cicci ha scritto:
In effetti l'errore[:I] è dovuto al fatto che i primi "cronografi" scrivevano per davvero, infatti ci sono degli esempi di orologi che avevano sulla sfera dei secondi un pennino che tracciava un arco sulla cartina che veniva posta sotto. Nicolas Mathieu Rieussec[]:
Lato "B" di Nicolas Mathieu Rieussec[]:
Particolare della sfera conta secondi con il "pennino" per scrivere sulla cartina che veniva posta sotto[]:
Ad oggi uno che per primo ha voluto evidenziare "l'errore" del termine cronografo è stato G. Lange patron di Chronoswiss. Ha fatto un "Cronografo", .... anzi un "Cronoscopio" (come in effetti lo ha chiamato) che IMHO trovo indovinato come modello:
Chronoscope, Chronoswiss[]:
Nel linguaggio comune viene spesso confuso, erroneamente, con “cronometro”, termine che si riferisce, più specificamente, a un orologio di precisione, non importa se cronografo o solotempo. Ma anche il suo nome ufficiale nasconde, se analizzato dal punto di vista dell’etimologia, un equivoco di fondo: composto da crono (tempo) e grafo (scrivo), il cronografo dovrebbe essere uno strumento che scrive il tempo. Sarebbe decisamente più corretto, quindi, chiamarlo “cronoscopio”, dove scopio (guardo, vedo) rinvia alla vera funzione di questo orologio, che è quella di indicare visivamente la durata di un evento. L’equivoco linguistico, che non ha affatto condizionato il successo del modello in questione, ha precise ragioni storiche. Il nome “cronografo” fu coniato, intorno al 1820, per l’invenzione di un orologiaio francese, un certo Nicolas Mathieu Rieussec: si trattava di un curioso marchingegno, dotato di un piccolo serbatoio d’inchiostro, la cui “lancetta” lasciava due segni su un quadrante di smalto bianco, uno alla partenza e uno all’arresto del meccanismo, consentendo così una misurazione abbastanza precisa, e scritta, della durata di un determinato fenomeno. Era nato il chronographe pointeur, del quale i moderni cronografi hanno conservato soltanto il nome, entrato nel linguaggio comune di costruttori e pubblico nonostante la tecnica, su cui esso si basava, fosse stata abbandonata poco dopo la sua invenzione. Già nel 1831, per esempio, un tale Joseph Thaddeus Winnerl, orologiaio d’origine austriaca ma operante a Parigi, propose un sistema alternativo, ovvero un orologio con doppia lancetta dei secondi, nel quale la prima lancetta poteva essere fermata all’inizio dell’evento e la seconda alla fine: in pratica, un antenato del successivo “cronografo sdoppiante” e un’elegante soluzione ai problemi principali del chronographe pointeur, quali il rifornimento dell’inchiostro e l’inevitabile necessità di ripulire periodicamente il quadrante!
In realtà, la giusta direzione verso il cronografo moderno era stata tracciata molto tempo prima, addirittura nella seconda metà del Settecento, quando l’orologiaio svizzero Jean-Moïse Pouzait aveva brevettato la sua “montre à secondes mortes indépendantes”: un orologio con la lancetta dei secondi azionata da un meccanismo indipendente dal meccanismo che muoveva le lancette delle ore e dei minuti, e comandabile tramite un apposito pulsante. È evidente la portata innovativa di questa invenzione, che per la prima volta consentiva di effettuare delle misurazioni di eventi brevi (all’epoca soprattutto corse di cavalli) con le semplici operazioni di avvio e arresto della lancetta dei secondi; il tutto mantenendo la regolare marcia del tempo e quindi l’indicazione dell’ora esatta. Rimaneva - questo sì - un problema: il ritorno a zero della lancetta dei secondi richiedeva un certo tempo, e ciò rendeva impossibile misurare la durata di eventi consecutivi. Solo molto tempo dopo, nel 1844, avrebbe ovviato a questo inconveniente Adolphe Nicole, un bravo orologiaio svizzero trasferitosi a Londra: egli brevettò una piccola camma a forma di cuore che, fissata sull’asse della lancetta dei secondi, ne permetteva l’istantaneo ritorno a zero. A questo punto la strada verso lo sviluppo del cronografo era davvero tracciata: con un solo pulsante potevano essere comandate le tre funzioni principali, ovvero la partenza, l’arresto e il ritorno a zero.
Cicci []
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