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Christian Klings: un artista solitario

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #180 il: Aprile 19, 2018, 14:34:48 pm »
Le maison hanno gli archivi pieni zeppi di progetti. Il problema e' industrializzare, ciò vuol dire cambiare anche una intera catena produttiva e non conviene. Piuttosto impegnano i denari in progetti particolari e ambiziosi, alla ricerca dei primati; come fece poco tempo fa Patek o Vacheron.

Non conviene perché vendono lo stesso. Basta avere un buon reparto marketing, tanto il cliente tipo non è l’appassionato fissato che non gliene passa una, ma l’individuo comunque che segue nomi, mode e design.
Ricerche di mercato e marketing prima di tutto, poi il resto, sempre che ci sia un resto...
« Ultima modifica: Aprile 19, 2018, 14:36:26 pm da leolunetta »
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

S.M.

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #181 il: Aprile 19, 2018, 14:44:52 pm »
Anche la scusa degli akti costi di industrializzazione non tiene.

A parte che non è una catena di montaggio di un'automobile che ha robot difficili da modificare (che poi anche li oggi le cose sono cambiate molto), poi basta cambiare lo stampo dei ponti e platine e riprogrammare i centri a CNC.
Nulla di difficile per quello che ci fanno pagare gli orologi.

Manca la volontà, tanto vendono uguale....
Ciò che non si muove non si usura.......Quello che non c'è non si rompe.

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #182 il: Aprile 19, 2018, 15:14:18 pm »
Anche la scusa degli akti costi di industrializzazione non tiene.

A parte che non è una catena di montaggio di un'automobile che ha robot difficili da modificare (che poi anche li oggi le cose sono cambiate molto), poi basta cambiare lo stampo dei ponti e platine e riprogrammare i centri a CNC.
Nulla di difficile per quello che ci fanno pagare gli orologi.

Manca la volontà, tanto vendono uguale....
In parte non è così perché non hanno una sola macchina che fa tutto. Sono più stazioni in serie ed ognuna è dedicata. Poi tutto si può fare, basta avere la volontà
 

mbelt

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #183 il: Aprile 19, 2018, 15:37:29 pm »
Anche la scusa degli akti costi di industrializzazione non tiene.

A parte che non è una catena di montaggio di un'automobile che ha robot difficili da modificare (che poi anche li oggi le cose sono cambiate molto), poi basta cambiare lo stampo dei ponti e platine e riprogrammare i centri a CNC.
Nulla di difficile per quello che ci fanno pagare gli orologi.

Manca la volontà, tanto vendono uguale....
In parte non è così perché non hanno una sola macchina che fa tutto. Sono più stazioni in serie ed ognuna è dedicata. Poi tutto si può fare, basta avere la volontà
Non solo vendono uguale, vendono di più. E alle mitiche aste, chissà quanto vere, orologi onestamente vecchi, o industriali e senza pregio, si vendono a valori stupefacenti.
Ma torno un attimo sull'altra questione, quella dei metodi di progettazione. Giulio Papi su questo avrebbe molte cose da dire. A suo tempo me ne spiegò alcune che purtroppo non posso riportare esattamente solo perché non mi ricordo i due sostantivi che aveva usato, che secondo lui delineavano due metodi completamente diversi di progettazione del calibro di un orologio con risultati molto diversi, anche se entrambi computerizzati. Infatti quando si prevede di fare pochi pezzi, magari pure complicati, esiste un forte rischio affidabilità, controllo qualità, difettosità. Almeno se si segue un metodo di progettazione digitale standard (ma lo aveva chiamato con altro nome) che punta molto sull'abilità dell'orologiaio montatore, per prevenire problemi. Con questo metodo è per esempio progettato il nostro calibro AP 2866, Stefano. Mentre da ormai molti anni Papi lavora con un metodo di progettazione totalmente diverso, che richiede molte più risorse informatiche (quindi inottenibile senza potenti mezzi telematici) che è anche più costoso a livello di progetto, ma che consente di prevenire molti difetti già in quella sede, e di evitare di affidarsi troppo a bravi orologiai montatori. Lui mi disse che da quando avevano adottato questo secondo metodo la difettosità si era ridotta ad un terzo della precedente, e quindi i costi maggiori venivano ampiamente recuperati con maggiore soddisfazione anche dei clienti.
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #184 il: Aprile 19, 2018, 16:21:12 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…
(...)
Ma tu pensi davvero che fino agli anni 80 le aziende di orologeria non usassero il computer? I computer, anche se in forma meno evoluta, si usavano già anche negli anni 70. Mai sentito parlare di calcolatori ed elaboratori a schede perforate per fare un esempio? E attenzione ad un'altra differenza che rende per me non pertinente il tuo esempio: quelle erano fabbriche con tanti lavoratori, quando negli anni 50 certamente non usavano i computer, e tante macchine per fare gli orologi, sempre negli anni 50, non a controllo numerico, ovviamente. Non un artigiano da solo. Questa cambia tutto. Poi allora comunque costoro non rifiutavano la tecnologia: usavano tutta quella disponibile all'epoca. Poi allora tutti gli orologi della concorrenza erano fatti così, non si confrontavano con orologi progettati a computer .Qui c'è un rifiuto che dovrebbe avere una motivazione riconducibile al prodotto orologio.
Forse è meglio dormire la notte :-*

Guarda Marco, bisogna darti atto che da quando sei rientrato hai evitato (a parte un paio di cadute di stile con Claudio) di insultare gli altri forumisti, in maniera diretta o indiretta (come facevi con continue allusioni agli “incompetenti”, ai “cervelli chiusi”… ::)). Non so fino a quando...

Ma sul piano dei contenuti hai ricominciato con la stessa solfa, se non peggiore: mischiare informazione a disinformazione, affermare una cosa e subito dopo il contrario, pur di tenere il punto che sostieni.
Stai facendo il troll del forum.

In questo topic hai prima affermato: “guardo e valuto il prodotto finale, non tanto come viene prodotto”.
Poco dopo ti preoccupi se un orologiaio di oggi, lavorando come si faceva cinquant’anni fa, manifesta un “rifiuto della tecnologia” che non avevano i suoi predecessori…
Cioè non valuti il prodotto finale, ma l’atteggiamento dell’orologiaio rispetto alla tecnologia!
Gli orologi dell’età classica, seppure realizzati con le medesime  modalità di Klings, sarebbero superiori perché l’atteggiamento degli orologiai che li progettarono non denoterebbe un rifiuto della tecnologia allora disponibile…  ::)

Aggiungi che la concorrenza di oggi è diversa da quella di una volta…
Continui quindi a non  valutare il prodotto in sé, ma in rapporto a quanto di diverso si potrebbe trovare.
Non ti sfiora la mente che chi guarda a un Klings non cerca il miglior ritrovato della tecnologia moderna, ma un prodotto caratterizzato da cura artigianale e personalizzazione? Ed è disposto a pagare cifre più alte per questo tipo di prodotto, “accontentandosi” di un calibro originale che abbia prestazioni più che adeguate a un orologio che non deve vincere un premio di cronometria?

Peraltro, sono pronto a scommettere che un Klings, grazie all’accuratezza della realizzazione e della regolazione, è molto più robusto e preciso della maggior parte dei concorrenti realizzati col pc.
La potenza di calcolo dei pc, infatti, non è necessaria – come ha spiegato Idomeneo - a compiere calcoli che possono essere realizzati anche a mano, quanto utile  a effettuarli più in fretta e a velocizzare le fasi di test del prodotto. L’elaborazione elettronica diventa davvero necessaria con le grandi complicazioni, o quando si vogliono sperimentare soluzioni estreme in termini di architettura o spessore del movimento senza che i tempi della sperimentazione diventino infiniti.

Quanto all’uso dei pc nell’orologeria tradizionale, pur di tenere il punto la butti là su “elaboratori con schede perforate” negli anni Settanta… cioè nel decennio in cui le schede perforate stavano diventando obsolete; e a metà del quale si interruppe la progettazione di calibri meccanici per la crisi del quarzo.
Tu sai qualcosa di preciso  sull’uso di elaboratori elettronici per la progettazione di orologi nel periodo precedente???
Forse non sai – o fai finta di non sapere – che gli elaboratori elettronici di vecchia concezione erano utilizzati soprattutto per gestire database complessi (applicazione non pertinente con la progettazione di orologi) e accrescere la velocità di calcolo (applicazione sovradimensionata rispetto alla complessità dei calcoli richiesti per i calibri degli orologi, anche tenendo conto dei costi esorbitanti di quegli elaboratori). Le applicazioni possibili con i vecchi elaboratori, quindi, erano ben diverse dalla progettazione CAD (questa sì rivoluzionaria), che si è diffusa negli anni Settanta nell’industria pesante ed è giunta al settore orologiero solo negli Ottanta.

Dovresti poi ben sapere – ma qui fai sicuramente finta di non sapere – che la progettazione degli orologi veniva in genere fatta da un solo orologiaio, il responsabile del progetto. Per complicazioni particolari si poteva avere la collaborazione di due o tre orologiai. Il team che affiancava il responsabile era costituito da orologiai che dovevano soprattutto predisporre e testare i componenti, accelerando lo sviluppo. Un artigiano come Klings si prende il tempo che vuole e procede per miglioramenti progressivi.

Infine, dovresti ben sapere – ma fai ancora finta di non sapere – che i vecchi calibri progettati con carta e penna costavano poco solo se non erano altamente rifiniti. Altrimenti costavano di più, in proporzione, di un Klings odierno (il lusso esisteva anche allora…).
 

Insomma: per sostenere un’opinione legittima (cioè che per te l’elemento più importante nella valutazione di un orologio è l’innovazione), utilizzi una serie di argomentazioni speciose; e persino di informazioni che sai essere errate o prive di riscontro.

Concludo facendo appello al tuo ego, che mi sembra la cosa cui tieni di più: ti accorgi che così perdi ogni credibilità, facendo venir meno l’attenzione di chi ti legge anche per ciò che di interessante potresti condividere?
"Non esistono venti favorevoli per il marinaio che non sa dove andare" (Seneca)

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #185 il: Aprile 19, 2018, 16:34:51 pm »
Esiste una ragione per usare un cad/cam come tellwatch per esempio. Se realizzi un super complicato la simulazione aiuta a risolvere il difetto prima di aver prodotto i pezzi e impegnato ore di officina. Se devi realizzare una banale ruota non hai bisogno di fare nessun calcolo, non calcoli le spirali, gli angoli di levata ecc.ecc. Ore di lavoro risparmiare. Però un artigiano fa altro, perde tempo, costruisce e prova. Anche da li crei esperienza.
 

mbelt

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #186 il: Aprile 19, 2018, 16:44:13 pm »
Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…
(...)
Ma tu pensi davvero che fino agli anni 80 le aziende di orologeria non usassero il computer? I computer, anche se in forma meno evoluta, si usavano già anche negli anni 70. Mai sentito parlare di calcolatori ed elaboratori a schede perforate per fare un esempio? E attenzione ad un'altra differenza che rende per me non pertinente il tuo esempio: quelle erano fabbriche con tanti lavoratori, quando negli anni 50 certamente non usavano i computer, e tante macchine per fare gli orologi, sempre negli anni 50, non a controllo numerico, ovviamente. Non un artigiano da solo. Questa cambia tutto. Poi allora comunque costoro non rifiutavano la tecnologia: usavano tutta quella disponibile all'epoca. Poi allora tutti gli orologi della concorrenza erano fatti così, non si confrontavano con orologi progettati a computer .Qui c'è un rifiuto che dovrebbe avere una motivazione riconducibile al prodotto orologio.
Forse è meglio dormire la notte :-*

Guarda Marco, bisogna darti atto che da quando sei rientrato hai evitato (a parte un paio di cadute di stile con Claudio) di insultare gli altri forumisti, in maniera diretta o indiretta (come facevi con continue allusioni agli “incompetenti”, ai “cervelli chiusi”… ::)). Non so fino a quando...

Ma sul piano dei contenuti hai ricominciato con la stessa solfa, se non peggiore: mischiare informazione a disinformazione, affermare una cosa e subito dopo il contrario, pur di tenere il punto che sostieni.
Stai facendo il troll del forum.

In questo topic hai prima affermato: “guardo e valuto il prodotto finale, non tanto come viene prodotto”.
Poco dopo ti preoccupi se un orologiaio di oggi, lavorando come si faceva cinquant’anni fa, manifesta un “rifiuto della tecnologia” che non avevano i suoi predecessori…
Cioè non valuti il prodotto finale, ma l’atteggiamento dell’orologiaio rispetto alla tecnologia!
Gli orologi dell’età classica, seppure realizzati con le medesime  modalità di Klings, sarebbero superiori perché l’atteggiamento degli orologiai che li progettarono non denoterebbe un rifiuto della tecnologia allora disponibile…  ::)

Aggiungi che la concorrenza di oggi è diversa da quella di una volta…
Continui quindi a non  valutare il prodotto in sé, ma in rapporto a quanto di diverso si potrebbe trovare.
Non ti sfiora la mente che chi guarda a un Klings non cerca il miglior ritrovato della tecnologia moderna, ma un prodotto caratterizzato da cura artigianale e personalizzazione? Ed è disposto a pagare cifre più alte per questo tipo di prodotto, “accontentandosi” di un calibro originale che abbia prestazioni più che adeguate a un orologio che non deve vincere un premio di cronometria?

Peraltro, sono pronto a scommettere che un Klings, grazie all’accuratezza della realizzazione e della regolazione, è molto più robusto e preciso della maggior parte dei concorrenti realizzati col pc.
La potenza di calcolo dei pc, infatti, non è necessaria – come ha spiegato Idomeneo - a compiere calcoli che possono essere realizzati anche a mano, quanto utile  a effettuarli più in fretta e a velocizzare le fasi di test del prodotto. L’elaborazione elettronica diventa davvero necessaria con le grandi complicazioni, o quando si vogliono sperimentare soluzioni estreme in termini di architettura o spessore del movimento senza che i tempi della sperimentazione diventino infiniti.

Quanto all’uso dei pc nell’orologeria tradizionale, pur di tenere il punto la butti là su “elaboratori con schede perforate” negli anni Settanta… cioè nel decennio in cui le schede perforate stavano diventando obsolete; e a metà del quale si interruppe la progettazione di calibri meccanici per la crisi del quarzo.
Tu sai qualcosa di preciso  sull’uso di elaboratori elettronici per la progettazione di orologi nel periodo precedente???
Forse non sai – o fai finta di non sapere – che gli elaboratori elettronici di vecchia concezione erano utilizzati soprattutto per gestire database complessi (applicazione non pertinente con la progettazione di orologi) e accrescere la velocità di calcolo (applicazione sovradimensionata rispetto alla complessità dei calcoli richiesti per i calibri degli orologi, anche tenendo conto dei costi esorbitanti di quegli elaboratori). Le applicazioni possibili con i vecchi elaboratori, quindi, erano ben diverse dalla progettazione CAD (questa sì rivoluzionaria), che si è diffusa negli anni Settanta nell’industria pesante ed è giunta al settore orologiero solo negli Ottanta.

Dovresti poi ben sapere – ma qui fai sicuramente finta di non sapere – che la progettazione degli orologi veniva in genere fatta da un solo orologiaio, il responsabile del progetto. Per complicazioni particolari si poteva avere la collaborazione di due o tre orologiai. Il team che affiancava il responsabile era costituito da orologiai che dovevano soprattutto predisporre e testare i componenti, accelerando lo sviluppo. Un artigiano come Klings si prende il tempo che vuole e procede per miglioramenti progressivi.

Infine, dovresti ben sapere – ma fai ancora finta di non sapere – che i vecchi calibri progettati con carta e penna costavano poco solo se non erano altamente rifiniti. Altrimenti costavano di più, in proporzione, di un Klings odierno (il lusso esisteva anche allora…).
 

Insomma: per sostenere un’opinione legittima (cioè che per te l’elemento più importante nella valutazione di un orologio è l’innovazione), utilizzi una serie di argomentazioni speciose; e persino di informazioni che sai essere errate o prive di riscontro.

Concludo facendo appello al tuo ego, che mi sembra la cosa cui tieni di più: ti accorgi che così perdi ogni credibilità, facendo venir meno l’attenzione di chi ti legge anche per ciò che di interessante potresti condividere?
Torno a scrivere che avresti fatto meglio a riposare la scorsa notte.
Infatti uno dei modi di discutere seriamente è cercare di seguire la logica della persona con cui stai discutendo.  Ecco perché, guardando io al prodotto finito, e considerando i metodi di produzione solo funzionali al prodotto finito, mi sono chiesto e continuo a chiedermi che impatto ha un tale rifiuto tecnologico nella progettazione sul prodotto finito. Un rifiuto che avviene OGGI non CINQUANTA ANNI FA , o più quando tutto era diverso. E non considerare la ENORME differenza tra gli orologi e il contesto di decine e decine di anni fa e oggi , i materiali diversi, i fornitori diversi (che certamente lavorano con sistemi informatici),le tolleranze diverse,  le possibilità diverse sul piano tecnologico impossibili anni fa, è un errore talmente clamoroso che non penso che tu non te ne renda conto. Ma ancora. Gli esempi che fai, lo ripeto, non riguardano singoli orologiai che 70 anni fa facevano da soli quello che oggi farebbe KLINGS, ma grandi industrie, con macchine a centinaia, con collaboratori spesso a migliaia. Secondo te questi fattori, e sono solo i principali, non dovrebbero rendere TOTALMENTE IMPROPRIO il paragone che fai? Fra oggi e ieri?
Inoltre tu sostieni , non considerando tali elementi, che allora poiché 70 anni fa gli orologi in fondo funzionavano allora oggi non ci sarebbero problemi. Ma dimentichi che oggi gli orologi hanno standard assolutamente superiori rispetto a 70 anni fa, in  termini di cronometria, robustezza, affidabilità, impermeabilità, possibilità di complicazioni adottabili (o pensi che certi pluricomplicati sarebbero stati possibili su orologi da polso di 70 anni fa? infatti non c'erano, si sono visti solo dalla seconda metà degli anni 80). Non solo: ma scrivi che questo orologiaio solitario, poiché fa pochi pezzi avrà modo di regolarli bene. Ma ti ha mai spiegato qualcuno che una cronometria che dipende unicamente o principalmente da regolazioni non regge nel tempo?  Inoltre, fingi di non sapere che tutta l'industria meccanica, TUTTA , adottava già elaboratori negli anni 70, anzi dalla seconda metà degli anni 60, che si sono sviluppati sempre più. Dimentichi che quelle aziende erano ENORMI, impiegavano centinaia e a volte migliaia di orologiai, altro che il singolo orologiaio che decideva e faceva tutto lui (ma che film hai visto?). E cosa c'entra con questa considerazione ovvia la crisi del quarzo? Non è che perché c'era la crisi del quarzo allora la produzione tornava a prescindere da computer e calcolatori, anzi credo che ne abbia incrementato l'uso.
Ma in ultimo. Facciamo finta che quanto sopra sia tutto sbagliato, ininfluente, che hai ragione tu, cioè che i tuoi paragoni sono plausibili. Sposando il tuo ragionamento, a che conclusione si giunge? Che questo ritorno alla progettazione senza computer nella tua ipotesi NON PORTEREBBE AD ALCUN MIGLIORAMENTO NEL PRODOTTO FINITO. Cioè secondo esattamente la MIA logica. E allora a che pro adottarlo? E allora ancora il mio quesito iniziale non solo ha senso a priori, ma anche a posteriori, anche seguendo conclusioni che mi sembrano ad essere generosi improprie.
Non ti convince? Non è un problema. Mica la dobbiamo pensare allo stesso modo. Ma evita di screditare con argomenti speciosi le argomentazioni altrui, grazie.
Ancora: mi chiedi se non mi viene in mente che un utente di un Klings potrebbe accettare meno prestazioni in cambio della "poesia"...e mi confermi così che non ti sei accorto che io con il mio ragionamento sono partito proprio da questa ipotesi. Ed in questo senso dico che questo collezionista prescinde dal prodotto ma sceglie il contorno, esattamente come specularmente fanno altri quando comprano il nome di una casa, una storia, prima ancora di un orologio di vero valore. Certo sceglie un prodotto più pregiato, ma il ragionamento è speculare a quello di chi sceglie un prodotto meno artigianale e pregiato. Un atteggiamento quasi ideologico, esogeno al prodotto.
Quanto allo stile, io qui non ho reagito non  a continue provocazioni ed insulti personali, non tuoi. E intendo continuare a farlo. Quanto alla credibilità io penso che ognuno faccia meglio a pensare alla propria e non a quella degli altri.
« Ultima modifica: Aprile 19, 2018, 17:26:26 pm da mbelt »
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #187 il: Aprile 19, 2018, 17:32:46 pm »
Citazione
---
L'orologeria non e' una scienza oscura, vi sono precise regole da seguire e formule matematiche neppure troppo complesse.
---

Evidenzio questo passaggio.
Sulla non complessità sarei più cauto, la meccanica non è certo una scienza "facile" ed i calcoli relativi alla progettazione completa di un calibro sono certamente complessi e lunghi.
Ricordo alcune dissertazioni tecniche del già citato Giulio Papi - su altri lidi  - che certo non erano di facile comprensione, ed in parte per nulla, nonostante studi - oramai lontani - matematici universitari con buoni risultati.
Poi certo a chi pratica per professione attività per questi aspetti assimilabili il metro di paragone può cambiare.

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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #188 il: Aprile 19, 2018, 17:38:02 pm »
Citazione
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L'orologeria non e' una scienza oscura, vi sono precise regole da seguire e formule matematiche neppure troppo complesse.
---

Evidenzio questo passaggio.
Sulla non complessità sarei più cauto, la meccanica non è certo una scienza "facile" ed i calcoli relativi alla progettazione completa di un calibro sono certamente complessi e lunghi.
Ricordo alcune dissertazioni tecniche del già citato Giulio Papi - su altri lidi  - che certo non erano di facile comprensione, ed in parte per nulla, nonostante studi - oramai lontani - matematici universitari con buoni risultati.
Poi certo a chi pratica per professione attività per questi aspetti assimilabili il metro di paragone può cambiare.
Ti dirò di più. Ci sono valenti maestri orologiai, nomi grossi, che neppure con gli strumenti informatici si fidano a fare i calcoli per un nuovo calibro appena appena complesso, e li fanno fare ai Papi di turno. Non voglio fare normi ma di un caso ho saputo. Anche per questo questa rinuncia ai computer mi sembra una scelta ideologica che prescinde dal prodotto. E quindi sì: quei calcoli lì di facile non hanno niente, neppure per professionisti con i fiocchi, di quelli che si fanno pagare tanto. Ed ecco quindi che si apre una ulteriore questione: cioè, troppe persone, anche appassionate, non per loro responsabilità, ignorano quante poche persone sarebbero capaci con l'informatica, con il software, con l'esperienza, di fare orologi di un certo livello. Non sanno quante volte anche dietro ad indipendenti di chiara fama si celino le stesse pochissime persone, geni del settore, che fanno tutto per quasi tutti, o diciamo per tanti, al più alto livello. Che fanno fare a questi le cose, perché loro non le sanno fare. Vale ovviamente anche per le case orologiere .
Per questo poi, pur amando Journe, io prima ancora di andare da Journe consiglierei ai colleghi forumisti una visita più significativa, e molto molto bella: quella alla Reanud&Papi AP, a Le Locle, perchè si vede anzitutto una piccola azienda magnifica di circa 200 persone, per lo più orologiai, impegnati in orologi complicati o complicatissimi, per i più diversi clienti. E allora qualche illusione poi decade, e si capisce meglio come funziona questo mondo, e quante bugie vengono raccontate da tanti, troppi. Quanti, e non faccio nomi, senza Papi non riescono a far funzionare quello che progettano, e in due casi mi riferisco anche ad orologiai della mostra (ma tengo il riserbo sui loro nomi come è giusto). E perchè poi tanti addetti ai lavori di fronte a certe cose sorridono....Dopo andrei da Journe e da tutti gli altri. Ma lì si vedono a capiscono tante cose.
« Ultima modifica: Aprile 19, 2018, 18:00:22 pm da mbelt »
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #189 il: Aprile 19, 2018, 17:57:27 pm »
Gli esempi che fai, lo ripeto, non riguardano singoli orologiai che 70 anni fa facevano da soli quello che oggi farebbe KLINGS, ma grandi industrie, con macchine a centinaia, con collaboratori spesso a migliaia. Secondo te questi fattori, e sono solo i principali, non dovrebbero rendere TOTALMENTE IMPROPRIO il paragone che fai? Fra oggi e ieri?

Non mischiamo le carte.
La differenza dimensionale tra le maisons  del passato e un artigiano odierno è data dai diversi livelli di produzione.
Stiamo parlando dell’uso del pc nella progettazione, che allora non vedeva impegnate “migliaia” di collaboratori, ma un  orologiaio (a volte due/tre) responsabile per ogni calibro.

Certo, Klings ha scelto una dimensione di autonomia spinta che non era consueta in passato. Ma qualitativamente l'approccio resta il medesimo.
 

Inoltre tu sostieni , non considerando tali elementi, che allora poiché 70 anni fa gli orologi in fondo funzionavano allora oggi non ci sarebbero problemi. Ma dimentichi che oggi gli orologi hanno standard assolutamente superiori rispetto a 70 anni fa, in  termini di cronometria, robustezza, affidabilità, impermeabilità, possibilità di complicazioni adottabili (o pensi che certi pluricomplicati sarebbero stati possibili su orologi da polso di 70 anni fa? infatti non c'erano, si sono visti solo dalla seconda metà degli anni 80).

L’orologeria meccanica è venuta a maturazione negli anni ‘50/’60 per quello che riguarda precisione, affidabilità, robustezza e impermeabilità. Non a caso ci si lamenta spesso che da allora la ricerca sembra essersi fermata…
A quel periodo possiamo far riferimento, non a “70 anni fa”. Peraltro un Klings oggi può valersi delle conoscenze maturate negli ultimi decenni (anche grazie all’elettronica).
 

o pensi che certi pluricomplicati sarebbero stati possibili su orologi da polso di 70 anni fa? infatti non c'erano, si sono visti solo dalla seconda metà degli anni 80

Questo l’ho già scritto io (ma hai ripreso il vizio di rispondere senza leggere).
L’uso della progettazione CAD (e non dei pc con schede perforate…  ::)) negli anni ’80 ha consentito applicazioni importanti nelle grandi complicazioni. Che non sono il terreno scelto da Klings.
 

Inoltre, fingi di non sapere che tutta l'industria meccanica, TUTTA , adottava già elaboratori negli anni 70, anzi dalla seconda metà degli anni 60, che si sono sviluppati sempre più.

Non nella progettazione degli orologi, ti ripeto.
Il CAD ha iniziato a diffondersi negli anni Settanta nelle grandissime industrie (automobili, aerei, ecc.), per arrivare a settori più piccolo come quello dell’orologeria solo negli anni Ottanta.


Che questo ritorno alla progettazione senza computer nella tua ipotesi NON PORTEREBBE AD ALCUN MIGLIORAMENTO NEL PRODOTTO FINITO. Cioè secondo esattamente la MIA logica. E allora a che pro adottarlo?

Oh, il punto è proprio questo.
Un orologio artigianale - come ho già scritto - non è pensato per produrre un “miglioramento” tecnologico nel prodotto finito.
La maestria dimostrata con una realizzazione manuale non è solo "poesia", ma una caratteristica del prodotto.

Se si comprende questo punto di vista – che non deve necessariamente essere condiviso da tutti  – si può legittimamente sostenere che è meglio un prodotto tecnologicamente avanzato.
O che nel vasto mondo degli orologi c’è spazio per approcci diversi.
Senza bisogno, però, di imbastire fantasie sulla scarsa qualità di orologi progettati con i metodi che hanno prodotto grandi capolavori.
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #190 il: Aprile 19, 2018, 18:06:25 pm »
Gli esempi che fai, lo ripeto, non riguardano singoli orologiai che 70 anni fa facevano da soli quello che oggi farebbe KLINGS, ma grandi industrie, con macchine a centinaia, con collaboratori spesso a migliaia. Secondo te questi fattori, e sono solo i principali, non dovrebbero rendere TOTALMENTE IMPROPRIO il paragone che fai? Fra oggi e ieri?

Non mischiamo le carte.
La differenza dimensionale tra le maisons  del passato e un artigiano odierno è data dai diversi livelli di produzione.
Stiamo parlando dell’uso del pc nella progettazione, che allora non vedeva impegnate “migliaia” di collaboratori, ma un  orologiaio (a volte due/tre) responsabile per ogni calibro.

Certo, Klings ha scelto una dimensione di autonomia spinta che non era consueta in passato. Ma qualitativamente l'approccio resta il medesimo.
 

Inoltre tu sostieni , non considerando tali elementi, che allora poiché 70 anni fa gli orologi in fondo funzionavano allora oggi non ci sarebbero problemi. Ma dimentichi che oggi gli orologi hanno standard assolutamente superiori rispetto a 70 anni fa, in  termini di cronometria, robustezza, affidabilità, impermeabilità, possibilità di complicazioni adottabili (o pensi che certi pluricomplicati sarebbero stati possibili su orologi da polso di 70 anni fa? infatti non c'erano, si sono visti solo dalla seconda metà degli anni 80).

L’orologeria meccanica è venuta a maturazione negli anni ‘50/’60 per quello che riguarda precisione, affidabilità, robustezza e impermeabilità. Non a caso ci si lamenta spesso che da allora la ricerca sembra essersi fermata…
A quel periodo possiamo far riferimento, non a “70 anni fa”. Peraltro un Klings oggi può valersi delle conoscenze maturate negli ultimi decenni (anche grazie all’elettronica).
 

o pensi che certi pluricomplicati sarebbero stati possibili su orologi da polso di 70 anni fa? infatti non c'erano, si sono visti solo dalla seconda metà degli anni 80

Questo l’ho già scritto io (ma hai ripreso il vizio di rispondere senza leggere).
L’uso della progettazione CAD (e non dei pc con schede perforate…  ::)) negli anni ’80 ha consentito applicazioni importanti nelle grandi complicazioni. Che non sono il terreno scelto da Klings.
 

Inoltre, fingi di non sapere che tutta l'industria meccanica, TUTTA , adottava già elaboratori negli anni 70, anzi dalla seconda metà degli anni 60, che si sono sviluppati sempre più.

Non nella progettazione degli orologi, ti ripeto.
Il CAD ha iniziato a diffondersi negli anni Settanta nelle grandissime industrie (automobili, aerei, ecc.), per arrivare a settori più piccolo come quello dell’orologeria solo negli anni Ottanta.


Che questo ritorno alla progettazione senza computer nella tua ipotesi NON PORTEREBBE AD ALCUN MIGLIORAMENTO NEL PRODOTTO FINITO. Cioè secondo esattamente la MIA logica. E allora a che pro adottarlo?

Oh, il punto è proprio questo.
Un orologio artigianale - come ho già scritto - non è pensato per produrre un “miglioramento” tecnologico nel prodotto finito.
La maestria dimostrata con una realizzazione manuale non è solo "poesia", ma una caratteristica del prodotto.

Se si comprende questo punto di vista – che non deve necessariamente essere condiviso da tutti  – si può legittimamente sostenere che è meglio un prodotto tecnologicamente avanzato.
O che nel vasto mondo degli orologi c’è spazio per approcci diversi.
Senza bisogno, però, di imbastire fantasie sulla scarsa qualità di orologi progettati con i metodi che hanno prodotto grandi capolavori.

Su molte cose ancora non siamo d'accordo. Faccio un esempio: io non mi riferivo al CAD ovviamente quando parlo di uso dell'informatica già dalla metà degli anni 60 nella grande industria svizzera, anche nella progettazione.MA parlo di calcolatori potenti. E ripeto: in quelle industrie non c'erano pochi orologiai come oggi. Ce ne erano migliaia. Oggi c'è penuria di orologiai ma allora erano pieni di orologiai in  Svizzera. Pensare che un orologio anche semplice di allora in queste aziende fosse lo sforzo progettuale di un orologiaio è veramente al di fuori della realtà. E non è una mera differenza dimensionale fra ieri e 70 anni fa, o 50 anni fa: era una differenza dimensionale tale da essere un mondo diverso . Per essere ancora più chiari: il caso di un solo orologiaio che deve fare calcoli e progetti complessi con una lavagnetta non è proprio lo stesso caso di quello in cui una ventina di orologiai si trovano a fare i medesimi calcoli e progetti  con i calcolatori. Ancora: certo che il settore era giunto a maturità forse anche negli anni 30 del secolo scorso, o forse anche prima, ma resta il fatto che gli standard di : precisione cronometrica, affidabilità, robustezza, manutenzione e complessità non solo sono da allora totalmente cambiati ma sono cambiati tante volte. Giulio Papi mi spiegava che in termini cronometrici quello che si accettava negli anni 90 oggi non lo si accetta più. Ed è solo un esempio.
Ma poi nelle conclusioni alla fine quasi concordiamo, e comunque , comunque, i nostri rispettivi punti di vista mi pare siano già stati esposti chiaramente sull'argomento.
« Ultima modifica: Aprile 19, 2018, 18:23:25 pm da mbelt »
Contro ogni talebanismo, ora e sempre

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #191 il: Aprile 20, 2018, 08:46:00 am »
Per me si fanno inutili diatribe e congetture sul modo di lavorare di questo artigiano. I suoi orologi sono spesso semplici solo tempo, magari con l'aggiunta della riserva di carica. Poi ci sono i tourbillon, che lui sa lavorare benissimo(anche se al momento ha confidato non di non avere in programma di farne ancora).
In passato ha unito il tourbillon allo scappamento desmodromico e sul tasca ha applicato uno scappamento a détente, molto usato nei cronometri da marina per via del suo elevato isocronismo, un principio d'impulso in un senso solo che da un risultato molto accurato in cronometria ed elimina in buona parte i problemi dovuti all'interferenza tra bilanciere e scappamento, l'oscillazione avviene liberamente e l'impulso viene dato in un solo senso. E' anche possibile ottenere tutto ciò con un fattore di alternanza molto basso, Klings ha adottato 14.000a/h.
Nello scappamento a detente possiamo, udendo, distinguere chiaramente un solo scatto, ed invece del classico "tic..tac" avremo un "tic..tic..tic.." Molto affascinante.
Non è tutto oro quello che luccica però e lo scappamnento a detente risulta nei fatti più delicato di quello ad ancora ad urti e forti sollecitazioni. Per ovviare a ciò, Klings ha adottato sistemi da lui inventati capaci di mettere in sicurezza il sistema, inoltre lo scappamento a detente, per sua natura è incapace di dar movimento al bilanciere con la sola forza della molla e necessita di una "spinta", anche qui Klings ha inventato un modo per far partire il moto dell'orologio addirittura unendolo ad uno zero reset dei secondi.
Solo chi parla la lingua dei grandi orologiai può fare questo.
Klings oggi è anche in grado di inserire un remotoire in un orologio, ora è in grado persino di aggiungerlo in un secondo momento. Dichiarazioni sue.
Insomma a conti fatti credo che il buon Klings sia in grado di creare liberamente orologi "semplici" come dei solo tempo che abbiano un grado di precisione sufficiente ed in linea con altri di pari livello. Non mi stupirei se alcuni dei suoi orologi marciassero anche meglio di alcuni prodotti concorrenti, ma sarebbe da provare.
Per l'affidabilità stiamo parlando di orologi semplici e manuali, senza nessun espediente particolare e che in teoria qualunque orologiaio esperto potrebbe riparare, anche se lui si propone con revisioni dei suoi orologi a prezzi di saldo, e finchè c'è questa possibilità... ;)
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
La vera nobiltà è essere superiore a chi eravamo ieri.
-Samuel Johnson-

Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #192 il: Aprile 22, 2018, 18:53:09 pm »
Questi i due orologi esposti alla mostra. Il Classic, un solo tempo da 37mm a tre sfere e il Mellow Stripe, con in più la riserva di carica al 12 e dimensioni 38mm. Il Mellow ha spessore maggiore del fratellino di un paio di mm ed anse a goccia anziché classiche. A richiesta Klings inserisce l’ansa che si preferisce sull’orologio.
Chiarissima per entrambi l’ispirazione a Breguet nel classicismo. Fasce orarie con numeri romani, quadrante guillochè, sfere Breguet. Anche le proporzioni del tutto e l’armonia riproposta si rifanno allo stile del grande orologiaio svizzero.
Notare la somiglianza estetica del Mellow Stripe con il tourbillon desmodromic, praticamente gemelli di quadrante a parte le targhette chiarificatrici attorno la secondina sul tourbo.
« Ultima modifica: Aprile 22, 2018, 19:11:02 pm da leolunetta »
Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a qualcun'altro.
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #193 il: Aprile 22, 2018, 20:49:37 pm »
Questi i due orologi esposti alla mostra. Il Classic, un solo tempo da 37mm a tre sfere e il Mellow Stripe, con in più la riserva di carica al 12 e dimensioni 38mm. Il Mellow ha spessore maggiore del fratellino di un paio di mm ed anse a goccia anziché classiche. A richiesta Klings inserisce l’ansa che si preferisce sull’orologio.
Chiarissima per entrambi l’ispirazione a Breguet nel classicismo. Fasce orarie con numeri romani, quadrante guillochè, sfere Breguet. Anche le proporzioni del tutto e l’armonia riproposta si rifanno allo stile del grande orologiaio svizzero.
Notare la somiglianza estetica del Mellow Stripe con il tourbillon desmodromic, praticamente gemelli di quadrante a parte le targhette chiarificatrici attorno la secondina sul tourbo.
L’uso della parola desmodromico mi incuriosisce. Io sapevo che in meccanica significa trasmissione dell’energia con ingranaggi, che è quello che avviene nel 99,9999 per cento degli orologi ( tranne parzialmente il mio HYT H3 e tranne il Tag Heuer V4 che usava le cinghie). Ma evidentemente qui sarà usato per indicare qualcosa di diverso. Chi sa cortesemente spiegarmi cosa?
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Re:Christian Klings: un artista solitario
« Risposta #194 il: Aprile 23, 2018, 00:11:02 am »
Dunque ..
Klings dice che ha utilizzato lo stesso principio delle moto Ducati (eliminazione delle molle delle valvole) per costruire uno scappamento cronometrico resistente agli urti, a battito singolo a detente.
Il dente di arresto non richiede una molla di richiamo che spinge indietro il fermo in posizione di blocco, poiché l'azione viene eseguita dai denti della ruota di scappamento: