Mi sono arrovellato tutta la notte su quale “impatto” possa avere, sul prodotto finale, la progettazione del movimento di un orologio meccanico senza l’ausilio del computer…
(...)
Ma tu pensi davvero che fino agli anni 80 le aziende di orologeria non usassero il computer? I computer, anche se in forma meno evoluta, si usavano già anche negli anni 70. Mai sentito parlare di calcolatori ed elaboratori a schede perforate per fare un esempio? E attenzione ad un'altra differenza che rende per me non pertinente il tuo esempio: quelle erano fabbriche con tanti lavoratori, quando negli anni 50 certamente non usavano i computer, e tante macchine per fare gli orologi, sempre negli anni 50, non a controllo numerico, ovviamente. Non un artigiano da solo. Questa cambia tutto. Poi allora comunque costoro non rifiutavano la tecnologia: usavano tutta quella disponibile all'epoca. Poi allora tutti gli orologi della concorrenza erano fatti così, non si confrontavano con orologi progettati a computer .Qui c'è un rifiuto che dovrebbe avere una motivazione riconducibile al prodotto orologio.
Forse è meglio dormire la notte
Guarda Marco, bisogna darti atto che da quando sei rientrato hai evitato (a parte un paio di cadute di stile con Claudio) di insultare gli altri forumisti, in maniera diretta o indiretta (come facevi con continue allusioni agli “incompetenti”, ai “cervelli chiusi”…
). Non so fino a quando...
Ma sul piano dei contenuti hai ricominciato con la stessa solfa, se non peggiore: mischiare informazione a disinformazione, affermare una cosa e subito dopo il contrario, pur di tenere il punto che sostieni.
Stai facendo il troll del forum.
In questo topic hai prima affermato: “guardo e valuto il prodotto finale, non tanto come viene prodotto”.
Poco dopo ti preoccupi se un orologiaio di oggi, lavorando come si faceva cinquant’anni fa, manifesta un “rifiuto della tecnologia” che non avevano i suoi predecessori…
Cioè
non valuti il prodotto finale, ma l’atteggiamento dell’orologiaio rispetto alla tecnologia!
Gli orologi dell’età classica, seppure realizzati con le
medesime modalità di Klings, sarebbero superiori perché l’atteggiamento degli orologiai che li progettarono non denoterebbe un rifiuto della tecnologia allora disponibile…
Aggiungi che la concorrenza di oggi è diversa da quella di una volta…
Continui quindi a
non valutare il prodotto in sé, ma in rapporto a quanto di diverso si potrebbe trovare.
Non ti sfiora la mente che chi guarda a un Klings non cerca il miglior ritrovato della tecnologia moderna, ma un prodotto caratterizzato da
cura artigianale e personalizzazione? Ed è disposto a pagare cifre più alte per questo tipo di prodotto, “accontentandosi” di un calibro originale che abbia prestazioni più che adeguate a un orologio che non deve vincere un premio di cronometria?
Peraltro, sono pronto a scommettere che un Klings, grazie all’accuratezza della realizzazione e della regolazione, è molto più robusto e preciso della maggior parte dei concorrenti realizzati col pc.
La potenza di calcolo dei pc, infatti, non è
necessaria – come ha spiegato Idomeneo - a compiere calcoli che possono essere realizzati anche a mano, quanto
utile a effettuarli più in fretta e a velocizzare le fasi di test del prodotto. L’elaborazione elettronica diventa davvero necessaria con le grandi complicazioni, o quando si vogliono sperimentare soluzioni estreme in termini di architettura o spessore del movimento senza che i tempi della sperimentazione diventino infiniti.
Quanto all’uso dei pc nell’orologeria tradizionale, pur di tenere il punto la butti là su “elaboratori con schede perforate” negli anni Settanta… cioè nel decennio in cui le schede perforate stavano diventando obsolete; e a metà del quale si interruppe la progettazione di calibri meccanici per la crisi del quarzo.
Tu sai qualcosa di preciso sull’uso di elaboratori elettronici per la progettazione di orologi nel periodo precedente???
Forse non sai – o fai finta di non sapere – che gli elaboratori elettronici di vecchia concezione erano utilizzati soprattutto per gestire database complessi (applicazione non pertinente con la progettazione di orologi) e accrescere la velocità di calcolo (applicazione sovradimensionata rispetto alla complessità dei calcoli richiesti per i calibri degli orologi, anche tenendo conto dei costi esorbitanti di quegli elaboratori). Le applicazioni possibili con i vecchi elaboratori, quindi, erano ben diverse dalla progettazione CAD (questa sì rivoluzionaria), che si è diffusa negli anni Settanta nell’industria pesante ed è giunta al settore orologiero solo negli Ottanta.
Dovresti poi ben sapere – ma qui fai sicuramente finta di non sapere – che la progettazione degli orologi veniva in genere fatta da un solo orologiaio, il responsabile del progetto. Per complicazioni particolari si poteva avere la collaborazione di due o tre orologiai. Il team che affiancava il responsabile era costituito da orologiai che dovevano soprattutto predisporre e testare i componenti, accelerando lo sviluppo. Un artigiano come Klings si prende il tempo che vuole e procede per miglioramenti progressivi.
Infine, dovresti ben sapere – ma fai ancora finta di non sapere – che i vecchi calibri progettati con carta e penna costavano poco solo se non erano altamente rifiniti. Altrimenti costavano di più, in proporzione, di un Klings odierno (il lusso esisteva anche allora…).
Insomma: per sostenere un’opinione legittima (cioè che per te l’elemento più importante nella valutazione di un orologio è l’innovazione), utilizzi una serie di argomentazioni speciose; e persino di informazioni che sai essere errate o prive di riscontro.
Concludo facendo appello al tuo
ego, che mi sembra la cosa cui tieni di più: ti accorgi che così perdi ogni credibilità, facendo venir meno l’attenzione di chi ti legge anche per ciò che di interessante potresti condividere?