Sarà che pecco di obiettività ma di calibri con microorotore ne hanno fatti e ne fanno anche altri, non so se te ne sei accorto. E non c'è più nulla di rivoluzionario da decenni, né di ardito, né di diffcile. E magari quelli fatti da altri costruttori forse non hanno neppure i non lievi difetti del 240, quelli della cronometria e quelli relativo alla carica automatica. Senza poi considerare le finiture scarse industriali. Poi quanto a spessore anche qui dovresti forse fare più attenzione: nel corso degli anni 50 spessore dei primi calibri con microrotore UG calò già molto. No, non mi convinci. E comunque sono passati troppi anni per gridare al miracolo.
Li vogliamo contare i calibri a microrotore sottili come o più dell'UG66/PP240?
Bastano e avanzano le dita di una mano, ancora oggi.
Nel corso del 1955 veniva presentata la prima domanda di brevetto del microrotore, e il calibro che ne discendeva, 215, era spesso 4,1 mm contro i 2,5mm del futuro UG66.
Per una breve cronostoria del microrotore UG ti rimando a questo link
http://arretrati.orologi.it/articoli/210/universalgenevebox.htmNon voglio convincerti, è un dato di fatto
vi chiedo secondo voi all'epoca, circa 50 anni fa, il nautilus, nel panorama orologiero dell'epoca, fu una novità al pari di un capolavoro impressionista? E se il nautilus, nonostante la sua forte identità, ha tratto ispirazione dal R.O
No, il Nautilus fu soltanto uno dei molti esempi di orologi che si collocavano in un filone inaugurato con il royal oak e a ben guardare già anticipato da molti orologi disegnati da Genta già a partire dagli anni 60.
Nessun capolavoro, che se di capolavoro - sul piano estetico - si può parlare, se ne può parlare solo per il 5402 che fu il modello in cui tutte le idee di Genta trovarono compimento esemplare.
Il primo di una intera generazione, il meglio concepito, perfetto in ogni suo particolare estetico.
Il 3700 al pari del 222 sono solo "varianti" di quel concept originale, richieste da due case desiderose di avere un proprio modello con quelle caratteristiche, nati quindi dall'esigenza di rivisitare un'idea già perfettamente compiuta in modo distinguibile; e come sempre la rivisitazione di qualcosa già perfetto genera risultati stilisticamente imperfetti, come stilisticamente imperfetti a mio avviso erano il 3700 e il 222.
L'IWC 1832 faceva storia a se, anche se impropriamente viene collocato nella medesima famiglia, visto che non aveva la caratteristica fondamentale che caratterizzava questi modelli rispetto a quelli già disegnati negli anni 60: l'eleganza dello spessore ridotto.