Leggendo le recensioni, sulle riviste di settore, degli ultimi saloni di orologi, mi è venuta questa riflessione: è possibile che in orologeria sia "spendibile" tutto ed il suo contrario? e mi spiego con un paio di esempi: molte marche blasonate ancora oggi hanno come modello di punta orologi vecchi di trenta o quaranta anni e moltissime fanno della loro storia il motivo fondamentale del loro appeal (basta guardare le pubblicità per rendersi conto che spesso prima di pubblicizzare un singolo modello, si pubblicizzza la storia del brand), contemporaneamente sulle copertine dei giornali appaiono alla ribalta una infinità di nomi nuovi, che fanno della loro "freschezza", anche anagrafica, il loro punto di forza. Altro esempio: moltissimi dicono che il "valore" di un orologio non dipende dalle caratteristiche puramente "meccaniche" (precisione, impermeabilità, ecc.) e fior fiore di modelli di prestigio applicano in pieno questa filosofia (quanti sono i modelli famosi ad apprezzatissimi sub solo 50m, in pratica inbagnabili) e contemporaneamente escono, a caro prezzo, modelli che fanno esattamente delle stesse presunte caratteristiche meccaniche il motivo del loro prestigio e costo (orologi sub 3000m, maree di tourbillon, che si giustifica con un presunto miglioramento della precisione, che magari su altri modelli della stessa casa viene snobbata con sufficienza, ecc. ecc.). La domanda che faccio, alla fine, è questa: tutto questo spingere come "plus" ogni singola peculiarità, ciascuna per se e senza un reale "senso" generale, non sarà che stia gonfiando una specie di "bolla speculativa" orologifera (i prezzi sembrerebbero lì a dimostrarlo), prima o poi destinata inevitabilente ad esplodere? e con quali conseguenze?