In linea di principio, ad una cura interiore io tendo a porre attenzione ad una cura esteriore in ogni cosa che faccio. Pongo degli esempi al fine di spiegarmi meglio: cosa penseremmo di una tesi, di una relazione, di un manoscritto, di un atto giudiziario se, oltre alla sostanza ( contenuti, sintassi, grammatica, punteggiatura ecc), vi fosse una rilegatura sbagliata con delle pagine sistemate al contrario, con una copertina sbiadita ecc o, ancora peggio, se alla forma non facesse seguito la sostanza? Lo stesso vale x la persona: cura, ordine, pulizia sono, per me, indispensabili con una attenzione al dettaglio o al particolare che non guasta mai, senza sconfinare nel feticismo narcisistico. A me i vanesi, ne conosco più di uno, sono una categoria che mi da ai nervi..!!Arriviamo al dress code, definizione che a me, stavolta, non fa impazzire trovandola paradossalmente poco elegante ma indubbiamente efficace, non e' solo una questione di circostanze, credo sia anche una questione di buon gusto ma soprattutto di rispetto nei confronti degli altri. In alcuni luoghi e' indicata la cravatta: in parlamento, in una riunione del cda, alla conviviale del club, in un tribunale in cui, addirittura, se non indossi la toga ti cacciano fuori in quanto più che la situazione lo impone, appunto, il rispetto del luogo, delle persone o delle cariche che hai di fronte. Poi, ognuno fa ciò che gli pare ed e' libero di pensarla e di esprimersi come meglio crede, il mondo e' bello perché e' vario, ogni persona ha la propria sensibilità e la propria percezione d'eleganza. Del resto un tempo al casino' di Montecarlo dovevi per forza indossare la giacca, la cravatta ed erano consigliati i gemelli. Ora si siedono al tavolo i giocatori di calcio in scarpe da tennis, pantaloncini e magliettine aderenti. Non e' più una questione di garbo e di buone maniere, e' una questione di soldi.
Concordo, ma permettimi di aggiungere una considerazione...siamo sicuri che oggi, mi riferisco alla maggior parte delle persone ovviamente e non a tutte, questa libertà di azione, di pensiero, espressione ecc. sia veramente un punto di arrivo perseguito con cognizione di causa...
...o piuttosto sia la conseguenza di una deriva di principi, etica, gusto e, cosa ben più grave, pensiero?
(cosa molto meno inevitabile di quanto si sia portati a credere)
Quindi, siamo sicuri che sia proprio una scelta precisa, o piuttosto è una condizione nella quale sei collocato a tua insaputa e dalla quale non hai possibilità di uscita per mancaza di armi...accuratamente e chirurgicamente eliminate dal tuo "arsenale".
Trovo molto più plausibile la seconda opzione per il semplice fatto che vale sempre il detto "Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile"...se mi guardo intorno vedo davvero troppe persone che non saprebbero fare altro se non quello che fanno, quindi non si tratta di una scelta precisa ma di adattamento...e non voglio entrare nel merito di chi ha da guadagnare da questa situazione generalizzata a livello globale.
L'eleganza è una cosa che non si acquisisce per diritto di nascita o con il saldo del CC, va insegnata e coltivata, ci deve essere un pensiero forte, dietro a questo, per comprenderla ed amarla. Oggi più che mai, nelle società più avanzate, manca proprio la base...l'insegnamento.
Quando mio padre mi portava nel bosco, avevo 4 anni, e mi faceva sedere in silenzio ad ascoltare i rumori della natura...senza dirmi niente mi stava insegnando ad amare il silenzio, ad apprezzare la contemplazione, mi stimolava a pensare a ciò che mi circondava ed ad aprire gli occhi e la mente.
Se è mancato l'insegnamento si può arrivare ad apprezzare un calibro ben rifinito, a trovare gradevole o addirittura bellissimo un quadrante di un orologio, si può arrivare a capire la complessità del meccanismo, ma difficilmente si arriverà ad amare
l'essenza di quella macchina straordinaria creata dall'uomo, la sua anima...perchè è qualcosa di intangibile al quale arrivi solo grazie al percorso della tua vita.
E' questo che rimprovero al mondo odierno, la mancanza di insegnamento.
Saluti, Andrea
P.S. Scusate la "pesantezza" di certi miei interventi