcune delle cose più sorprendenti dell'orologeria negli anni della sua rinascita, un visionario capace però di rimanere nel solco della tradizione, sempre tenuto ai margini dal settore stesso se è vero che a parte un paio di collaborazioni con Blancpain ai tempi di Bivier e Corum non credo abbia fatto altro.
Negli anni poi si è un po' spento, ha accettato qualche poltrona di rappresentanza in qualche consiglio di amministrazione ed è rimasto un po' in ombra sulla scena dell'orologeria indipendente.
Sempre molto caustico e critico verso l'industria orologiera, come bene o male molti dei suoi colleghi e in particolare Dufour che non le manda mai a dire, è uno dei tanti esempi di come l'orologeria 2.0, quella delle holding del lusso, releghi ai margini - o addirittura sacrifichi come nel caso di Mojon - i migliori talenti.
Le sue creazioni più celebri sono il golden bridge per Corum, il tourbillon voilant per Blancpain e gli orologi a ore vaganti, che ha prodotto a proprio nome oltre che per conto di vari marchi; Erm dovrebbe avere in casa uno splendido Hebdomas di tal fattura.
Sul suo sito, piuttosto datato e non aggiornato, ci sono ancora le foto di diverse meraviglie