Per un Paese come l'Italia, che ha poche risorse energetiche, è fondamentale la diversificazione delle stesse.
Quindi ben venga il fotovoltaico e l'eolico, ma anche il nucleare.
Per quanto riguarda poi il livello di "gradimento" di una centrale da parte delle popolazioni interessate, credo che tutto dipenderà dagli incentivi economici che lo stato intenderà riservare alle stesse: ICI, TARSU, IRAP e balzelli vari potrebbero subire una forte decurtazione o addirittura l'eliminazione totale.
Da tenere presente anche le opportunità di lavoro, ma anche di sviluppo e ricerca, per un intero comprensorio che una centrale nucleare indirettamente può creare.
Non mi riferisco alla semplice manodopera, ancorchè specializzata, per la realizzazione dell'impianto, ma anche e soprattutto alle possibilità di applicazioni scientifiche.
Ricerche e sperimentazioni da parte di atenei universitari o di industrie specializzate che necessitano di prove e di misure su materiali sottoposti ad irragiamento trarrebbero sicuro vantaggio dalla presenza in loco di reattori in ambienti controllati come quelli delle centrali.
Ricordo che, a seguito del referendum con cui di fatto venne bloccata la realizzazione di nuovi impianti in Italia, un'intera generazione di giovani ingegneri e fisici venne spazzata via, costringendoli ad emigrare o a diversificare le loro competenze.
Senza contare poi che il nostro paese è "circondato" da centrali nucleari (solo in Francia ce ne sono più di 50) e, se un incidente dovesse malauguratamente verificarsi in una di esse, renderebbe assolutamente vana la rinuncia a costruirne per non doverne subire le conseguenze nefaste.